Venerdì 13: perché il jumpscare finale è il più geniale nella storia dell’horror [VIDEO]

Venerdì 13
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Il finale di uno dei cult horror più famosi di sempre è anche incredibilmente riuscito: ecco perché per noi il jumpscare che chiude Venerdì 13 è perfetto sotto ogni punto di vista

Venerdì 13 (Friday the 13th) rimane un cult per molteplici motivi. Uno dei più famosi film horror di tutti i tempi, tra i grandi iniziatori del genere slasher moderno assieme a Halloween – La Notte delle Streghe (1978) ed esempio caratteristico di storia nella quale un gruppo di adolescenti promiscui e libertini vengono assassinati uno a uno da un killer spietato che dà loro la caccia.

E poi c’è lui: Jason Voorhees, che in realtà come sappiamo in questo primo film non è l’assassino. Infatti a dar la caccia ai malcapitati in questo primo film è in realtà la madre di Jason, rimasta sconvolta dall’annegamento del figlio decadi prima, lasciato a sé stesso durante le attività del campo estivo mentre i suoi responsabili teenager si dedicavano a ben altro.

Non avendo mai superato la morte di Jason la madre si dedica alla metodica uccisione dei nuovi ospiti di Camp Crystal Lake. Alla fine viene smascherata, e sconfitta. Tutto finisce bene, giusto? Sbagliato. L’archetipica “final girl”, Alice, trova rifugio in una barca portandosi al centro del lago, per restare al sicuro in attesa della polizia.

E quando si risveglia la mattina in effetti la polizia arriva, e pare che la ragazza sia finalmente al sicuro, come suggerisce anche una musica dolce e distensiva. Ma all’improvviso, proprio quando meno ce lo aspettiamo, dal lago emerge nientemeno che il cadavere in putrefazione di Jason, vivo non si sa come, che trascina Alice con lui nell’acqua.

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