Io non sono razzista ma… La xenofobia secondo Willie Peyote

Io non sono razzista ma... racconta il razzismo secondo il rapper Willie Peyote

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Willie Peyote nel video di Io non sono razzista ma...
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Chi dice “io non sono razzista ma…” è un razzista ma non lo sa.

Correva l’anno 2015, 5 anni prima del caso George Floyd e dell’esplosione delle rivolte contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti d’America, il rapper torinese Willie Peyote raccontava con ironia e acume l’insensatezza del razzismo. Il brano Io non sono razzista ma… viene pubblicato all’interno dell’album Educazione Sabauda. Il disco raccoglie il successo di critica e pubblico e fa da trampolino alla carriera dell’artista piemontese.

Il singolo gira intorno alla frase titolo che viene dall’espressione impropria spesso utilizzata per sminuire il razzismo di alcune affermazioni popolari per mascherarle da “buon senso” (termine ultimamente caro a sovranisti e xenofobi vari). Willie Peyote non ha mai nascosto le sue opinioni politiche e soprattutto sul tema immigrazione ha sempre espresso il suo dissenso nei confronti delle posizioni dure a priori della destra estrema.

Il brano Io non sono razzista ma… è un rap dal ritmo incalzante dove le rime taglienti dell’autore raccontano stereotipi e ipocrisia del razzista medio. In fondo il concetto è semplice: non esiste razzismo moderato o giustificabile. Il razzismo è privo di senso e fa sempre schifo, chiaro? Se non lo è, ve lo spiega il Peyote.

Stando ai discorsi di qualcuno:
Lampedusa è un villaggio turistico
I cinesi ci stanno colonizzando
E ogni Imam sta organizzando un attentato terroristico

L’analfabetismo funzionale era in crescita, lo scontro politico alzava i toni e arrivava, un pezzetto alla volta, a toccare livelli bassissimi (Giorgio Gaber lo aveva previsto con grande anticipo). Willie Peyote si trova dunque di fronte una società stressata e incattività, dove politici urlanti aizzano le folle borbottando banali slogan, spesso supportati da fake news.

La situazione in Italia e nel mondo, rispetto al 2015, non è cambiata molto. Il pezzo è dunque più che mai attuale, ma con la crescita del movimento Black Lives Matter e l’impegno di varie associazioni e personaggi illustri qualcosa potrebbe finalmente iniziare a cambiare. Se è vero che nel nostro paese non abbiamo avuto singoli episodi come la vicenda Floyd, non mancano manifestazioni di razzismo e atteggiamenti xenofobi aggressivi nei confronti di chi proviene da un altro paese.

Ciò che rende ancor più grave questi fatti è la tolleranza che una buona parte della società sembra aver sviluppato nei confronti della xenofobia e del razzismo. Il nocciolo della questione sollevata con ironia da Willie Peyote sta proprio in quella contrapposizione, il “ma”. Si cercano giustificazioni, si vuole offrire una scappatoia a chi si dimostra chiuso e intollerante, si vuole accettare la reazione dura e l’aggressività nei confronti del diverso.

Ma pensa che se uno che non sa bene la lingua
e non ha nessuna conoscenza
Riesce a fotterti il lavoro con questa facilità
ti servirebbe un esame di coscienza

Al “ma” dei razzisti mascherati, Willie Peyote ribatte con un altro “ma” capace di descrivere con ironia la paura che gli stranieri vengano a rubare il lavoro agli italiani. Ovviamente si tratta di una battuta, ma il fatto che uno straniero senza nemmeno conoscere la lingua riesca a rubare il lavoro con tanta facilità dovrebbe quanto meno far riflettere il razzista medio, paladino del “lavoratore nostrano”. Però questo “ma” è seguito da un “pensa”, verbo poco usato dai razzisti.

Willie Peyote non è stato l’unico artista a toccare questo delicato argomento. Tra gli altri che se ne sono occupati con ottimi brani troviamo gli Zen Circus e Brunori Sas. Gli Zen nel loro album del 2016 La terza guerra mondiale danno voce ai cattivisti, termine coniato in contrapposizione al buonismo (tanto caro agli estremisti e ai sovranisti da Papeete), mostrandone tutta la violenza nei confronti di una zingara.

Brunori canta la fragilità, la paura e l’avversione alla diversità dell’Uomo nero in un brano intenso e sincero. Riesce così a mostrare come tutto l’astio nei confronti delle diversità non è altro che il risultato di una paura da sconfiggere, che troppo spesso viene invece strumentalizzata per fini politici.

“L’italia agli italiani!” Ho sentito dire al bar
E se non sbaglio il bar era cinese.

Video ufficiale di Io non sono razzista ma… di Willie Peyote

Oggi più che mai è opportuno riflettere su questi temi e riuscire a vincere contro la xenofobia e l’ipocrisia che l’accompagna. Willie Peyote con Io non sono razzista ma… può offrire un buon punto di partenza per ragionare, farsi un esame di coscienza e comprendere che forse tutta questa rabbia e frustrazione a cui ci porta la società, nascono dall’interno e non arrivano di certo su barconi fatiscenti.

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