Run, Recensione del Thriller psicologico con Sarah Paulson

Dal 10 Giugno arriva al cinema il nuovo thriller psicologico con Sarah Paulson: Run. Ecco la nostra recensione di 90 minuti di pura angoscia!

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Tra le novità al Cinema dal 10 Giugno anche l’atteso nuovo Thriller psicologico con Sarah Paulson: Run. Dopo il successo di American Horror Story, American Crime Story e il più recente Ratched (qui la nostra recensione) Sarah Paulson si conferma così la regina della tensione, interpretando l’amore materno nella sua forma più morbosa.

Run è il secondo film di Aneesh Chaganty, giovane regista californiano di origini indiane, classe 1991. Il suo primo lungometraggio, Searching, un Thriller a bassissimo budget, nel 2018 aveva conquistato il Sundance Festival, registrando poi un notevole successo commerciale.

Anche il secondo lavoro di Aneesh Chaganty presenta un impianto registico decisamente minimale. Claustrofobico, girato quasi esclusivamente in interni, il film si fonda sui volti, gli sguardi, le straordinarie interpretazioni delle due co-protagoniste. E se già conoscevamo molto bene il talento magnetico di Sarah Paulson, la giovane Kiera Allen è un’autentica rivelazione.

Il risultato non è un Horror in senso classico, ma un Thriller psicologico che sa comunque avviluppare lo spettatore in una morsa di angoscia pura. E per novanta minuti, la morsa di Run non allenterà mai la presa, anzi, dopo un clamoroso plot-twist, saprà diventare sempre più stringente.

Run: La trama

Diane Sherman (Sarah Paulson) è una madre single con una figlia gravemente disabile, Chloe (Kiera Allen). Nonostante le molteplici difficoltà, la ragazza presenta un carattere gioioso e volitivo. Chloe è stata educata in casa, da sua madre, ma ora finalmente è arrivato il momento di andare al College.

Stranamente, le risposte delle Università tardano ad arrivare. Chloe si rende conto per la prima volta che è sua madre a controllare la posta, le medicine, i compiti, in pratica ogni singolo aspetto della sua intera esistenza. In particolare, una nuova medicina sembra destare in lei sospetti sempre più inquietanti.

Sua madre si starà davvero preoccupando di cosa sia meglio per la sua salute? O forse il suo amore è in realtà una prigione, così attentamente sorvegliata e costruita che forse è impossibile scappare?

Run: Recensione

Run
Sarah Paulson e Kiera Allen sono le protagoniste di Run, ansiogeno Thriller psicologico di Aneesh Chaganty, dal 10 Giugno al Cinema

I fan di Sarah Paulson, ma anche della serie Sharp Objects o di gloriosi capolavori del passato, come Che fine ha fatto Baby Jane? di Robert Aldrich (1962), con le indimenticabili Bette Davis e Joan Crawford, troveranno pane per i loro denti.

Run è infatti la quintessenza del Thriller psicologico. Niente elementi soprannaturali né trascendenti, nessuna forma di violenza gratuita. Solo la semplice, terrificante crudeltà della natura umana, esemplificata attraverso il rapporto di una persona non autosufficiente e sua madre, ovvero la persona di cui più si fida, da cui dipende la sua stessa vita.

Spesso il Cinema contemporaneo si dedica a figure di madri degeneri, morbose, ossessive, per raccontare il lato oscuro della maternità e così dissezionarne il mito. Nell’immaginario collettivo, in particolare nei paesi di cultura cristiana, l’idea dell’amore della madre resta infatti il più puro, totalizzante e incondizionato.

Lo stesso vale per la rappresentazione della disabilità. Chi si trova colpito da tale sventura merita infatti attenzioni, cure e devozione assoluta. Ma film come Baby Jane arrivano a scardinare quest’immagine edulcorata, indagando come il rapporto di inter-dipendenza tra malati e familiari possa in realtà innescare dinamiche profondamente violente.

Film come Le onde del destino di Lars Von Trier (1996) o Martha di Rainer Werner Fassbinder (1974) sono stati tra i primi film a sfidare il tabù del malato, mostrato (o mostrata) per la prima volta senza alcuna aura angelica, non come una vittima santificata dalla sofferenza, necessariamente buona, ma come un essere incattivito, capace della peggiore crudeltà.

Chole, la protagonista di Run, appartiene ancora a un’altra specie. È semplicemente una ragazza di oggi, che desidera essere indipendente, scoprire il mondo. La grande intuizione del regista Aneesh Chaganty sarà allora costruire il film dal suo punto di vista, e affiancare alla grandissima Sarah Paulson una giovane attrice ancora sconosciuta, ma incredibilmente promettente.

Se il film regala novanta minuti di ansia senza tregua, è proprio perché spesso osserviamo i fatti dalla soggettiva di Chloe. Sperimentiamo l’angoscia di una ragazza su una sedia a rotelle, segregata nella sua stessa casa, dove basta semplicemente tagliare i fili del telefono, o magari manomettere il montascale, perché non ci sia più via di fuga.

Il regista è davvero abile a giocare su questi pochi, semplici elementi narrativi per orchestrare un dramma crudo, intenso e diretto. E la grandezza di Sarah Paulson, dopo Ratched e un ruolo da protagonista assoluta, è proprio fare un passo a lato, ritornare nella parte dell’antagonista, per una nuova, folle figura di villain al femminile, capace davvero di lasciare il segno.

Run: Il cast

Diane: Sarah Paulson
Chloe: Kiera Allen
Infermiera: Pat Healy
Dottore: Erik Athavale
Farmacista: Sharon Bajer

Run: Trailer ufficiale italiano