Gerry Scotti contro i negazionisti: “Lasciamoli in quella stanzina per un’ora”

Gerry Scotti si sfoga dopo la tremenda esperienza in ospedale

Gerry Scotti
Credits: Milano Pavia TV On Demand / YouTube
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Gerry Scotti ora sta bene, ma racconta di aver vissuto una esperienza tremenda

Com’è ormai risaputo, Gerry Scotti è stato malato di COVID nelle ultime settimane. Il famoso conduttore è solo uno dei tanti nomi famosi colpiti dal virus, tra i quali si contano anche il collega Carlo Conti, Nina Zilli, due membri dei Måneskin e parecchi altri ancora. A lui è andata bene, pare, per un soffio.

Positivo. Quando ho sentito quella parola mi è sembrato improvvisamente di essere al di là del Muro di Berlino, non so come altro spiegarlo” racconta Gerry in una lunga intervista al Corriere della Sera “In un attimo ho rivissuto i sei mesi di paura, terrore, precauzione, speranza che stiamo vivendo tutti”. 

“Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo”.

Questa l’esperienza raccapricciante che il conduttore vuole raccontare a chi ancora insiste nel sostenere che non sia in corso alcuna emergenza sanitaria. E prosegue: “Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai”.

“Ho appurato, stando lì, due notti e un giorno, che quella era l’ultima porta, se decidevano di aprire quel varco. Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. […] Poi una mattina hanno girato indietro il letto e mi hanno riportato nella mia stanza”.

Gerry non è arrivato all’intubazione, ma ha dovuto usare il casco per l’ossigeno. Come si diceva, gli è andata bene. Alla domanda “Cosa dice a chi minimizza la malattia, ai negazionisti?” risponde: “Bisogna prenderli e lasciarli in quella stanzina un’ora. Non c’è bisogno di 36 ore come è stato per me. Sicuro che cambiano idea.

Fonte: Corriere della Sera

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