Lucio Corsi : recensione di Cosa faremo da grandi?

Terza fatica per il cantautore toscano

Cosa faremo da grandi Lucio Corsi
Lucio Corsi in "Cosa faremo da grandi?"
Condividi l'articolo

Cosa faremo da grandi?

Mentre si inaspriva la discussione sui due generi musicali che hanno segnato la scena italiana, Lucio Corsi incideva il suo terzo album e ha attirato l’attenzione su di sé. Con “Cosa faremo da grandi?” il giovane cantautore toscano, classe 1993, ha confermato la promessa fatta all’esordio di diventare la nuova speranza del cantautorato indipendente italiano.  Già i grandi, come Brunori Sas e Francesco Bianconi, si erano accorti di lui e del suo talento, facendogli aprire i loro concerti e permettergli di farsi le ossa sul palco. Ma ora anche Lucio è diventato grande, con il suo terzo album lo dimostra e lo fa in un modo davvero originale.

L’eredità del cantautorato glam

Con l’aiuto e la guida di Bianconi (Baustelle) il giovane Corsi ha realizzato un album in grado di elevarsi e rendersi unico in un panorama musicale già di per sé variegato e ricco di proposte altrettanto interessanti e di qualità. Ma appunto “Cosa faremo da grandi?” è un album che si mette in mostra per la fantasia, l’originalità e l’eccentricità dei testi e delle musiche. Altrettanto eccentrico è il giovane cantautore che attraverso i nove brani che compongono l’album mescola l’eredità di Bowie, De Gregori, Renato Zero e T.Rex ad un suo personalissimo immaginario glam. E iniziato l’ascolto ci si ritroverà davanti ad un microcosmo popolato di personaggi, oggetti ed espedienti davvero bizzarri ma allo stesso tempo cantati con una tale vivacità da sembrare autentici.

LEGGI ANCHE:  Top 10 Musica Italiana: i migliori album del 2020

L’immaginario fantastico

Ecco allora che Lucio Corsi canta di orologi che sono macchine del tempo, fabbricanti di conchiglie e vasi che si lanciano dai terrazzi. Torna così, anche in “Cosa faremo da grandi?”, una scrittura surreale, onirica ma anche profondamente poetica e decisamente più matura. Con le sue favole e le sue storie Lucio Corsi racconta il suo personalissimo mondo immaginario, che serve ora a dare vita agli amori, le amicizie perse e i viaggi a Milano. Insomma, una vita nuova, la vita di uno che sta diventando grande e si domanda cosa farà. Ma la voce è quella di un sognatore, quella di uno che non lascia andare la propria infanzia e non fa a meno dell’immaginazione di un bambino per creare i suoi brani. 

“Cosa faremo da grandi?” è la domanda che ad un certo punto ci poniamo noi tutti, e così Corsi dedica il suo album a tutti i sognatori e a tutti quelli che ci provano, e anche se falliscono va bene così. E sono proprio loro, i sognatori e i grandi outsider della musica che riprendono vita nei brani di Corsi, da David Bowie e T.Rex in “Freccia Bianca”, una ballata resa eccezionale da un riff davvero glam. O l’ermetismo di De Gregori in “Senza titolo”, che presente delle strofe semplici e pure, ma anche divertenti e intelligenti.

LEGGI ANCHE:  Top 10 Musica Italiana: i migliori album del 2020

Tanti i riferimenti musicali che si trovano a convivere in questo album che raccoglie l’eredità di un cantautorato glam e folk in grado di andare oltre la grigia quotidianità della periferia per disegnare un mondo a colori. Colori bellissimi, vivaci e frutto delle invenzioni di un bambino, ma così sentiti da sembrare autentici.

Potrebbe interessarti anche:
Pop X – Antille [RECENSIONE]
Generic Animal, arrivare troppo Presto

Continuate a seguire La scimmia sente, La scimmia fa