Tim Curry: il grave male che lo ha quasi ucciso

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Tim Curry è stato un vero mito del cinema tra anni ’70 e ’90, ma si è dovuto purtroppo ritirare a partire dal 2012 a causa di un grave problema di salute. Ecco che cosa gli è successo.

Tim Curry è stato una star del cinema fin dalla sua apparizione nel cult Rocky Horror Picture Show, nel 1977, creandosi una reputazione poi cementificata in Signori, il delitto è servito (Clue, 1985, basato sul popolare gioco da tavolo Cluedo) e ovviamente nei panni del terrificante clown Pennywise in It, nella versione del 1990.

Tra i suoi altri ruoli ricordiamo anche Caccia a Ottobre Rosso (1990), I Tre Moschettieri (1993, in cui interpreta il Cardinale Richelieu) e Charlie’s Angels, del 2000. Nonostante le tante parti in cui il pubblico lo ha amato nel corso dei decenni, negli ultimi anni si è ritirato dalla scena e lavora più che altro come voice acting: perché?

In molti non lo sanno, ma Curry è stato costretto in sedia a rotelle a causa di un infarto che lo ha colto nel 2012. In seguito si è dovuto sottoporre a un faticoso percorso riabilitativo che gli ha impedito di riprendere un’attività attoriale dal vivo, sarebbe a dire su set cinematografici veri e propri.

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L’attore ha superato il difficile momento mantenendo sempre un infallibile senso dello humor molto inglese che, a suo dire, non sarebbe difficile da trovare in lui perché “risiede nel suo DNA”. Dal 2012 in poi ha più che altro prestato la sua voce a molti film d’animazione poco noti, come Il Segreto di Babbo Natale (2013) e Ribbit (2014).

Una delle sue apparizioni più recenti risale ad un evento a Manchester, chiamato For The Love of Horror 4, occasione nella quale si è presentato sempre in sedia a rotelle ma col sorriso sul volto per un incontro con i fan che lo hanno trovato stanco ma in salute dopo un lungo percorso di ripresa.

Il suo ruolo più recente è quello della voce del personaggio di Necrofer the Death Bringer nel film animato Dagon: Troll World Chronicles, in uscita nel 2024. Una sua frase ne riassume l’atteggiamento nei confronti della difficile condizione di cui soffre: “Cerco di guardare alla parte luminosa della vita, perché è noioso e stressante guardare alla parte buia e non è divertente stare con te. Penso sia una responsabilità personale di ciascuno“.

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Fonti: The Net Line, The Hollywood Reporter, Landscape Insight

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