Genesis – Nursery Cryme, una pietra miliare del prog rock [RECENSIONE]

Genesis
Credits: TheFunFlicks / YouTube
Condividi l'articolo

Nel 1971 i Genesis entravano di diritto nella storia del (prog) rock con un disco leggendario

Anno 1971. I Genesis sono una delle tante formazioni rock inglesi nate dal panorama incerto di fine anni ’60. Sulle prime, non sanno bene che cosa fare. Sono ispirati ovviamente dai Beatles, sono ottimi musicisti e guardano con favore alla complessità della musica classica ma anche alle ballad folk, alla letteratura classica e fantasy e al teatro musicale come quello proposto da Arthur Brown o Frank Zappa.

Li guida un giovane carismatico ma timido, Peter Gabriel; un cantante che indossa maschere per dare vita ai personaggi delle canzoni ma anche per nascondere la sua vergogna. Ci sono poi Tony Banks e Mike Rutherford, i veri geni del gruppo, che s’inventano infiniti passaggi e paesaggi musicali grondanti di epicità.

Finora, con vari cambi di formazione, i tre hanno pubblicato due album piuttosto incerti. Il secondo, Trespass (1970) conteneva l’ottima The Knife, un primo esempio della complessità del loro stile. Ma il meglio deve ancora arrivare, e arriva proprio nel ’71. Sì perché è quello l’anno nel quale la band si completa, accogliendo gli altri due membri fondamentali della sua storia: Steve Hackett e Phil Collins.

LEGGI ANCHE:  Genesis: improvvisa reunion per un nuovo tour

Il primo, chitarrista geniale e preciso che s’inventa praticamente da solo e anni prima di Eddie Van Halen (tanto per dirne una) la tecnica del tapping. Il secondo: semplicemente uno dei migliori batteristi mai vissuti, qualunque cosa si possa dire della sua persona e del suo carisma. Così, i Genesis sono pronti a fare la storia.

Piccolo particolare: non lo sanno neppure. I loro grandiosi progetti musicali prendono forma specialmente a partire dalla loro formazione e dalla loro cultura, dalle loro ambizioni e dalle loro visioni. Ma non s’immaginano certo che a cinque decadi di distanza il pubblico avrebbe continuato ad ascoltare questo loro album con reverenza e rispetto.

Ed è tutto dire, considerando che qui possiamo apprezzare ancora una forma “involuta” dello stile prog per il quale i cinque diventeranno leggende negli anni successivi. E la apprezziamo specialmente nella famosa The Musical Box. Una storia dal sapore Vittoriano che parla di frustrazione sessuale; e lo fa attraverso complesse metafore, passaggi intricati e sezioni che viaggiano dall’hard rock al folk epico.

LEGGI ANCHE:  I Genesis pubblicano i loro live su YouTube

Ma non è tutto. Vero è che il resto della tracklist di questo album viene spesso trascurata, ma vale sempre la pena di riascoltare la fantasia burlesca di Harold the Barrel; la delicata complessità di The Fountain of Salmacis; l’imponenza di The Return of the Giant Hogweed, uno dei loro brani più sottovalutati di questo periodo e più indicativi della grandiosità delle loro produzioni nell’immediato futuro.

Insomma, Nursery Cryme è un disco che vede l’inizio dell’era più classica dei Genesis, quella che ancora oggi i musicofili più incalliti non cessano mai di riscoprire nello studio delle fini invenzioni dei cinque. Così come si può ripassare all’infinito un vecchio tomo polveroso ma contenente il più classico dei racconti, Nursery Cryme va riletto e riascoltato come un capitolo immancabile nella storia della musica. Ancora. E ancora.

Continuate a seguirci sulla nostra pagina Facebook ufficiale, La Scimmia Sente, la Scimmia fa.

Genesis – Nursery Cryme / Anno di pubblicazione: 1971 / Genere: Progressive Rock