Django Django – Glowing in the Dark | RECENSIONE

Django Django
Credits: KEXP / YouTube
Condividi l'articolo

Il quarto album dei Django Django è un trionfo di neo-psichedelia ultra moderna

La formula psichedelica dei Django Django prova di resistere al passaggio del tempo. Uscito quasi dieci anni dopo l’esordio dell’atipico complesso inglese, Glowing in the Dark è una dichiarazione d’intenti fin dal titolo. Un album che invoca la necessità di risplendere, musicalmente e non, in tempi che definire bui è dire poco.

L’esplosione di suoni e colori che emerge dalla fantasiosa tracklist del loro ultimo lavoro sembra la risposta logica e necessaria al grigiore di un’epoca che, mettendo alla prova l’arte, non può che suscitarne una rinascita. I Django Django sono sicuramente tra le band che ne hanno tratto maggior beneficio.

Così le canzoni di Glowing in the Dark non possono che incitare una rinascita ma anche una forte necessità di reazione e di escapismo. Combattere la cupezza dei tempi con la fantasia, se vogliamo, e con la rappresentazione di e l’immersione in mondi alternativi.

Canzoni come Spirals, Free from Gravity, Headrush e Kick the Devil Out parlano in questo senso da sole già dal titolo. Da non tralasciare il particolare duetto con Charlotte Gainsbourg, momento particolarmente felice di una lista tracce già di per sé molto ricca.

Come stile, i Django Django costruiscono su suoni già sperimentati, sempre più a loro agio con la tecnologia di studio e mostrandosi sempre più inclini, in un modo molto fine anni ’10, all artificiosità e alla colorazione tecnologica delle loro musiche.

Detto questo, Glowing in the Dark non è certamente l’album dell’anno né, per il complesso inglese, un gigantesco passo avanti. Si tratta più che altro di un buon gioiello neo-psichedelico, sfavillante e sfaccettato, adatto per gli appassionati del genere e per i fan di Tame Impala, Pond e affini.