Alien: Pianeta Terra, intervista esclusiva con Alex Lawther e Sandra Yi Sencindiver, star del cast

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A cura di Monica Rovati Trombin e Andrea Campana

Ecco cosa ci hanno raccontato i personaggi di Alien: Pianeta Terra

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Dal lontano 1979, quando uscì il primo film di Alien per la regia di Ridley Scott, il franchise si è subito trasformato in una delle saghe più amate della storia del cinema, non solo dai fan della fantascienza e degli alieni, ma da ogni cinefilo che si rispetti.

Per oltre quarant’anni la saga si è arricchita attraverso la visione di grandi registi come James Cameron e David Fincher, per poi evolversi con prequel, romanzi, fumetti, videogiochi e merchandising, raccontando sempre più affondo gli incontri tra la specie umana e i terribili xenomorfi.

Ad aggiungere un nuovo tassello a questo intricato ed affascinante universo scifi, è arrivata proprio quest’anno la serie tv Alien: Pianeta Terra, che per la prima volta racconta l’incontro extraterrestre direttamente nel mondo umano.

La serie, composta da 8 episodi, è stata trasmessa in esclusiva su Disney Plus e Hulu, e vede tra i protagonisti Alex Lawther (The End of the Fucking World, Andor, Black Mirror) e Sandra Yi Sencindiver (Geek Girl, La ruota del tempo, Fondazione).

In occasione della messa in onda di Alien: Pianeta Terra abbiamo fatto una chiacchierata con le due star, che nella serie interpretano rispettivamente Hermit (il fratello della protagonista Wendy) e la villain Miss Yutani, una capostipite della famosa Compagnia Weyland-Yutani, che in ogni capitolo di Alien cerca di catturare uno xenomorfo per creare potenti armi biologiche.

Collegati via computer, noi dall’Italia e loro dagli Stati Uniti, l’incontro è stato uno dei più carini e simpatici che abbiamo avuto finora: lui in tuta, spigliato e gentile, lei invece un tornado, simpaticissima e solare. Abbiamo iniziato subito con domande sulla loro esperienza nella serie, per poi finire a spoiler e desideri per una possibile seconda stagione, passando anche per una riflessione sul futuro dell’umanità.

Alex tu hai recitato in tre franchise cult fantascientifici come Black Mirror, Andor Star Wars e ora Alien. Qual è il tuo rapporto con il genere scifi e com’è stato girare Alien: Earth?

Alex: (Ride) guarda penso di essere un partecipante accidentale verso il genere scifi. Ricordo che in un’intervista all’attrice Sally Hawkins su Bring Her Back, un film horror che aveva appena fatto, lei disse che non si insegue il genere cinematografico, ma la scrittura. Questo penso sia molto vero: si va dove c’è una buona scrittura.

Ero già fan di Black Mirror ed ero entusiasta quando mi hanno chiesto di fare un’audizione per lo show. Lo stesso vale in realtà per Andor e per Alien: Earth, in entrambi i casi mi ha attirato la scrittura. Tony Gilroy, che ha creato Andor, mi piace perché mette la sua politica molto chiaramente nei suoi testi. Allo stesso modo mi affascina la stranezza dell’immaginazione che ha messo Noah Hawley in Alien. Quindi sì, può sembrare strano, ma è stato quasi casuale che fossero tutti progetti di fantascienza.

Invece tu Sandra, come ti sei sentita quando hai scoperto di far parte del franchise di Alien, una delle saghe più famose al mondo? E com’è stato girare questa serie?

Sandra: Ah oddio ero davvero elettrizzata!

Ho sentito che era destino, perché avevo fatto il provino per la parte già il 23 luglio, ma nello stesso periodo avevo appena iniziato a girare un’altra serie tv, Geek Girl. Ho fatto il primo provino, e poi la direttrice del casting, Kate, mi ha chiamata per chiedere la mia disponibilità. Loro volevano che tutti gli attori arrivassero sul set già a fine luglio, ma io non avrei finito di girare fino al 1° di settembre. Così hanno detto: “Ci dispiace, siamo costretti a toglierti dal gruppo, Noah non vedrà il tuo provino”.

È stato devastante per me, perché chi non vorrebbe far parte di Alien?! Era un sogno enorme che sembrava infranto.

Ma poi una mia grande amica, che ha il mio stesso agente, ha ottenuto un ruolo nella serie. Ero felice per lei, ma anche molto invidiosa, perché stava andando a Bangkok a girare questa serie iconica. Le chiedevo continuamente: “Chi ha preso la parte di Yutani? Devi dirmelo!”. Lei guardava i tabelloni e diceva: “Non vedo nessuno che interpreterà Yutani”, così abbiamo chiesto al nostro agente, che ci ha confermato che, a causa dello sciopero iniziato a fine luglio, il casting era stato interrotto. La parte non era stata ancora assegnata, quindi mi sono rimessa in gioco!

