I Hate My Village: il math rock italiano che funziona

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Il math rock ritmico e ancestrale degli I Hate My Village.

Gli I Hate My Village sono un supergruppo italiano formato da Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) e con la collaborazione di Alberto Ferrari (frontman dei Verdena). Aggiungiamo poi il produttore Marco Fasolo, collante ideale tra le diverse esperienze sonore qui rappresentate, e abbiamo il risultato finale.

Il loro primo album omonimo è un disco che pone l’idea del ritmo al centro della musica, soprattutto quello ispirato alla musica tradizionale africana. Il ritmo è inizio e fine della musica degli I Hate My Village, sviluppandosi in un dialogo stretto tra i vari strumentisti, dialogo che ha come fine il “groove” e si riconosce per i tratti da jam session.

Il disco è anche pregno di influenze del rock classico e del blues rock, passando per Jimi Hendrix, Jethro Tull, Led Zeppelin e Cream. La maggior parte delle canzoni sono strumentali sviluppati attorno ad un riff di chitarra che si assesta su di una ritmica complessa e discontinua, seguendo tempi composti con un andamento incalzante. Un math rock tribale con accenti blues, atmosfera ancestrale, ritmi serrati e aura di mistero.

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Il rock e il blues incontrano la world music, in un fuoco sonoro incandescente.

Già il pezzo di apertura, Tony Hawk of Ghana, dà lo spunto per il resto dell’album, con chitarra e batteria che guidano le musicalità fortemente ipnotiche del pezzo. Tramp è la canzone più sperimentale, con un bel riff blues rock, “scratch” di chitarra alla Tom Morello e arpeggi in stile Doors. Un altro pezzo notevole, sicuramente quello con i migliori arrangiamenti vocali, è Fare un fuoco, retto su una parte di chitarra frenetica in wah wah e una sezione ritmica instancabile.

L’album degli I Hate My Village rappresenta l’eccezionalità nell’abilità strumentale italiana, abilità che qui tuttavia si concentra non tanto sulla tecnica, quanto sullo stile. Le canzoni sono orecchiabili, coinvolgenti, trascinanti, e non è necessario essere musicologi per apprezzarle.

Al contrario, quello che gli I Hate My Village vogliono fare è ricercare le potenzialità più immediatamente “corporali” della musica, connesse cioè appunto al ritmo e al movimento. La musica, nel loro album, è tutto questo: suono che è espressione spirituale e artistica, dinamica, tribale, nello scandire del tempo, e dei tempi.

https://open.spotify.com/album/1X848nQC1P3Lk0UqoOuKI9
I Hate My Village – i Hate My Village / Anno di pubblicazione: 2019 / Genere: Rock, World Music

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