Elena Cecchettin eletta persona dell’anno da L’Espresso

L'Espresso ha scelto Elena Cecchettin come persona del'anno per il 2023. Questa decisione ha scatenato non poche polemiche online

elena cecchettin, l'espresso
Credits: Instagram/ L'espresso
Condividi l'articolo

Elena Cecchettin è stata scelta da L’Espresso come persona dell’anno 2023. Le motivazioni dietro a questa decisione sono state spiegate dalla celebre rivista attraverso il proprio sito.

L’Espresso ha scelto Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, come persona del 2023 – scrive L’Espresso. Perché le sue parole sul patriarcato e la cultura dello stupro di fronte a centodieci vittime di femminicidio sono una lucida diagnosi. Perché è esattamente ciò di cui parla a fare sì che ogni donna uccisa, stuprata, molestata venga considerata una vittima casuale. Assassinata, violentata, ingiuriata per effetto di una tragica coincidenza di circostanze fortuite che generano il mostro di turno. E non invece grano di un rosario di crimini che hanno radice, essenza, tratti e fisionomia comuni. Dentro e fuori le case, al lavoro e per strada. In tutti i luoghi in cui il genere è vissuto come una sorta di discrimine razziale, integrato nella cultura dominante che autorizza il mortificante divario che una pur sacrosanta campagna sul linguaggio scalfisce ma non demolisce.

Con pacifica determinazione, Elena Cecchettin ce lo ha detto. E nel momento in cui ha impresso al proprio dolore lo stigma di una responsabilità collettiva, nel teatrino della rappresentanza è diventata immediatamente divisiva. E non solo per una questione di cliché non rispettati. La sozzura venuta fuori dal putrido retrobottega della politica e la danza dei saltimbanchi da talk show non aveva come fine ultimo quello di dettare un canone estetico, se non etico, al lutto. Puntava invece a ristabilire l’ordinaria regola della prevaricazione eletta a legge.

Questa scelta del’Espresso non ha sicuramente lasciato indifferenti le persone sul web. Sotto il posto pubblicato sia su X che su Instagram si sono infatti create immediatamente due fazioni tra chi accusa la rivista di strumentalizzare e spettacolarizzare il dolore e chi invece ritiene corretta la scelta in quanto necessaria per la lotta al femminicidio.

Che ne pensate?

Seguiteci su LaScimmiaPensa