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A novembre avevo finito di girare l’altra serie e la mia agente ha scritto a Kate: “Sandra è di nuovo disponibile” e quando a gennaio hanno ripreso, ho potuto rifare il provino.

Poco dopo mi hanno detto che volevano vedermi di nuovo, stavolta con Noah Hawley su Zoom. Ero emozionatissima! Il giorno della chiamata ero pronta davanti al computer, ma Noah non poteva esserci per motivi di produzione, così mi hanno chiesto di registrare un altro nastro. Ammetto che ero preoccupata: “Come può scegliermi se non mi conosce, se non abbiamo parlato?”. Eppure per fortuna è bastato: una settimana dopo mi hanno offerto la parte.

A marzo ho raggiunto il set, ho incontrato il cast, i registi e sono entrata a far parte di questa grande e bellissima famiglia di Alien. Era destino: ero nata per interpretare Yutani.

Entriamo ora nel vivo dei vostri personaggi.

Uno dei fulcri di Alien: Pianeta Terra è il legame tra Hermit e Wendy, che è ancora sua sorella ma allo stesso tempo non lo è più perché è un ibrido. Come hai affrontato la complessità di questa relazione? Ti sei ispirato anche al rapporto reale con tuo fratello e tua sorella?

Alex: E’ andata proprio così in effetti! Ho un fratello e una sorella maggiori e ho chiesto a mia madre di mandarmi delle foto di me e mia sorella da piccoli. Eravamo molto uniti e lo siamo ancora, anche se è una relazione complicata.

Non potrei mai comprendere davvero cosa significhi essere figli unici, ma credo che si possa comunque intuire quello che sto per dirti. I fratelli sono al tempo stesso amici e testimoni della tua crescita. Sono come un amico intimo: possono essere crudeli, possono irritarti, ma allo stesso tempo vuoi prenderti cura di loro e che loro si prendano cura di te.

Trovo affascinante che questo tipo di amore fraterno sia al centro della storia della serie, almeno per il mio personaggio. Per Hermit è il cuore della sua motivazione. Mi sono divertito molto a lavorare con Sydney (Wendy nella serie tv) ed è stato utile risponderle come avrebbe fatto un fratello.

Proprio per quanto hai detto, Hermit sembra essere l’unico personaggio che non agisce solo per sé stesso, ma mostra gentilezza e comprensione verso gli altri. Possiamo quindi definirlo il “buono” della storia?

Alex: Credo sia più complicato di così. Hermit deve imparare a trattare Wendy come un individuo indipendente, non più solo come la sorellina di cui occuparsi. Ha costruito la propria identità su quel ruolo: un fratello maggiore, che ha anche un importante vita professionale. Ma ora si trova davanti a qualcuno che è effettivamente sua sorella ma che allo stesso tempo non ha più bisogno delle sue cure.

C’è quindi qualcosa di “sbagliato” nel modo in cui cerca di prendersi cura di lei: deve rimodellare il suo amore perché non corrisponde più a ciò che Wendy richiede. Questo suo atteggiamento può diventare persino controllante. Non è del tutto altruista: c’è una parte di egoismo in quell’impulso, e deve farci i conti.

Tu invece Sandra interpreti Miss Yutani, l’antagonista della serie, disposta persino a sacrificare vite umane pur di ottenere ciò che vuole, in questo caso pericolose armi biologiche. Ti sei ispirata a qualche personaggio reale o in generale alla società di oggi?

Sandra: Mmm direi non ad una persona specifica, ma al tipo di élite che lei rappresenta: non l’1%, ma lo 0,01% dell’umanità. Yutani è molto distante dalla vita comune, perché è totalmente ossessionata dal potere, dalla ricchezza e dal dominio. Per lei conta solo l’eredità della sua famiglia e mantenere l’azienda al primo posto, a qualsiasi costo.

Io costruisco i miei personaggi in modo fisico: come si muovono, come parlano, il tono della voce. Mi ispiro molto ai costumi, ai gioielli, al trucco, ai capelli e soprattutto leggo tutto quello che c’è nella sceneggiatura. Noah aveva scritto “si muove come se possedesse un quinto del mondo” e quella frase è stata illuminante per me.

Da quelle parole ho costruito il personaggio: Yutani cammina come se potesse attraversare l’acqua, parla piano e con calma, sapendo che tutti l’ascolteranno. Questo mi ha guidata nel costruire la sua presenza scenica.

