Lo strangolatore di Boston: la Storia Vera dietro al film

Ecco la storia vera de Lo strangolatore di Boston, il film disponibile su Disney+ dal 17 marzo con Keira Knightley.

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Dal 17 marzo 2023 è disponibile su Disney+ Lo strangolatore di Boston. Il film è scritto e diretto da Matt Ruskin e vede Keira Knightley e Carrie Coon nei panni di due giornaliste del Boston Record American, realmente esistite, Loretta McLaughlin e Jean Cole, che negli anni Sessanta unirono le loro forze per far luce su alcuni omicidi commessi fra il 1962 e il 1964.

Le due reporter furono le prime a scovare la connessione dei diversi omicidi fra loro e ad intuire che dietro di essi ci fosse un serial killer, spingendo poi anche la polizia ad indagare in questa direzione. Abbiamo dunque deciso di raccontarvi la vera storia che ha ispirato Lo strangolatore di Boston.

Gli omicidi

Nel periodo tra il 14 giugno 1962 e il 4 gennaio 1964, tredici donne di Boston e dintorni furono violentate e uccise nelle loro stesse case. L’età delle vittime andava dai 19 agli 85 e quasi tutte vennero strangolate con calze o capi di vestiario. Poiché non è mai stato identificato alcun segno di scasso, si è pensato che l’assassino potesse conoscere le vittime oppure essersi presentato come un addetto alle consegne o alla manutenzione degli edifici.

La prima vittima identificata fu Anna Slesers, una sarta di 55 anni che viveva da sola in un appartamento al terzo piano nel quartiere di Back Bay a Boston. Il 14 giugno 1962, il figlio di Slesers la trovò strangolata a morte sul pavimento della cucina del suo appartamento di Gainsborough St. La vestaglia blu della donna era stata strappata e la cintura dell’indumento era legata intorno al collo in modo da formare un fiocco.

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Nei due anni successivi, altre 12 donne incontrarono il terribile destino della 55enne. I corpi furono trovati a Dorchester, Cambridge e Lynn. La maggior parte di loro venne strangolata con le proprie calze di nylon.

Il caso scatenò un caos psicologico e il terrore opprimeva la città di Boston. L’inquietudine era dovuta anche al fatto che i delitti avvenivano in pieno giorno. In quel periodo, i negozi di ferramenta registrarono una maggiore domanda di serrature e chiavistelli. Anche i canili vennero svuotati, ogni donna voleva un animale domestico pronto a proteggerla.

Le indagini della polizia

Inizialmente la polizia non era convinta che tutti gli omicidi fossero opera dello stesso individuo, specialmente a causa della grande differenza di età fra le vittime. Nel ’62 vennero interrogate più di 5.000 persone e controllati più di 2.500 imputati di reati sessuali rilasciati da ospedali psichiatrici e altre varie istituzioni. Vennero inoltre confrontate mezzo milione di impronte digitali con quelle trovate sui luoghi dei delitti.

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Il caso dello strangolatore di Boston (così soprannominato dalla giornalista Loretta McLaughlin) era sulla prima pagina di tutti i giornali. Oltre 2600 poliziotti di tre contee erano al lavoro per risolvere il caso, ma brancolavano nel buio. La polizia era talmente sotto pressione da richiedere l’aiuto di un sensitivo.

L’arresto di Albert DeSalvo

ll 27 ottobre 1964, uno sconosciuto si introdusse nell’appartamento di una giovane donna a East Cambridge spacciandosi per un detective della polizia. L’uomo legò la vittima al letto e la violentò ripetutamente. La donna, dopo aver fornito la descrizione del suo aggressore alla polizia, è stata in grado di identificarlo come Albert DeSalvo.

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L’uomo era un criminale già noto alle forze dell’ordine, soprannominato l’uomo delle misure per via della consuetudine di presentarsi a varie donne con la scusa di essere un talent scout di modelle e di voler prendere loro le “misure”. Era chiamato anche uomo verde per il colore degli abiti da lavoro che indossava durante le irruzioni in casa delle vittime. Quando la foto dell’uomo finì sui giornali, molte altre donne lo riconobbero come loro molestatore, e quindi la polizia lo arrestò il 3 novembre successivo con diverse accuse di strupro.

Chi era Albert DeSalvo

Lo strangolatore di Boston, l’uomo verde e l’uomo delle misure sembrano essere tutti e tre la stessa persona: Albert DeSalvo. Nato in Massachusetts, cresciuto con un padre violento, DeSalvo ha vissuto una giovinezza travagliata commettendo crimini minori e svariati furti che lo portarono ad aver a che fare con la legge sin da ragazzo.

