Strofe: Giorgio Gaber – Io non mi sento italiano, il significato della canzone

Io non mi sento italiano, uscito postumo, è uno dei brani che meglio rappresentato Giorgio Gaber e la sua idea di musica.

Giorgio Gaber; Io non mi sento italiano
Giorgio Gaber in concerto - CREDITS: Giorgio Gaber - Youtube
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Giorgio Gaber è stato un cantautore fondamentale nella storia contemporanea della musica italiana. Debuttante già alla fine degli anni ’50 agli albori del rock and roll italiano e tra i pionieri della nuova musica che arrivava da oltreoceano, Gaber ha avuto una carriera lunga e prolifica, evolvendo la sua musica e arrivando a toccare il teatro ed il cabaret.

Dal duo formato con Enzo Jannacci alle ultime canzoni, l’artista milanese ha saputo ritagliarsi una strada personale nella panorama italiano, guardando dapprima all’America e poi all’Europa, creando di fatto con Sandro Luporini il Teatro canzone.

Io non mi sento italiano è uno dei suoi brani più celebri e ascoltati ancora oggi, nonostante si tratti di una canzone uscita postuma. L’album esce infatti a poche settimane dalla scomparsa prematura del cantante, che ci lascia con una canzone melanconica, un’agrodolce canzone sull’Italia, gli italiani, il nostro passato ed il nostro futuro.

Ecco il testo e il significato della celebre canzone di Giorgio Gaber.

Ma per fortuna o purtroppo lo sono!

Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Gaber inizia mettendoci la sua firma. G. G. è chiaramente lui stesso, nato e cresciuto a Milano. Gaber ci dice di non sentirsi italiano, ma di fatto lo è. Per fortuna o purtroppo, lo capiremo (forse) più avanti.
La forma è quella di una lettera aperta, che ricorda per molti aspetti Le déserteur di Boris Vian, anch’essa indirizzata al Presidente del proprio paese.
Mi scusi Presidente
Non è per colpa mia
Ma questa nostra Patria
Non so che cosa sia
Può darsi che mi sbagli
Che sia una bella idea
Ma temo che diventi
Una brutta poesia
È il concetto di Patria a sembrare lontano da Gaber. Ammette la possibilità di errore, ma è evidente la sua sensazione di non appartenere ad un popolo italiano che presto andrà a descrivere.
Mi scusi Presidente
Non sento un gran bisogno
Dell’inno nazionale
Di cui un po’ mi vergogno
In quanto ai calciatori
Non voglio giudicare
I nostri non lo sanno
O hanno più pudore
Il riferimento è ai calciatori della nazionale, spesso sorpresi in passato dalle telecamere mentre sbagliano l’inno prima delle partite.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono

Non vedo alcune motivo per essere orgogliosi…

Mi scusi Presidente
Se arrivo all’impudenza
Di dire che non sento
Alcuna appartenenza
E tranne Garibaldi
E altri eroi gloriosi
Non vedo alcun motivo
Per essere orgogliosi
Alla base della sfiducia di Giorgio Gaber c’è un’assenza di figure di riferimento nel passato recente, ad eccezione di Garibaldi.
Mi scusi Presidente
Ma ho in mente il fanatismo
Delle camicie nere
Al tempo del fascismo
Da cui un bel giorno nacque
Questa democrazia
Che a farle i complimenti
Ci vuole fantasia
E se di figure positive ne mancano, quelle negative, i fascisti, ci sono eccome.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Questo bel Paese
Pieno di poesia
Ha tante pretese
Ma nel nostro mondo occidentale
È la periferia
Gaber soffre la scarsa centralità dell’Italia nello scenario internazionale, definendola “periferia”, nonostante le pretese di grandezza che gli attribuisce.

E non funziona niente!

Mi scusi Presidente
Ma questo nostro Stato
Che voi rappresentate
Mi sembra un po’ sfasciato
E’ anche troppo chiaro
Agli occhi della gente
Che tutto è calcolato
E non funziona niente
Sarà che gli italiani
Per lunga tradizione
Son troppo appassionati
Di ogni discussione
Persino in parlamento
C’è un’aria incandescente
Si scannano su tutto
E poi non cambia niente
Il riferimento alla politica, spesso presente nelle canzoni di Giorgio Gaber, non manca qui. L’immobilismo del parlamento e i problemi strutturali del Paese sono fino troppo chiari anche “agli occhi della gente”.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Mi scusi Presidente
Dovete convenire
Che i limiti che abbiamo
Ce li dobbiamo dire
Ma a parte il disfattismo
Noi siamo quel che siamo
E abbiamo anche un passato
Che non dimentichiamo

Cos’è il Rinascimento!

Mi scusi Presidente
Ma forse noi italiani
Per gli altri siamo solo
Spaghetti e mandolini
Allora qui mi incazzo
Son fiero e me ne vanto
Gli sbatto sulla faccia
Cos’è il Rinascimento
Ci sono però dei motivi per andare fieri della propria Patria, che secondo Giorgio Gaber sarebbero da andare a ricercare in un passato ormai piuttosto remoto. In particolare il Rinascimento è il suo motivo di fierezza e statuto da ostentare per difendere il nome dell’Italia.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono

Poteva andarmi peggio!

Questo bel Paese
Forse è poco saggio
Ha le idee confuse
Ma se fossi nato in altri luoghi
Poteva andarmi peggio
Gaber ammette, in fondo, che poteva decisamente andargli peggio, e che tutto sommato essere italiani è ancora un privilegio.
Mi scusi Presidente
Ormai ne ho dette tante
C’è un’altra osservazione
Che credo sia importante
Rispetto agli stranieri
Noi ci crediamo meno
Ma forse abbiam capito
Che il mondo è un teatrino
Il cantante attribuisce al mondo il significato di teatrino, in una riflessione dolceamara sul significato di questa vita ormai prossima alla fine per lui.
Mi scusi Presidente
Lo so che non gioite
Se il grido “Italia, Italia”
C’è solo alle partite
Ma un po’ per non morire
O forse un po’ per celia
Abbiam fatto l’Europa
Facciamo anche l’Italia
Il finale della canzone contiene un invito a creare, finalmente, questa Italia, ancora troppo separata e acerba come nazione. In fondo, Gaber si può dire sia “per fortuna” che “purtroppo” italiano, tra molte cose che non funzionano ma anche un passato glorioso e una nazione (diremmo un popolo) ancora da costruire.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo
Per fortuna o purtroppo
Per fortuna
Per fortuna lo sono

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