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Hai parlato di potere e dominio: uno dei temi centrali di Alien: Pianeta Terra è proprio l’idea dell’uomo che cerca di superarsi con la tecnologia, ignorandone spesso le conseguenze. Qual è il ruolo di Yutani in questa corsa all’immortalità artificiale? È una vittima del sistema o un’architetta di esso?

Sandra: Oh, è decisamente un’architetta!

Non è vittima di nessuno, lei è il sistema. Non è “la signora di qualcuno”, è semplicemente Miss Yutani: il nome, l’azienda, il potere. Non prende il nome di nessun uomo, è indipendente e guida tutto con la sua autorità.

Viviamo in un’epoca in cui si parla molto di intelligenza artificiale e Alien: Pianeta Terra mostra un futuro dove la tecnologia non ha più limiti. Hai percepito che la serie parli in realtà più di oggi che del futuro?

Alex: Assolutamente. Credo che la fantascienza parli sempre del presente, è il suo unico scopo. Può essere ambientata in un altro pianeta come Star Wars, o con extraterrestri come in Alien, ma serve solo come metafora per parlare di ciò che accade nel mondo oggi.

La fantascienza cerca di capire l’oggi immaginando come potrebbe evolvere tra cento o cinquecento anni. Ci offre un filtro metaforico per comprendere il presente.

Mentre tu Sandra sei anche della serie tv Fondazione, un altro titolo che mostra un futuro distopico dell’umanità. Pensi che Alien: Pianeta Terra e Fondazione raccontino il nostro futuro prossimo o siano solo finzione?

Sandra: Credo che la buona fantascienza sia sempre un commento sul presente. Alien è così potente perché riflette la realtà di oggi: conglomerati che dominano il mondo, la nostra ossessione per l’immortalità e l’eterna giovinezza, l’ondata dell’IA che non sappiamo ancora gestire… tutto si muove così velocemente e pericolosamente.

Nello specifico nella serie, gli esseri umani credono di avere il controllo, ma forse non è effettivamente così.

Passiamo ora al set: qual è il tuo ricordo più bello della serie Alex?

Alex: Assolutamente l’ambiente in cui abbiamo girato ed essere in Thailandia.

Durante la settimana eravamo in una città densamente popolata, mentre nel weekend potevi trovarti su un’isola a nuotare in mare. Un contrasto incredibile, molto diverso da ciò a cui ero abituato in Europa del Nord. Mi ha segnato molto.

Invece tu Sandra hai portato qualcosa a casa dal set?

Sandra: Purtroppo no… Solo bellissimi ricordi.

Ma se potessi, porterei via il guardaroba di Yutani. I suoi abiti erano spettacolari: mantelli, cappelli, gilet, tutti creati su misura da una costumista incredibile, con una cura minuziosa dei dettagli. Eleganti e potenti, proprio come il personaggio.

Cosa pensate potrebbe accadere invece in una possibile seconda stagione? O cosa vorreste vedere?

Alex: Bella domanda! Alla fine della prima stagione restiamo su un precipizio… quindi mi piacerebbe davvero sapere come Noah intende portare avanti la storia, anche solo in una nota pubblica (ride).

Per me la cosa più interessante da vedere è la frattura crescente tra Hermit e Wendy: fino a che punto può essere spinta? Vorrei anche capire meglio la capacità di comunicazione tra Wendy e gli xenomorfi, perché finora è stata solo accennata, e quindi capire se esiste effettivamente un linguaggio e quanto questo li avvicina all’umanità. È un tema molto ricco, ma naturalmente sarà Noah a decidere e sono sicuro che troverà la strada migliore!

Sandra: A me invece piacerebbe esplorare di più la politica aziendale e globale, oltre che le lotte di potere tra compagnie. Trovo tutto questo estremamente affascinante.

Chiudiamo con una domanda che tutti i fan di Alien si sono fatti almeno una volta: cosa fareste nella vita reale se vi trovaste davanti ad uno xenomorfo?

Alex: Oddio… non credo finirebbe bene per me! L’unica cosa che puoi fare è scappare.

Il problema degli xenomorfi è che sono impossibili da far ragionare. Quindi sì, correrei via, non penso ci sia altra scelta.

Sandra: Probabilmente cercherei di scappare!

Non sono certo capace di combattere contro uno xenomorfo, anzi penso che nessuno lo sia. Correrei il più veloce possibile e se proprio dovessi morire, preferirei che fosse veloce… niente acido, per favore! Meglio che mi stacchi la testa subito, piuttosto che bruciarmi con l’acido.