Trascorse del tempo nel riformatorio di Lyman. All’età di 17 anni, si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti dove prestò servizio per otto anni, venne mandato in Germania e lì, incontrò sua moglie da cui ebbe due figli. Sua figlia aveva una malformazione alle gambe era costretta a portare delle intelaiature rigide che suo padre legava con dei nodi speciali.

La confessione di DeSalvo

Inizialmente, la polizia non credeva che DeSalvo fosse coinvolto negli omicidi relativi allo strangolatore di Boston. Quando fu arrestato e processato alla fine del 1964, l’uomo fu accusato di diversi capi di imputazione tra cui aggressione, furto con scasso e violenze sessuali. Non fu mai accusato per i violenti omicidi avvenuti per strangolamento.

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Fu mandato al Bridgewater State Hospital, un ospedale psichiatrico per criminali, lì DeSalvo confessò al suo compagno di cella George Nassar di essere il responsabile degli omicidi dello strangolatore di Boston, ammettendo le uccisioni delle 13 donne avvenute tra il 1962 e il 1964.

Stimolato da una cospicua ricompensa per chiunque avvesse informazioni sullo strangolatore, a Nassar venne l’idea di speculare ulteriormente scrivendo un libro sul celebre strangolatore di Boston. Di conseguenza contattò il suo avvocato Francis Lee Bailey che dopo l’insistenza di Nassar si decise ad incontrare DeSalvo. Durante un colloquio registrato, l’uomo confessò non solo gli 11 omicidi di cui si era a conoscenza, ma anche altre due uccisioni, quella di Mary Brown e di Mary Mullen, di cui la polizia non sapeva nulla.

DeSalvo mostrava una conoscenza dettagliata di alcuni degli omicidi, compresi quelli che non erano mai stati scoperti dalla polizia, mentre di altri sembrava non saperne molto. Parlò del nodo dello strangolatore, spiegando che era quello che utilizzava per legare il gesso della figlia.

La polizia era in difficoltà, nonostante le spiegazioni dettagliate del presunto strangolatore di Boston, non vi erano prove concrete sufficienti per sostenere la sua confessione. La confessione di DeSalvo diventò oggetto di controversia, con alcuni dubbi sulla validità delle sue dichiarazioni. Inoltre l’avvocato spinse affinchè le parole del suo assistito non fossero usate in tribunale. Nonostante ciò, nel 1967 è stato riconosciuto colpevole di reati non correlati e condannato all’ergastolo  per le violenze e gli stupri commessi come uomo verde.

La fine di DeSalvo

Non molto tempo dopo l’arresto, DeSalvo riuscì a fuggire dalla struttura in cui era rinchiuso, guadagnandosi nuovamente la prima pagina in tutti i giornali. Dopo un’intensa caccia all’uomo durata pochi giorni, venne ricatturato e immediatamente trasferito al penitenziario di massima sicurezza di Walpole, dove 6 anni dopo fu accoltellato a morte da un altro detenuto non identificato. Le circostanze del suo assassinio rimangono tutt’ora misteriose. Secondo la famiglia e il suo psichiatra l’uomo stava per ritrattare la sua confessione, ritenendo che fosse stato ucciso per non far emergere la verità.

Nel 2013, il DNA del nipote di DeSalvo ha mostrato una corrispondenza familiare del 99,99% con il DNA trovato su Mary Sullivan (l’ultima vittima dello strangolatore di Boston) che ha aiutato le autorità a concludere che Albert DeSalvo fosse probabilmente responsabile anche degli altri 12 omicidi.

Il ruolo di McLaughlin e Cole nel caso dello strangolatore di Boston

Nel corso degli omicidi che sconvolsero Boston tra il 1962 e il 1964 le giornaliste Loretta McLaughlin e Jean Cole hanno guidato l’accusa sulla teoria che i macabri omicidi fossero opera di un unico individuo, soprannominato da loro lo Strangolatore di Boston. A partire dal gennaio 1963, le due donne hanno scritto un’importante serie di articoli investigativi sullo strangolatore, analizzando anche le indagini della polizia.

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A questo punto la McLaughlin e Cole iniziarono a riscontrare una significativa resistenza da parte delle autorità che ritenevano che i dettagli inclusi nei loro rapporti non aiutassero le indagini e che potessero ispirare crimini imitatori. Le due donne riuscirono a farsi spazio in un ambiente all’epoca dominato dagli uomini e la loro storia ha colpito e ispirato il regista Matt Ruskin che per questo ha deciso di raccontarla nel sul suo nuovo film Lo strangolatore di Boston.

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