Iron Maiden – Senjutsu [RECENSIONE]

Iron Maiden Senjutsu
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Eโ€™ il tre settembre 2021 e, dopo una carriera ormai pressocchรฉ quarantennale, gli Iron Maiden tornano a dimostrare di non aver perso la loro voglia di fare musica ponendo il loro nome nel listone delle uscite musicali con un nuovo e massiccio lavoro: Senjutsu.

Inutile, in questa sede, perdersi in formalismi descrittivi e narrazioni della carriera di una band che letteralmente รจ stata ed รจ tuttโ€™ora fenomeno planetario, specie a fronte dellโ€™enorme carico musicale che ha portato al genere metal con la sua impattante influenza.

Esaurite quindi le cerimonialitร  di ingresso e altresรฌ dato a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare viene spontaneo porsi una domanda: a cosa sarebbe mai servito un album come Senjutsu? O ancora meglio, ci serviva davvero un nuovo album degli Iron Maiden?

Senjutsu – un ritorno non esattamente necessario

Domande, queste, che possono sorgere a priori dopo aver inquadrato lโ€™ennesimo nuovo prodotto, annunciato rigorosamente tra le prossime uscite, di una qualsiasi band ormai storicamente โ€œfatta e finitaโ€. Domande, perรฒ, che potrebbero essere fugate da un buon lavoro o, anzi, da un lavoro interessante.

Al di la dei fanatismi, al di la dellโ€™amore delle โ€œteste dure del metalโ€ che vivono con lโ€™ormai ultra rafforzato cranio nei coni dei loro impianti stereo ricordando melanconicamente โ€œquel metal dei tempi ormai andatiโ€, รจ difficile trovare qualcosโ€™altro o qualcun altro per cui Senjutsu potrebbe essere nutrimento.

Un album, il nuovo degli Iron Maiden, che nonostante lโ€™evidente e trasparente tentativo di innovarsi (e si sente che Dickinson and co con amore, passione e dedizione ci han provato) rimane tremendamente vecchio, cosรฌ vecchio da uscire persino in una veste di produzione LO-FI nonostante il calendario segni lโ€™anno del signore 2021.

E se รจ vero che per molte realtร  uno stile di recording piรน old school รจ parte del โ€œsound caratteristicoโ€, รจ anche vero che dopo quarantโ€™anni di carriera un mix dotato di profonditร  e con delle voci ben posizionate nello spettro non avrebbe fatto torto a nessuno. Tanto valeva, altrimenti, produrre un live album no?

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Questa patina vintage (se cosรฌ vogliamo definirla) forse liquidabile come scelta stilistica non si scolla, perรฒ, nemmeno dalle composizioni. Non che ci si aspettasse alcunchรฉ di innovativo da una band che, giustamente, conosce il suo cavallo ed ha fatto la sua storia.

Un gruppo che con unโ€™etร  media molto vicina a quella dei nostri padri (ed io son piรน vicino ai trenta che ai venti), ha continuato per anni a fare live, avere contatto con il suo pubblico, produrre musica e portare, anche quando ormai anacronistica, la sua idea di musica nel mondo.

Un intento si nobile e che nella maniera piรน assoluta non puรฒ essere denigrato. Contestualizzare unโ€™opera, perรฒ, significa estrarla dalla sua personale โ€œbollaโ€ e valutarne il valore musicale anche nel contesto di pubblicazione.

Idee troppo “vecchie” in tempi (mai) troppo nuovi

Ed รจ cosรฌ che gli elementi un tempo in grado di rendere gli Iron Maiden un mirabolante fenomeno musicale, ad oggi, non fanno altro che suonare noiosi e stantii tentativi privi di brillantezza e ormai incapaci di stupire alcun orecchio, senza creare disagio, certamente, ma senza nemmeno stupire.

Nel 2021 Senjutsu รจ un album che alla musica non puรฒ dar nulla e, in parte, puรฒ regalare qualcosa solo al pubblico dei grandi โ€œamatoriโ€. Quel pubblico di coloro che, dopo tanti anni di legame, ascoltano e ormaia apprezzano forse piรน con il cuore che con il palato, con lโ€™abitudine piรน che con la scoperta.

Un ascolto lecito, una necessitร  legittima, che non basta perรฒ a far etichettare come โ€œottimoโ€ un album che tenta timidamente di rinnovarsi senza perรฒ riuscirci. Siamo si lontani dagli Iron Maiden del metal โ€œnudo e crudoโ€ e questo รจ ormai solare oltre che assolutamente non problematico.

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Ci ritroviamo, di fatto, di fronte ad un album dallโ€™approccio immensamente melodico anche nei pezzi piรน โ€œduriโ€, a delle sonoritร  ammorbidite in una serie di tracce dalle strutture dilatate quasi in stile progressive metal (dato apprezzabile) mancando, perรฒ, del carisma e della dinamica di questโ€™ultimo a rendere tali lungaggini effettivamente funzionali.

Anche il โ€œpesanteโ€ utilizzo di tastiere delude, li dove un pugno scarno di suoni viene riprodotto e utilizzato letteralmente da inizio a fine in ogni canzone, levando quelle migliaia di sfumature di colore che ad oggi, anno domini 2021, il mondo tastieristico puรฒ con poco sforzo donare.

Dickinson, come รจ anche giusto che sia, ha ormai perso lโ€™energia e la forza per poter trascinare vocalmente e carismaticamente le composizioni e di questo di certo non gliene si puรฒ fare una colpa. Le debolezze di una voce ormai molto vicina alla pensione non vengono in alcun modo mascherate dalla composizione, dalle scelte e dallโ€™arrangiamento.

Questi ed altri elementi finiscono cosรฌ per far risultare Senjustsu in un prodotto spettinato, dalla tinta unita e piuttosto sbiadita

Se di certo non si puรฒ chiedere funamboliche invenzioni ad artisti dalla pancia ormai giustamente piena, รจ anche vero che sarebbe stato bello vedere un progetto storico fare quel โ€œmiglio in piรนโ€ per proporre dei se stessi nuovi, differenti, letti sotto una luce realmente diversa.

Che possa piacere o meno, comunque, Senjutsu rimane un album di buon metal. Un lavoro sicuramente non al massimo dellโ€™ispirazione ma sicuramente contenitore di unโ€™idea musicale che la band ha voluto esprimere in maniera genuina.

Un album senza infamia e senza lode, che di certo non offende ma nemmeno appassiona, che puรฒ senza ombra di dubbio far estremo piacere ai fan piรน accaniti del gruppo o del metal old school passando, nel mentre, totalmente in sordina per il resto del mondo.