Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse – Recensione

Abbiamo provato Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, remaster del videogame survival horror del 2008. Ecco cosa ne pensiamo.

Condividi l'articolo

Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è stato rilasciato questa settimana su PC e sulle console di nuova generazione. Si tratta di un remaster di un videogame survival horror, sviluppato da Koei Tecmo e uscito soltanto in Oriente per le console Wii nel 2008.

Negli ultimi anni il genere horror sta tornando in auge nel mondo videoludico. Lo confermano l’enorme successo di saghe leggendarie come Resident Evil e Dead Space, che quest’anno tornano con il remake di due titoli che hanno fatto la storia e hanno gettato le basi per i videogiochi a stampo horror.

I survival horror però non sono monopolizzati soltanto dalle grandi software house. Molti sviluppatori indipendenti si sono cimentati in questo tipo di videogame, dando vita ad un panorama ricco di alternative.

Mask of the Lunar Eclipse infatti, fa parte di una saga che abbraccia il genere horror in una maniera unica e legata alla cultura giapponese. Si tratta di una serie piuttosto nota che, con questo remaster, tenta di approcciare i videgiocatori di altri Paesi che finora non avrebbero potuto farne esperienza.

Il videgioco originale era stato rilasciato soltanto in Giappone e la versione rimasterizzata permette anche al pubblico occidentale di mettere le mani su una saga che merita sicuramente maggiore attenzione.

Il punto forte di questo progetto è senza dubbio la narrazione. Già dai primi minuti di gioco Mask of the Lunar Eclipse ci accoglie nell’agghiacciante ambientazione di un ospedale abbandonato, situato in un’isola misteriosa. L’impatto atmosferico è forte e prepara il terreno per quella che sarà un’avventura fondata proprio sulla costante sensazione di pericolo imminente.

LEGGI ANCHE:  The Midnight Sky | Recensione del film Netflix diretto e interpretato da George Clooney

Una volta avviato il gioco veniamo subito catapultati nel bel mezzo della storia che, sebbene cominci in modo piuttosto confuso, offre l’opportunità di ricostruire gli eventi col passare delle ore.

Le protagoniste sono tre ragazze che in passato erano state preda di una setta operante nell’isola ed erano poi state finalmente liberate dal detective Choushiro Kirishima.

Mask of the Lunar Eclipse Search underneath Haibara Infirmary connecting passageway 1

Molte sopravvissute alla setta erano decedute in circostanze misteriose, così Ruka Minazuki, Misaki Asou e Madoka Tsukimori avevano deciso di tornare sull’isola per trovare risposte. Choushiro, accortosi della scomparsa del trio, è tornato sulle tracce delle ragazze che aveva già tratto in salvo in passato.

Le ragazze si accorgono che l’isola è infestata da fantasmi che danno loro la caccia e capiscono che se vogliono sopravvivere devono utilizzare la cosiddetta Camera Obscura. Questa sorta di macchina fotografica sarà l’arma principale a nostra disposizione per farci largo fra gli spaventosi livelli di Mask of the Lunar Eclipse.

Il gameplay di questo titolo infatti, segue le classiche linee guida del genere survival horror. La lentezza dei movimenti e le ambientazioni lugubri si sposano bene con l’uso della Camera Obscura, uno strumento unico che ci forza in una visuale in prima persona e che rende il senso di pericolo e di impotenza ancora più marcato.

Anche durante le sezioni di gioco dedicate al detective Choushiro Kirishima l’atmosfera resta sempre opprimente. Nonostante venga sostituita la Camera Obscura con una sorta di torcia ad energia lunare, la sensazione resta quella di pericolo e di trovarsi di fronte a minacce difficilmente affrontabili.

LEGGI ANCHE:  Collateral Beauty, la recensione

Questo senso di impotenza e terrore si protrae per tutte le tredici ore di gioco e, sebbene questa possa sembrare una caratteristica positiva per un videogame survival horror, molti tratti di gameplay lasciano parecchio a desiderare.

La lentezza dei movimenti è un tratto distintivo di Mask of the Lunar Eclipse ma invece di aiutare a costruire situazioni spaventose che possano sorprenderci, risulta essere un elemento che ruba la nostra attenzione in maniera esasperante.

Il gameplay resta ancorato a idee antiche che rendono il gioco eccessivamente goffo e farraginoso, distraendoci dagli elementi positivi presenti all’interno del videogioco.

Il remaster di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse avrebbe potuto essere una grande occasione per offrire al pubblico occidentale un’alternativa alle famosissime saghe survival horror che dominano il mercato. Avrebbe potuto fornire un punto di vista originale da parte di Koei Tecmo, sviluppatori giapponesi piuttosto sconosciuti dalle nostre parti.

Purtroppo però questo remaster manca della giusta dose di coraggio necessaria a suscitare l’interesse del pubblico moderno. Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, pur gestendo in maniera magistrale le ambientazioni e le loro atmosfere, resta troppo agganciato al passato in termini di gameplay.

È un’esperienza che sicuramente consigliamo agli appassionati del genere ma che si porta dietro il sapore amaro dell’occasione sprecata.

Seguiteci su LaScimmiaGioca

Logo PC gaming

Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse | Testato su PC

RECENSIONE
VOTO
6.5
Articolo precedenteThe Last of Us, la Parte 2 occuperà più di una stagione
Articolo successivoChi è Michelle Yeoh, l’attrice Premio Oscar per Everything Everywhere All at Once
project-zero-mask-of-the-lunar-eclipse-recensioneProject Zero: Mask of the Lunar Eclipse approccia il genere horror in una maniera unica. Questo remaster offre un'esperienza davvero interessante agli appassionati del genere. Purtroppo però il gameplay non riesce a tenere il passo e questo rischia di offuscarne anche i lati positivi.