Bussano alla Porta, recensione del nuovo film di Shyamalan

Ecco la nostra recensione di Bussano alla Porta, nuovo film di M. Night Shyamalan appena arrivato in sala

bussano alla porta
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Al cinema è appena arrivato Bussano alla Porta, nuovo film di M. Night Shyamalan basato, con grandi cambiamenti sul finale, sul romanzo La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay. La pellicola vanta nel cast un ottimo Dave Bautista, Jonathan Groff e Rupert Grint. Ecco dunque la nostra recensione di un film che ci ha convinti e tenuti sulla corda fino all’ultimo minuto.

Bussano alla Porta, Trailer

Bussano alla Porta, il Cast

  • Dave Bautista: Leonard
  • Jonathan Groff: Eric
  • Ben Aldridge: Andrew
  • Nikki Amuka-Bird: Adriane
  • Kristen Cui: Wen
  • Abby Quinn: Sabrina
  • Rupert Grint: Redmond

Bussano alla Porta, la Trama

Quattro persone guidate dall’insegnante elementare Leonard prendono in ostaggio una coppia di papà e la loro piccola figlia mentre si trovano in vacanza nella loro casa in mezzo alla foresta. Gli assalitori spiegano che se gli ostaggi non sacrificheranno uno di loro tre, sul mondo cadrà l’Apocalisse. Eric ed Andrew inizialmente non credono ovviamente a questa storia. Tuttavia col passare del tempo saranno sempre di più le coincidenze che metteranno in dubbio le loro convinzioni.

Bussano alla Porta, Recensione senza Spoiler

A distanza di oramai 15 anni da E venne il giorno, M. Night Shyamalan torna a dirigere un disaster movie con tema centrale l’apocalisse. Questo Bussano alla Porta evolve dunque tutte le idee che il regista indiano ha avuto nella precedente opera e le evolve, esaltando alcuni dei temi cari al suo cinema. Nell’arco della narrazione serrata e claustrofobica, in quanto ambientata totalmente in una sola location, la storia ci mette davanti al concetto di fato e destino che fu alla base di Signs e di sacrificio in nome di un bene superiore che invece è stato il fulcro di Old.

Il regista, che ha volutamente cambiato in modo radicale il finale del libro, riesce dunque ad inserire tutti stilemi che ha negli anni utilizzato nelle sue opere e a mescolarle in modo sapiente. Tuttavia non è l’unica miscellanea degna di nota che Shyamalan realizza in questo Bussano alla Porta. In poco meno di due ore di film, il regista riesce infatti a toccare elementi cardine di svariati generi cinematografici senza mai mandare in confusione lo spettatore. Di base, come detto, questo è un disaster movie, perchè il tema centrale è l’Apocalisse. Tuttavia è anche un classico home invasion con sfumature horror.

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Ma non solo. La trama e il ritmo indicano come si tratti di un thriller nel quale il finale è l’unico mezzo per dare una spiegazione a tutto quello che si è visto in precedenza. Tuttavia grazie all’uso magistrale di brevi flashback e di dialoghi incisivi e intelligenti, il cineasta ci regala anche un dramma familiare importante nel quale riesce a toccare, senza scadere mai nel didascalico, elementi come l’omofobia, l’integrazione e la violenza sociale. In molti casi una mescolanza simile di tutti questi temi e generi porta a una confusione nello spettatore che si trova davanti un’opera che vuole essere tutto ma in realtà non è niente.

Bussano alla Porta è invece un film quadrato, perfettamente consapevole di quello che è e dove vuole andare. Per questo riesce a costruire attorno alla convincente narrazione principale tutta una serie di momenti e situazioni che espandono in modo gigantesco la profondità dei personaggi. In un’era cinematografica contraddistinta da film sempre più lunghi, Shyamalan ci ricorda che si può fare esposizione soddisfacente e completa senza ricorrere a gargantuesche opere ricche di fitti dialoghi e sequenze esplicative. E lo fa alla grande.

Per riuscirci il cineasta si appoggia ad una regia solida e sinteticamente ineccepibile. I molti primi piani con i quali gli attori muovono la narrazione sono spesso sfumati da inquadrature dal basso o decentrate, da primissimi piani che rimarcano ancor di più ciò che il personaggio deve dire (come la splendida scena iniziale), da movimenti di camera concentrici e rapidi o da artifizi narrativi che servono a dare più informazioni allo stesso tempo in modo dinamico e ottimale. Basti pensare all’escomatoge della televisione usata, come già fu in E venne il giorno, come megafono dell’apocalisse. O come questa meccanica sia utilizzata insieme ad un dialogo del Leonard di Bautista per amplificare ancor di più ciò che il personaggio sta dicendo.

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Visto che l’abbiamo nominato, parliamo di lui. Bautista è, senza alcun dubbio, il punto di maggior forza del film. L’ex wrestler, alla prima prova da protagonista in un film di questa portata tira fuori una performance che gli farà guadagnare un bel po’ di contratti in futuro. Il suo Leonard, sebbene abbia la sua fisicità ercuela, è un uomo pacato, buono e lui stesso vittima degli eventi. Sarebbe stato facile per lui apparire come una minaccia violenta e spaventosa, ma nell’arco del film spesso ci si trova a provare pena per lui. Questo grazie sopratutto alla sua mimica facciale sensazionale e alla sua innata capacità di tenere in piedi svariate sequenze con la forza dell’espressione. Il cast è tutto di alto livello. Non c’è nessuna performance malvagia. Ma Bautista spicca su tutti ed alza il già ottimo livello del film.

In conclusione Bussano alla Porta è un film davvero ben riuscito che insieme al precedente Old ci mostra come Shyamalan sia oramai arrivato all’apice della sua maturità artistica e riesca a giocare con tecniche, concetti, dinamiche e escamotage narrativi senza mai andare fuori dal seminato che si prefissa. Non mancano anche qui qualche forzatura di sceneggiatura e qualche abuso di inutili e tediosi dialoghi creati solo per spiegare concetti ovvio allo spettatore. Tuttavia nel complesso il film risulta estremamente godibile e non vediamo l’ora di sapere cosa il cineasta indiano tirerà fuori dal cilindro in futuro.

Voi che ne pensate? L’avete già visto?

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