Fatboy Slim – Right Here, Right Now: il significato dello storico video [GUARDA]

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Credits: Fatboy Slim / YouTube
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L’evoluzione dal punto di vista di Fatboy Slim

Pochi video nella storia di MTV e della musica hanno lasciato il segno come questo di Fatboy Slim: Right Here, Right Now, anche (per forza) una delle sue canzoni più note e celebrate. Il brano esce come singolo nella primavera del 1999 ed è tratto dal celebre album You’ve Come a Long Way, Baby, il capolavoro del DJ inglese.

La canzone campiona Ashes, the Rain & I del gruppo americano James Gang, del 1970. Un gruppo famoso per aver accolto tra le proprie fila Joe Walsh, futuro nome centrale degli Eagles. La voce che ripete di continuo “Right Here, Right Now” è invece quella di Angela Bassett, recuperata da una scena del film Strange Days di Kathryn Bigelow (1995).

Quello che ci interessa qui però, come si diceva, è il video. A tutti, specie a chi è cresciuto tra anni ’00 e anni ’10, ricorderà subito qualcosa. Esatto: la sigla di The Big Bang Theory. Il concetto di base è lo stesso: una veloce carrellata dell’evoluzione della specie (qui, più che dell’universo) scevra di accuratezza scientifica e piuttosto grossolana.

In fondo, non importa. Parliamo di intrattenimento, non siamo in un documentario e non è la sigla di Star Trek: Enterprise. Anche se è vero che l’idea di fondo viene effettivamente da un documentario. Parliamo di C’era una volta… l’uomo, una serie a cartoni animati ideata da Albert Barillé e distribuita in Francia (e poi in altri paesi) nel 1978.

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Come potete vedere, anche qui si traccia una specie di evoluzione dell’essere umano dai primati attraverso l’Homo Sapiens e poi attraverso le varie epoche della nostra preistoria e storia. Nel video di Fatboy Slim invece il duo formato dai registi Garth Jennings e Nick Goldsmith agisce in maniera differente.

L’evoluzione è “orizzontale”, come nelle celebri illustrazioni che troviamo sempre nei libri di storia, nelle quali il primate, camminando da sinistra a destra, si evolve in tutte le sue “versioni” successive fino all’Homo Sapiens. Qui succede una cosa simile, ma un po’ più confusa e scientificamente inaccurata.

Il video inizia con un conto alla rovescia che parte 350 milioni di anni fa e termina… oggi (ossia, nel 1999). Vediamo i primi organismi elementari evolversi in forme di vita marine e poi anfibie, con i primi esempi di comportamenti predatori. Ad un certo punto, quello che sembra un moderno alligatore si arrampica su una pianta e si ritrova “trasformato” in primate giunto in cima.

La scimmia, ora simile a quelle di Kubrick, prosegue il suo percorso evolutivo cambiando in gorilla. Nel frattempo assistiamo a cambiamenti climatici e al passaggio di un’era glaciale. Il gorilla perde la peluria e, diventato Homo Erectus, inizia a correre attraverso la preistoria.

A questo punto compiamo un salto in avanti gigantesco, giungendo da poche migliaia di anni fa ai giorni nostri. Infatti il nostro antenato si veste con jeans e t-shirt, ritrovandosi uomo moderno in una città contemporanea (con un breve cameo dello stesso Fatboy Slim) e prontamente consumando cibo spazzatura per poi gettarlo via senza nemmeno finirlo.

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Il commentario su quest’ultima fase dell’evoluzione, quella che stiamo tuttora vivendo, è certamente negativo. Difatti, subito dopo il Sapiens diventa obeso. L’attore (del quale non si sa il nome) ricorda in tutto e per tutto la figura che compare sulla copertina stessa dell’album, con la famosa t-shirt “I’m #1 so why try harder?”

Il messaggio è abbastanza chiaro: milioni e milioni di anni di evoluzione per arrivare… a questo? Chiaramente l’approccio di Fatboy Slim e dei due registi non è tanto polemico o retorico quanto piuttosto semplicemente ironico. Più che una critica, c’è una sorta di constatazione dei “fatti” (del resto, inaccurati: un rettile che si evolve in un primate?)

In ogni caso, il tutto lascia con l’amaro in bocca. Sul finale il nostro uomo obeso, stanco dopo la lunga corsa evolutiva, non può fare a meno di sedersi su una panchina e, finalmente, riposare. Forse nel 1999 era troppo presto per dirlo, nel 2021 è già più chiaro: è questo che ci aspetta come specie? Una nuova fase di “riposo” su una panchina?