La necessaria rivoluzione vista dagli occhi (e dagli strumenti) dei Godspeed You! Black Emperor
Feedback ambientali e distorte trasmissioni radio fantasma sono l’incipit di G_d’s Pee AT STATE’S END (2 Aprile 2021), funereo e rivoluzionario nuovo capitolo dei Godspeed You! Black Emperor. La congrega canadese torna così sulle scene con un album che mette in mostra la natura anarchica e ribelle di uno dei progetti di culto più eccentrici della scena post rock mondiale.
Quella prodotta da Menuck, Moya, Pezzente and co. è una vera e propria narrazione musicale dei tempi moderni, filtrata dal chiaro intento di costruire un manifesto musicale/politico che asserisce con decisione la sua rabbia contro quegli “stati globali” di cui gli autori si augurano ancor più la fine dopo un disastroso 2020.
E’ questo il messaggio rivoluzionario lanciato dai Godspeed You! Black Emperor è che trova nelle sonorità di G_d’s Pee AT STATE’S END la sua trasposizione artistica e musicale. La veste nuda e cruda di ciò che ci circonda e di ciò che gli autori (e non solo) desiderano accada.
Le soluzioni musicale scelte non differiscono da quelle vincenti adottate dal 2012 dalla band con Allelujah! Dont’Bend! Ascend!. Tornano così a farsi notare due suite dal minutaggio generoso (divise in differenti atti) coadiuvate da tracce più brevi ma non di minore rilevanza.
La prima suite si mostra nelle vesti di un plumbeo e massiccio quartetto di tracce strutturate per essere ciascuna parte fondamentale di un graduale ed incessante crescendo. Il funereo inno di Military Alphabet ci introduce con delicatezza all’opera prima di spegnersi ed affidare l’ascoltatore alla pachidermica e solenne Job’s Lament.
Il peso della seconda traccia dell’album si manifesta nella forma di una marcia incessante destinata ad esplodere in un crescendo di distorsioni che trova il suo coronamento nel rock/hardcore della discendente First of The Last Glaciers.
G_d’s Pee AT STATE’S END: Un connubio di sonorità dal potenziale cinematografico
La dark ambient di Fire At Static Valley (che tanto riporta alla memoria i God is An Astronaut di Epitaph) è l’oscuro ed avvolgente cuscinetto che conduce al secondo momento topico di un album che nel suo cuore trova la sua fase più angosciante e melanconica.
Con il duo GOVERNMENT CAME/Cliff Gaze i Godspeed You! Black Emperor ci catapultano in una seconda suite che, con intensità ancora maggiore della prima, vuole condurre l’ascoltatore verso un faticoso e sanguinoso processo di catarsi e liberazione.
I crescendo magistralmente costruiti (con buona scuola dei Mogwai di Mogwai Fear Satan) sembrano voler intenzionalmente portare verso scape frizzanti, vittoriose e post rivoluzionarie. Così tra lenti e costanti incedere di ambient, drone music e compresse distorsioni si arriva ad un culmine di illusoria speranza, apparente anticipazione dell’ipotetica liberazione.
La chiusura, affidata ad OUR SIDE HAS TO WIN, è un raffinato lasciarsi andare sonoro, un necessario step dopo un’esperienza musicale intensa, dall’aspetto drammatico e, talvolta, claustrofobico. Un vero e proprio requiem dove con fare solenne si fondono archi, distorsioni e suoni sintetici uniti nella costruzione di una delicata e commovente sinfonia.
In una commistione fatta di ambient, drone music, accenni di musica da camera e distorsioni rock/hardcore i Godspeed You! Black Emperordanno vita ad un capitolo mozzafiato, manifestazione reale di quel potenziale comunicativo insito nella musica strumentale.
Un lavoro ragionato, studiato con maestria nei minimi dettagli ma, soprattutto, profondamente sentito e voluto. Rivoluzionario nell’esecuzione e nel messaggio. Una narrazione musicale fedele e soprattutto necessaria di quella storia che oggi scorre dinanzi al nostro sguardo.