Beau ha paura, 6 dettagli che (forse) vi sono sfuggiti

Ecco 6 dettagli che forse non avete notato in Beau ha paura, ultimo film di Ari Aster

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A cura di Elia Vitarelli

Il termine “Chicken Fat” fu coniato dal fumettista Harvey Kutzman, fondatore della rivista umoristica MAD, per descrivere il lavoro del collega Will Elder, illustratore che aveva la peculiare caratteristica di riempire l’ambientazione della scena raffigurata con il maggior numero di gag nascoste e dettagli possibili. Ed è proprio su questo specifico concetto che si fonda la messa in scena di Beau ha Paura, il film più controverso, grottesco e surreale del regista statunitense Ari Aster.

Beau Ha Paura, opera colossale del 2023 con protagonista Joaquin Phoenix, è senza dubbio una pellicola divisiva: molto lo hanno amato per la sua complessità, mentre altri detestato, definendolo prolisso e insensato. Ma ciò che è certo è che l’ultima fatica di Aster è una composizione visiva estremamente accurata e ricca di un numero indefinito di dettagli e messaggi nascosti. In questa lista andremo ad analizzare alcuni di quelli che , forse, sono sfuggiti al vostro sguardo.

(La lista contiene spoiler)

Il Logo Wesserman

Durante la visione del film, è possibile incappare in più occasioni nel logo di Mona Wassermann, madre di Beau e famosa imprenditrice di successo. Prestando un po’ di attenzione, è possibile notare il logo su oggetti all’interno dell’appartamento del protagonista (come ad esempio il forno a microonde e il proprio filo interdentale), nei suoi cibi preparati e sui cartelli pubblicitari appesi ai palazzi della città.

Come se non bastasse, il marchio fa capolino persino nei titoli di testa, tra le varie case di produzione che hanno preso parte alla realizzazione della pellicola. L’apparizione ripetuta di questo logo, solitamente accompagnato dallo slogan “Pefectly Safe”, simboleggia l’influenza costante della madre all’interno della storia e di quanto quest’ultima sia invasiva nella vita del protagonista.

Il Significato dell’acqua

Uno degli elementi più importanti in Beau Ha Paura è, indubbiamente, la presenza dell’acqua. Analizzando il film, possiamo cogliere l’aspetto allegorico che questa assume nei confronti del rapporto tra il protagonista e sua madre, divenendo un simbolo rappresentativo del liquido amniotico in cui lui stesso è immerso e dal quale non riesce a liberarsi.

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Quasi ogni volta che nel film si ha a che fare con l’acqua, vi è un nesso diretto alla figura materna o a un ricordo a lei connesso. Non è certo un caso poi che sia il cognome della madre, ovvero Wassermann, sia la cittadina Wassertone dove questa dimora, contengano la parola “Wasser”, sostantivo tedesco che significa esattamente “Acqua”.

Il Mosaico

Durante la scena del ritorno a casa di Beau, il regista pone la nostra attenzione su un ritratto di Mona, composto dai volti dei vari dipendenti della MW Industries. Durante un primo piano di questo mosaico possiamo scorgere, oltre ai personaggi  Elaine  e di Roger (interpretato da Nathan Lane), i volti di altri individui comparsi durante la narrazione. Tra questi, vi sono uno degli uomini che invade la casa di Beau, il signore cinese dal quale il protagonista compra la statua della santa vergine e un tossicodipendente che appare steso tra la spazzatura in una delle prime scene del film.

Questo mosaico suggerisce ancora una volta il controllo totale di Mona sulla vita del figlio, della quale ha predefinito il percorso e la direzione.

Lo Spoiler

Per quanto possa sembrare assurdo, all’interno della pellicola vi è una scena che raffigura esattamente il finale della propria storia. Durante i primi dieci minuti del film è possibile notare, durante la carrellata che segue Beau nel suo percorso di ritorno verso casa dopo la seduta di psicoterapia, un bambino che gioca con una nave giocattolo dentro una piccola fontana. La nave si ribalterà quando il bambino perderà il controllo dei comandi, dopo essere strattonato dalla madre che lo richiama a sé con severità.

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La scena, apparentemente ininfluente, raffigura perfettamente il triste destino che aspetta il protagonista e dal quale non ha possibilità di fuggire, tematica ricorrente nella filosofia cinematografica dello stesso Aster.

Corinna, Corinna

Una piccola gag è riscontrabile osservando il biglietto aereo di Beau, in procinto di partire verso casa della madre. Dando un’occhiata più accurata possiamo scoprire che il protagonista vive nella città di Corinna, dello stato di Corinna. Questo è un esplicito riferimento al film “Corinna, Corinna” del 1994, con protagonisti Ray Liotta e Whoopi Goldberg. Il riferimento è rimarcato inoltre dal nome della compagnia aerea dal nome “AirLiotta”.

Un dettaglio privo di una reale importanza  narrativa ma che era apparso talmente umoristico al regista al punto da inserirlo esclusivamente per il proprio divertimento.

Cartelli, insegne e graffiti

L’ambientazione di Beau Ha Paura è estremamente piena di dettagli visivi, spesso raffigurati tramite l’uso di cartelli, insegne e graffiti urbani. Durante la visione del film possiamo così notare il logo della casa A24, una citazione di Winston Churchill, poster di band Metal immaginarie e moltissimi altri elementi, come ad esempio, il peculiare menù erotico del locale “Erectus Ejectus”, posizionato sotto la casa dello stesso Beau.
Un cartello che , curiosamente, appare più volte all’interno della pellicola è quello raffigurante alcuni giovani ragazzi felici affiancanti dallo slogan “Defund Pigs, End Corruption, Share Wealth, Betray Your Mother, Live Forever!”. Seppur mantenendo una sua enigmaticità, il poster sembrerebbe suggerire (specialmente nella frase Betray Your Mother) al protagonista una forma di salvezza dal destino che lo aspetta.

Avete notato questi dettagli in Beau ha paura?

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