Gino Cecchettin si affida a un manager per la comunicazione

Gino Cecchettin ha deciso di affidare la propria comunicazione pubblica ad un manager

gino cecchettin
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Sono passati meno di due mesi da quando il terribile femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso l’opinione pubblica italiana. Da quel momento suo padre Gino Cecchettin e sua sorella Elena sono diventati in qualche modo simboli della lotta alla violenza sulle donne. L’Espresso ha infatti deciso di eleggere la seconda come persona dell’anno nel 2023 (qui i dettagli), mentre il primo ha deciso di affidare la sua comunicazione ad una manager in vista, probabilmente, di un libro o una fiction su quanto accaduto.

Si tratta infatti di Barbara Barbieri che lavora per la Andrew Nurberg, agenzia che tratta scrittori e autori di fiction. La donna d’ora in poi si occuperà dei rapporti di Gino Ceccheggin con la stampa:

Il signor Cecchettin ha bisogno di riposare – ha detto ai giornalisti. In questi giorni Gino Cecchettin si è preso una vacanza e non se la sente di rilasciare interviste e dichiarazioni

Recentemente l’uomo aveva annunciato su Linkedin la sua decisione di abbandonare il lavoro:

Ai miei clienti, fornitori, amici e colleghi. È con grande dolore che condivido con voi un momento di pausa dalla mia professione, profondamente segnato dalla recente perdita di mia figlia Giulia. Questo periodo di lutto e riflessione è e sarà un viaggio difficile, ma anche un’opportunità per riflettere sull’importanza delle relazioni positive e del sostegno reciproco

Recentemente Gino Cecchettin è stato anche ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa dove aveva parlato del discorso che aveva fatto al funerale della figlia.

Il discorso è nato da un profondo dolore – aveva detto. Ho una mente razionale e ho cercato di capire dove avessi sbagliato io e dare un aiuto a chi ancora ha la possibilità di salvarsi. Questa mia metodologia, che pratico nel quotidiano, mi ha permesso di analizzare le cause che hanno portato a non avere più Giulia con me.

Noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi

Che ne pensate?

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