Roger Daltrey: “Le case discografiche e le piattaforme streaming derubano i musicisti”

Daltrey
The Who, 2019 (Credits: addresses / YouTube)
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Forte la presa di posizione di Roger Daltrey, storico frontman degli Who, sull’industria musicale di oggi

Parla senza peli sulla lingua Roger Daltrey, mitico cantante degli Who ed icona rock degli anni ’60 e ’70. Lo fa esprimendosi sulla realtà dell’industria musicale odierna, che, a suo dire, trova i musicisti derubati e impoveriti. Lui per primo: afferma infatti di essersi ritrovato con ben 10.000 sterline in meno in seguito all’uscita dell’ultimo album degli Who (WHO), pubblicato nel 2019.

Le sue argomentazioni: “I musicisti non possono più guadagnarsi da vivere nell’industria discografica. Vengono derubati dalle compagnie discografiche e di streaming, perché i vecchi contratti con le case che esistevano negli anni ’70, ’80 e ’90 lavorano ancora sulle stesse percentuali”.

“E poi, ovviamente, loro [i discografici] non fanno alcuno sforzo. Premono soltanto un bottone e tutto esce in digitale; mentre prima dovevano manifatturare, distribuire, fare tutta quella roba. Stanno facendo un casino e si stanno prendendo tutti i soldi, e i musicisti non si beccano nulla. La nostra industria discografica, penso, è stata rubata“.

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“Penso che dovremmo davvero essere preoccupati quando i giovani musicisti non possono guadagnarsi da vivere solo scrivendo musica. Le compagnie di streaming pagano così poco all’inizio e poi le case discografiche si prendono l’85, 90% di quelo che rimane. Ti serve un miliardo di ascolti in streaming per guadagnare duecento sterline“.

“Questa è la realtà. Abbiamo dato la nostra industria della musica ad un sacco di compagnie possedute da stranieri, e i soldi non arrivano più qui. Noi una volta guidavamo il mondo in questo campo, pagando anche un sacco in tasse. Terribile“. Che ne pensate? Semplice sfogo da boomer, o ha ragione? Fatecelo sapere nei commenti.

Fonte: NME

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