Venerdì 13: perché il jumpscare finale è il più geniale nella storia dell’horror [VIDEO]

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La ragazza si risveglia in ospedale: è stato tutto un sogno? Forse la stanchezza, che le ha giocato un brutto scherzo? Magari è caduta da sola nel lago, per via di un colpo di sonno. Non lo sappiamo. Ma lei non pare esserne affatto convinta. Domanda infatti alla polizia di Jason e quando le viene risposto che nel lago non è stato trovato “nessun ragazzo”, Alice commenta: “Allora è ancora là”. Proprio così, Jason è vivo e vegeto.

Bè, non proprio “vegeto” forse, ma al seguito della sua storia ci penseranno gli altri film del franchise di Venerdì 13. Quello che conta è ciò che vediamo nel finale di questo, una scena di una forza spaventosa. Perché? Perché finché non avviene nulla nel film ci prepara alla comparsa di un cadavere vivente, all’introduzione a forza di un elemento sovrannaturale tanto inaspettato.

In fondo non stiamo guardando un film di zombie, e tutto quello che è successo precedentemente aveva più i caratteri del thriller, anche se molto inquietante: un assassino è sempre un assassino, non un mostro sovrannaturale, per quanto spietato. Ma con la comparsa di questo Jason cadavere, sopravvissuto non si sa come, il discorso cambia completamente: che cosa abbiamo di fronte?

Ecco perché il jumpscare funziona così bene: stravolge tutto quello che il film ci ha detto e tutte le nostre aspettative, giocando inoltre sagacemente sulla figura della final girl in maniera ben più memorabile rispetto, per esempio, a un Leatherface che la insegue frustrato agitando la motosega. Una scorrettezza si potrebbe dire, ma che funziona nel suo intento di spaventare proprio perché in un secondo, all’improvviso, stravolge tutte le aspettative e le certezze dello spettatore. Cosa che ne fa uno dei finali più geniali nella storia dell’horror.

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