Zerocalcare risponde alle polemiche di Lucca con un fumetto

Zerocalcare ha deciso di rispondere alle enormi polemiche scatenatesi attorno a lui con un fumetto

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Credits: Instagram/Zerocalcare
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In questo momento è in corso di svolgimento il Lucca Comics and Games, la fiera fumettistica più importante del nostro Paese alla quale Zerocalcare ha deciso di rinunciare a causa del patriconio dell’amabasciata israeliana sulla manifestazione (qui il suo post). Questa decisione ha scatenato una serie enorme di polemiche alle quali lui ha deciso di rispondere con un fumetto pubblicato su Internazionale.

Lo so è grottesco parlà dei cazzi miei mentre si consuma una tragedia epocale, ma siccome è una settimana che chiunque conciona su di me e mi deve insegnà a campà, e io me le tengo tutte, queste sono 24 pagine fatte ieri per fissare qualche punto – scrive Zerocalcare sui social

Io c’ho tre paletti nella mia policy: no coi nazisti, no con chi vuole manda in galera gli amici miei, no cose elettorali e certo, uno potrebbe aggiunge no coi Paesi in guerra – scrive all’inizio del fumetto.

Dopo aver spiegato il suo processo mentale che l’hanno portato a rinunciare a Lucca, Zerocalcare parla delle reazioni che la sua decisione ha suscitato a livello nazionale. Da Salvini (ve ne abbiamo parlato qui), a Crippa (ve ne abbiamo parlato qui), passando per Nicola Porro, tutti da lui definiti difensori della libertà d’espressione che piangono che in Italia non si può più dire niente.

Poi il fumettista se la prende con l’articolo del giornalista Francesco Merlo, che lo ha accusato di somigliare ad Hamas

Incommentabile – lo ha definito il fumettista

Nella parte finale del fumetto, Zerocalcare ha poi parlato delle sue convinzioni personali.

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Ci sono delle cose che vorrei fissare in mezzo alle farneticazioni di internet. Io sono di Roma: per me il rastrellamento del ghetto il 16 ottobre 1943 è la pagina più buia della mia città. Per me non è una ferita degli ebrei. È una ferita di Roma perché non si può lasciare che ciascuno curi un pezzetto di memoria, a compartimenti stagni. ‘Sta memoria va ricomposta perché sia collettiva. L’episodio storico che più mi smuove il cuore è la rivolta del ghetto di Varsavia», scrive. «Ma anche Simon Wiesenthal, che dopo la guerra si è messo a cacciare i nazisti in giro per il mondo. Crescendo co sti nomi me so fatto 25 anni di tarantelle e botte prese e date con i nazisti. La denuncia o la critica delle politiche e dei crimini dello Stato israeliano non può essere buttata strumentalmente nel tritacarne infame dell’antisemitismo

Infine, il ragionamento conclusivo.

Ci sta una semplificazione che la logica di guerra impone per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano in giro per il mondo. Per me sta roba è inaccettabile visto che da tutti la vita penso che la memoria vada ricomposta, così lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti. Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come racconta chi pretende di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario

Non esistono morti di Serie A o di serie B. La coerenza non è dire: siccome sono contro il fondamentalismo, allora Israele ha diritto di ammazzare migliaia di palestinesi per vendetta. Per me significa dire che proprio perché considero atroci i massacri subiti dai civili israeliani, non posso che considerare altrettanto atroce la punizione collettiva a cui sono sottoposti i civili palestinesii. Finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continuiamo a fare il tifo per uno stato contro un altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari che spesso hanno poco sa che fra con gli ideali. Io preferisco spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali, e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione

Che ne pensate?

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