Ares: Recensione della spaventosa serie Netflix

Recensione della prima serie olandese prodotta da Netflix: la misteriosa ed intrigante serie tv Ares, che spaventa ma non convince

Una protagonista di Ares con gli occhi sanguinanti
Ares di Netflix
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Ares è una serie televisiva olandese che ha debuttato su Netflix il 17 gennaio 2020. I creatori dello show sono Pieter Kuijipers, Iris Otten e Sander Van Meurs. Il progetto è interessante poiché abbraccia diversi generi: il soprannaturale, il drama e l’horror. La prima stagione, composta da otto episodi, ci mostra sullo schermo un cast molto giovane, tra cui figurano Jade Olieberg, Tobias Kersloot, Lisa Smith e Robin Bossevain.

Ares e la sua protagonista

Ares: Trama

Nel pilot seguiamo la vita di una giovane donna. Va al college ad Amsterdam e decide di unirsi a una società studentesca. Questo nuovo contesto appare alla moda, pieno di giovani ricchi che provengono da ottime famiglie. Ma non è tutto oro quello che luccica: la ragazza stringe una relazione con un uomo che la porterà a compiere un gesto estremo. In chiusura, assistiamo al suo suicidio davanti a una schiera di compagni che la guardano terrorizzati mentre si taglia la gola.

Ci spostiamo su un’altra donna, Rosa (interpretata da Jade Olieberg), una brava ragazza che studia medicina all’università di Amsterdam. La situazione a casa di Rosa è molto tesa: suo padre lavora senza sosta e sua madre ha problemi psicologici gravi che non le consentono di rimanere da sola in casa. Una sera Rosa decide di uscire con un suo vecchio amico Jacob, non si vedono da tempo e subito la ragazza coglie uno strano cambiamento in lui. Dopo poco viene fuori il motivo: Jacob è entrato a far parte di una strana società che si fa chiamare Ares. Rosa, accompagnata da Jacob, cercherà di entrare come novizia.

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una scena di Ares

Ares: Recensione

Ares non è di sicuro una serie per stomaci deboli. Le atmosfere infatti sono un crescendo continuo di tensione e paura, mentre pian piano vengono fuori sia la storia di quest’antica società che i segreti presenti nell’antico palazzo dove i membri vivono. Il tutto è circondato dal lusso più sfrenato, da vestiti alla moda e da ragazze e ragazzi di una bellezza e un’eleganza disarmante. Rosa cerca lentamente di entrare in questo nuovo mondo, vedendo l’occasione come punto di svolta della sua vita, sempre stata difficile e piena di avversità. Attraverso il rapporto con Jacob, che la introduce all’interno dell’elité, assistiamo ad cambiamento inaspettato della ragazza, come se mostrasse allo spettatore la sua vera natura. Per quanto riguarda lo splatter, Ares non fa sconti: sono molte le scene crude, senza censura e soprattutto inaspettate che prendono quasi alla sprovvista; abbiamo poi strane manifestazioni nel corpo di Rosa che aggiungono mistero e tensione.

Ares: una scena della società segreta

Una delusione articolata

La regia di Giancarlo Sanchez e Micheil ten Horn delinea uno stile che si riconosce, senza muovere troppo la macchina da presa con uno studio sulla fotografia ben riuscito che va a sottolineare la solennità di Ares, che rimanda alla storia antica dell’Olanda. Purtroppo la serie, nonostante le potenzialità, è una perla mancata che non raggiunge un livello tale da permetterle di emergere tra le tante produzioni di Netflix. Le motivazioni sono varie, si coglie per esempio un inizio di stagione travolgente, che incuriosisce ed appassiona, ma poi nella parte centrale ed anche nel finale si perde completamente la centralità della storia e non si capisce più dove Ares voglia andare a parare. Inoltre non sappiamo nulla di tutti i personaggi che ci vengono presentati, non conosciamo la loro storia, di conseguenza non c’è empatia nemmeno quando assistiamo ad una morte. Conosciamo, a livello minimo, la storia di Rosa ma c’è molto altro che non viene detto. All’interno di Ares ci sono tanti aspetti che non vengono chiariti: i misteri, nel corso degli episodi, inizialmente intrigano ma a lungo andare quasi stonano perché non seguono un filo logico solido. In questo modo molti elementi non vengono eviscerati facendo calare il livello dello show.

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Un’amara sorpresa che sottolinea però un elemento fondamentale: l’importanza della sceneggiatura. La scrittura può valorizzare una storia, o come in questo caso, nonostante regia, fotografia e attori validi, può far precipitare il successo di una produzione.

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