Daisy Jones & The Six: una grande storia rock and roll o una soap opera mancata?

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Daisy Jones & The Six è la serie Amazon Prime Video che segue le vicende dell’omonima (e fittiza) rock band anni ’70. Ecco le nostre impressioni dei primi episodi

Anni ’70: è l’era d’oro del rock classico e tra le band ce n’è una, che si chiama Daisy Jones & The Six, che spopola più delle altre. La serie omonima, disponibile su Amazon Prime Video, ci porta in avanti con gli eventi agli anni ’90, quando gli ex-componenti del gruppo raccontano la loro storia in un mockumentary.

E la storia, ci viene fatto capire, conduce allo scioglimento del gruppo tra litigi, droghe e manie di protagonismo. Niente di nuovo, davvero, nel rock and roll. Quello che poi vediamo è quindi la ricostruzione di come la band si è formata, di come i componenti si sono incontrati e di come hanno affrontato alterne vicissitudini, tra successi e fallimenti, cercando di restare insieme.

Da una parte un grande ritratto di una cultura e di un’era, quella del rock di metà / fine anni ’70, che già abbiamo visto recuperata da film e serie come Vinyl di Scorsese o Almost Famous di Cameron Crowe. Ed ecco il primo problema: questo genere di indagine storica è già stata compiuta, da molti e in lungo e in largo.

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Un’era, quella degli anni ’70 mitici e idealizzati, sulla quale s’è detto tutto e in ogni maniera possibile, musica rock inclusa. Dove sta quindi il taglio inedito? Nella proposizione di una soap opera palesemente ispirata alla storia (vera) dei Fleetwood Mac, leggendaria band i cui componenti vissero sul serio litigi, riavvicinamenti, traumi e successi tra amori e droghe, e musica.

Chiaramente la storia della band non viene ripresa pari pari, ma almeno tre personaggi si rifanno ai famosi musicisti: Daisy Jones è ovviamente Stevie Nicks, Billy Dunne è Lindsay Buckingham e Karen Sirko è Christine Perfect, la leggendaria tastierista inglese tra l’altro scomparsa proprio l’anno scorso.

Se da una parte la serie applica il dovuto revisionismo, mettendo al centro l’importanza delle figure femminili e dei personaggi di colore e denunciando sessismo, razzismo e ipocrisia dell’era, dall’altra sembra perdersi in cliché tranquillamente evitabili e soffermarsi più in una sfera emotiva che in una musicale.

Certo, la musica non manca e le canzoni… alcune sono molto buone, altre meno, ma ci sono. Però si sente la mancanza di qualcosa: le vicende sentimentali dei protagonisti oscurano tutto il resto, gli altri componenti della band rimangono più sullo sfondo e lo stesso format mockumentary, con commenti dei personaggi due decadi dopo, viene quasi dimenticato.

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Ora è un po’ presto per dare un giudizio complessivo perché la serie terminerà a fine marzo, il 24 (gli episodi, dieci in totale, vengono rilasciati a grappoli di tre e poi di due). Diciamo che paradossalmente se c’è qualcuno che potrebbe gradire questa serie sono proprio i fan, sia storici che nuovi, dei Fleetwood Mac; perché sia gli eventi che la musica ne richiamano chiaramente l’eredità.

Detto questo, ci sono ancora diversi episodi e non è detto che Daisy Jones & The Six non si riveli infine una serie dal potenziale ben più ampio del previsto. Parlare del rock e degli anni ’70 in maniera originale è difficile e anche sfruttando una storia vera può rivelarsi arduo. Aspettiamo il finale per decidere se premiare o bocciare questo prodotto potenzialmente interessante.

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