10 Film da vedere per celebrare il 25 aprile [LISTA]

Liberazione
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La narrazione della nostra Resistenza e della nostra Liberazione è un tema caro di tanta letteratura e di tanto cinema. Erano Giorni di gloria come nel film corale del 1945, che tra i suoi autori ebbe Luchino Visconti. Un’opera che rasentava il cinema-verità, al limite con il documentario, che voleva essere ben più di una testimonianza, di un documento. C’era bisogno di storicizzare, ma anche e soprattutto di metabolizzare un passaggio storico dalle proporzioni incommensurabili.

Così i tre registi del film vollero contribuire alla ricostruzione di una coscienza popolare a partire dal cinema. In fondo è questo il motivo fondante del continuo ritorno di tanti autori a questo periodo storico, che come un secondo Risorgimento segnò uno snodo fondamentale della nostra storia nazionale.

In un’epoca in cui fare cinema significava fare inevitabilmente politica, la Liberazione assumeva un ruolo talvolta centrale, talvolta di sfondo, in tantissime opere capaci di affrontarlo con registri spesso molto differenti. Per celebrare degnamente questo 25 aprile, abbiamo quindi scelto alcuni dei migliori film a tema.

R.Rossellini, Roma città aperta (1945)

Il primo film di questa lista non poteva che essere la pietra angolare del cinema neorealista italiano. In realtà molti altri film di Rossellini andrebbero nominati per una lista del genere. Dagli ovvii Paisà e Germania anno zero, che completano la Trilogia della guerra antifascista, fino a Il generale Della Rovere, in cui la Resistenza inizia ad essere un ricordo filmico più lontano.

C’è poco da dire su un capolavoro del genere, un caposaldo della storia della settima arte. Roma città aperta resta, ancora oggi, un esempio fulgido di un cinema immortale, incapace di invecchiare. La perfetta progressione drammatica ci porta nelle pieghe di una Roma ridotta all’estrema povertà, attraverso una vicenda di stoica fedeltà ai propri valori. I personaggi portati in scena da Anna Magnani e Aldo Fabrizi rimangono, in questo senso, davvero memorabili.

V.De Sica, La ciociara (1960)

Il ruolo di consacrazione di Sophia Loren è un affresco crudo degli ultimi mesi della campagna d’Italia. Dalla trasposizione dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia emerge tutto il dramma umano, tutta la tragedia, senza alcun spazio per l’epica. La vittoria conta le vittime che miete, in un’opera in cui non c’è spazio per il registro eroico di una certa narrazione.

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La ciociara è senza ombra di dubbio uno dei film che ci riporta, senza compromessi, a ricordare che le grandi vittorie sono spesso marce funebri proprio sul cadavere dei più indifesi.

S.Corbucci, I due marescialli (1961)

Leone, Corbucci e Sollima rappresentano la trinità di Sergio che ha riscritto le regole dello spaghetti western. I due marescialli è quindi anche un’occasione per riscoprire Sergio Corbucci oltre il genere in cui viene inevitabilmente definito: questo anche perché I due marescialli è ancora lontano dal western a cui Corbucci approderà alla fine degli anni ’60. Fu in effetti considerato, ai tempi della sua uscita, il suo miglior film dai tempi del suo esordio.

Il duo d’eccezione formato da Vittorio De Sica e Totò si assume sulle spalle tutta l’invenzione di questa commedia ambientata ai giorni del proclama di Badoglio. Sullo sfondo quindi i moti della Storia di un film che rimane essenzialmente una commedia nuda e cruda, capace di divertire senza impegnarsi nei complessi ibridi della nascente commedia all’italiana.

D.Risi, Una vita difficile (1961)

Il padre della commedia all’italiana, maestro indiscusso del genere insieme a Monicelli, Comencini e Scola, con Il sorpasso ha davvero posto le regole della forma. Su tutte, quella che non vuole alcun lieto fine, che conferma la volontà di miscelare ai toni leggeri quelli più malinconici del dramma.

Una vita difficile è l’ultimo film di Dino Risi prima del sorpasso, e non c’è spazio, in questo caso, per filtrare il drammatico con la risata. Paradossalmente, anzi, è l’occasione per ricondurre Alberto Sordi ad un ruolo non comico, in un film in cui si accavallano gli ultimi di quei giorni di gloria e i primi di una nuova Italia.

N.Loy, Le quattro giornate di Napoli (1962)

Nanni Loy, analogamente ad altri esempi da questa stessa lista e ancora più di loro, riconduce la resistenza da un piano ideale alla realtà fisica e contingente degli avvenimenti. Lo fa però con un distacco storico, per cui la sua trasposizione degli eventi di Napoli non può essere accostato al cinema-verità che guarda alla Roma devastata di Rossellini.

Le quattro giornate di Napoli è quindi un vero e proprio dramma storico, che segue i canoni del genere nella ricostruzione di un momento chiave della campagna d’Italia prima ancora che sbarcassero gli alleati: un affresco corale di un momento di Storia cristallizzato nel tempo.

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