Gli Slaves cambiano nome in Soft Play: “Non ci rappresenta, vogliamo scusarci”

Slaves
Condividi l'articolo

Gli Slaves abbandonano il loro nome considerandolo ormai inadatto al mondo di oggi: “Non rappresenta chi siamo come persone o la nostra musica”.

Cambio di rotta per gli Slaves, il duo post-punk inglese famoso da metà dello scorso decennio, che decide di cambiare nome ritenendo il proprio, difeso strenuamente all’epoca del loro esordio (2015) indesiderabile nel clima di cambiamenti politici e sociali di oggi. Ebbene, da oggi il duo formato da Isaac Holman e Laurie Vincent si chiama Soft Play.

Ai tempi il nome Slaves, già oggetto di polemiche, era stato giustificato così dalla coppia: “Se prendi in mano l’Oxford Dictionary e guardi la parola “schiavi”, non c’è menzione di alcun contesto razziale. Uno schiavo è una persona posseduta da un’altra persona e costretta a lavorare gratuitamente”.

“In questo senso, la gente che ti considera razzista è incredibilmente ristretta mentalmente perché la schiavitù è accaduta in ogni cultura, razza e religione. E non è un termine razzista“. Ben diversi i loro toni oggi, sette anni dopo, in questo messaggio via social che già riporta il nuovo nome.

“Fino adesso non siamo stati in grado di commentare che cosa succede con la band, dato che eventi importanti [life changing] ci hanno lasciato alla deriva, cercando di andare avanti ogni giorno. Ci sono state volte negli ultimi anni in cui abbiamo pensato che non avremmo mai più rimesso piede su un palco insieme“.

LEGGI ANCHE:  Slaves - Nuovo singolo, "Cut and Run"

“Ma ora sentiamo che è arrivato il momento di riprendere da dove avevamo interrotto. Prima di farlo però dobbiamo affrontare un argomento importante. Quando chiamavamo la nostra band Slaves, era inteso solo per riferirci alla pressione della vita quotidiana. Come giovani uomini, abbiamo risposto alle critiche per paura e sulla difensiva”.

“Sentendoci costretti in un angolo, ci siamo battuti per un nome che non eravamo nemmeno sicuri di volere più. A volte sembrava che il nostro nome ci definisse e avevamo paura di cosa sarebbe potuto succedere se l’avessimo cambiato. Ora però riconosciamo che il nostro intento originale non cambia il fatto che il nome Slaves è un problema“.

“In questo giorno e in quest’epoca crediamo che sia molto importante che la gente cambi e apporti miglioramenti, non importa quanto in là si sia spinta. Il nome [Slaves] non rappresenta più chi siamo come persone o ciò per cui la nostra musica sta. Vogliamo scusarci sinceramente con tutti coloro che abbiamo offeso”.

LEGGI ANCHE:  Slaves - Recensione Acts of Fear and Love

“Siamo consapevoli che le persone hanno diverse opinioni sul nome, speriamo che potrete accettare e rispettare la nostra decisione senza continuare a litigare tra voi. In fin dei conti la musica e la comunità che circonda la nostra band sono ciò che conta di più e non vogliamo che niente impedisca a questa comunità di essere più inclusiva possibile. La nostra musica è per tutti quanti“.

Una decisione sensibile che riflette cambiamenti simili adottati da altre band e artisti: come le Dixie Chicks, che oggi si chiamano solo The Chicks per eliminare qualunque parvenza di sostegno verso la tradizione degli stati americani confederati (pro-schiavitù); oppure la rapper Mulatto, che oggi si chiama solo Latto per evitare di portare un nome che possa esser preso come discriminatorio.

Per quanto riguarda i Soft Play, abituiamoci a chiamarli così, il cambio di nome si riflette sui social ma per ora non su Spotify, dove si chiamano ancora Slaves. Il duo, partito da un punk rock moderno ed eccellente nel 2015 e poi datosi ad un post-punk più artistico e ricercato in seguito, ha collaborato anche con i Gorillaz nel 2020 e promette ora di tornare, oltre che con un nuovo nome, anche con nuova musica.

Fonte: NME

Continuate a seguirci su LaScimmiaSente