The Ferragnez 2: una seconda stagione che si poteva evitare [RECENSIONE]

Ferragnez
Credits: Amazon Prime Video
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La seconda stagione di The Ferragnez non aggiunge e non toglie nulla al mito della coppia più glamour d’Italia, limitandosi a mostrarci la loro vita che, a questo punto, può essere interessante solo per i fan più sfegatati. Ecco la nostra recensione

Il problema di The Ferragnez, la serie documentario dedicata alla vita dietro le quinte di Chiara Ferragni e Federico Lucia, non sta tanto nei contenuti proposti quanto nell’intenzione. Una seconda stagione che si propone come estensione dell’attività social dei due serve a poco nel senso che non comunica nulla che non valga semplicemente come pubblicità per la coppia.

Chiara e Federico vivono letteralmente di fama: che siano poi entrambi artisti, che si impegnino in cause più o meno importanti e che cerchino di contare qualcosa nella cultura italiana vale poco perché i loro introiti sono soltanto direttamente proporzionali al numero di volte in cui i loro nomi vengono cercati sul web.

Ora, questo chi guarda la serie deve saperlo. Ragion per cui The Ferragnez non andrebbe vista diversamente da come si guardano le storie Instagram di entrambi. Come le storie, infatti, intende fornire uno sguardo “privilegiato” (ma sempre attentamente mediato) sulla vita privata dei due, facendo sentire lo spettatore come un amico, uno di famiglia, uno coinvolto nel discorso.

Cosa che non è: questa illusione costruita dai social si estende alla serie e non importa quanto i due continuino a dimostrare di essere “come noi”, con problemi quotidiani e difficoltà da superare. Non lo sono, lo sanno loro e lo sappiamo noi. Ma l’illusione di un dialogo orizzontale sussiste e coinvolge i fan che nella bella vita della coppia vedono un riflesso delle proprie stesse speranze represse.

Un meccanismo anche disfunzionale, se vogliamo, almeno sul piano psicologico. E che tuttavia persisterà fino a che esisteranno gli influencer (e sarà per molto tempo). Insomma: chi guarda The Ferragnez deve sapere a che cosa va incontro (e il discorso dovrebbe, nel 2023, ormai valere per qualunque contenuto d’intrattenimento fruito), ragion per cui poi è inutile o per meglio dire futile lamentarsene.

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