Il fuoco in una stanza – Recensione dell’album della maturità degli Zen Circus

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Gli Zen Circus di Andate tutti affanculo sembrano cambiati, cresciuti, maturati, nel bene e nel male definitivamente adulti.

Il fuoco in una stanza è l’ultimo disco pubblicato nel Marzo 2018 dagli Zen Circus, band toscana con alle spalle oltre vent’anni di attività musicale. L’album, il decimo pubblicato dalla band, si presenta al pubblico come un lavoro maturo e interessante, ricco di buoni spunti lirici e sonori. Abbiamo avuto il piacere di parlare di questo disco con i diretti interessati nell’intervista al bassista Ufo che potete leggere qui

Gli Zen ci propongono 50 minuti di scorrevole ascolto, composto da 13 brani dal carattere eterogeneo, ma al tempo stesso ben connessi tra loro dallo stile inconfondibile della band di Appino.

La band dimostra di aver saputo assorbire e trasformare in musica tutta l’esperienza sui palchi, le ore in sala prove, il contatto con il proprio pubblico e gli avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi due decenni.

L’album arriva sulla scia del grande successo di La terza guerra mondiale, pubblicato nel 2016 e seguito da un importante tour. È stato un biennio di grande lavoro, che ha permesso agli Zen Circus di dimostrare pienamente tutto il proprio potenziale artistico e di ampliare il proprio pubblico.

“Non trovo gli accordi e neanche le parole

Il tempo viaggia sempre e solo in una direzione

Mentre in quella opposta trovi solo le macerie

I vecchi lo san bene, lì è meglio non andare”

Zen circus

Catene è il primo singolo pubblicato alla fine di Gennaio. Si tratta di un brano dal testo intimo, intelligente e così sincero da saper spiazzare e disorientare l’ascoltatore. Al centro c’è la morte, la morte di una persona cara, ma ci sono soprattutto le catene, catene dei rapporti che ci uniscono e al tempo stesso ci imprigionano. Ci sono catene da spezzare, catene da stringere e trattenere, catene da allentare, quel che è complicato è comprendere, distinguere, prendere decisioni definitive.

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La stagione è un brano malinconico, connotato da una tristezza di fondo più cruda e diretta della tipica ironia con cui son soliti affrontare le difficoltà i ragazzi del circo Zen. La stagione del dolore è presentata in un crescendo musicale, un arrangiamento ricco che ben si abbina alla voce di Appino.

Il mondo come lo vorrei ha un sapore vintage, una base che ammicca agli anni Cinquanta e Sessanta con un testo lungo e divertente in cui si descrive un mondo ipotetico. L’intermezzo parlato e il coro di voci che dichiarano la propria fragile umanità è invece la particolarità del brano Sono umano.

Il singolo che dà il nome al disco, Il fuoco in una stanza, contrappone le fiamme al celebre e romantico Cielo in un stanza di Gino Paoli. Si tratta di una ballata che per sonorità ricorda un po’ alcuni precedenti successi degli Zen Circus, primo tra tutti L’anima non conta, del precedente album.

“Ma l’illusione poi disillude

Ed il mondo di questo è sempre contento

Così mi sono arreso agli altri

Mi copro sempre quando tira vento”

Low cost è un pezzo veloce, coinvolgente, tagliente. Il testo è un flusso di sincerità e disillusione. La sofferenza per la perdita delle persone care, la paura, l’insoddisfazione e l’amore si mescolano perfettamente nel grido di Appino.

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Emily no, Rosso e nero e Quello che funziona sono brani in pieno stile Zen Circus. La prima parla di una ribelle figura femminile, la seconda racconta brevemente i paradossi della società moderna, la terza descrive in modo originale e divertente Roma. Si tratta di canzoni ritmate con il sapore agrodolce della critica sociale, ricche di riferimenti alla realtà quotidiana.

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Panico è un pezzo coinvolgente, dall’arrangiamento curato e ben strutturato. Il testo è un amaro racconto di vita, un quadro, un dipinto che sa rappresentare le sfumature di una realtà complessa e in continuo mutamento. La teoria delle stringhe è un breve e ironico brano pop, con riferimenti alla religione, alla natura e ad alcune celebri teorie scientifiche.

Questa non è una canzone rappresenta l’essenza degli Zen Circus, una brillante rappresentazione critica e introspettiva del mondo. Tra rassegnazione e voglia di lottare, Appino e compagni sono ancora in ottima forma, sono cresciuti, forse invecchiati, ma mantengono una forza comunicativa e una passione per la musica che solo pochi altri artisti italiani possono vantare. Il finale strumentale, con il parlato di sottofondo, è la ciliegina sulla torta dell’ottimo brano.

A concludere il lavoro è Caro Luca, una canzone intima e dolce, nella quale si parla direttamente all’amico del passato. La semplicità della base, pianoforte e archi, rende il tutto ancor più convincente.

Tra la corrente politico-sociale e quella dell’analisi introspettiva in grado di suscitare empatia, in questo disco sembra trionfare la seconda.

Il futuro di questi “vecchi senza esperienza”, che ora di esperienza ne stanno accumulando parecchia, sicuramente riserverà nuove sorprese e ulteriori cambiamenti. Certamente oggi gli Zen Circus sono una delle più importanti e convincenti band della scena musicale indie in Italia.

https://open.spotify.com/album/0PIEOUjJkifpSYizRfrn1D?si=DOLTYn-YQf65GuWuXAT4XA

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Genere: Indie

Anno pubblicazione: 2018