Recensione Sleep – The Sciences

Sleep
Condividi l'articolo

Gli Sleep tornano in pompa magna.

Il 2018 ha tutte le carte in regola per essere un anno incredibile.
Gli A Perfect Circle hanno già fatto uscire il nuovo album, YOB e God is an Astronaut sono prossimi a farlo entro l’estate.
Ora alla lista si aggiungono pure gli Sleep, che dopo vent’anni pubblicano un nuovo album, in tempo per festeggiare il 4/20 Day.

Non contando il singolo del 2014 The Clarity, era dai tempi di quel monolite di Jerusalem (1999, ripubblicato in seguito come Dopesmoker), che la band di Al Cisneros non rientrava in studio.

Il risultato, ve lo anticipiamo subito, è un disco che entra subito in lista per il titolo di album dell’ Anno: The Sciences.

Sleep

Il Disco.

The Sciences comincia con una traccia dal titolo omonimo, una rispolverata al reparto effettistica. Il vecchio motore di distorsioni e feedback impiega un paio di minuti prima di ripartire a piena potenza.

LEGGI ANCHE:  La Madre dei Sospiri è tornata insieme a Guadagnino: senza Tovoli ma con Fassbinder

Ci vuole poi una fumata di Bong per ripartire a tutti gli effetti con Marijuanaut’s Theme.
Ed è in quel momento che ci si accorge che per la band di Cisneros il tempo si è fermato. Quei riff fangosi, quelle percussioni borbottanti, quelle dune di distorsioni sono tutti rimasti esattamente come nel ’99.

La voce di Al non cede di un passo, e prosegue acida e maestosa attraverso la devastante trippletta di Sonic Titan, Antarcticans Thawed Giza Butler.
Tre trip, da più di 10 minuti l’uno, che racchiudono tutta la coltre psichedelica di Holy Mountain e la estendono al massimo, con i riff granitici e gli assoli lisergici di Matt Pike che appesantiscono ulteriormente il loro sound pesante e indolente.
Menzione d’onore per Giza Butler, un omaggio al bassista dei Black Sabbath Geezer Butler in cui Cisneros sfoggia un songwriting eccezionale.

In chiusura dell’allucinante viaggio c’è The Botanic. Un brano completamente strumentale che, tra riff blues/stoner alla Kyuss e lunghi riverberi, conclude l’album.

LEGGI ANCHE:  Il campione: la recensione del film con Stefano Accorsi

In Sintesi.

C’è ben poco da dire: Per Cisneros e Pike sono passati pochi mesi, non vent’anni.
Un disco ineccepibile, che non fa altro che confermare l’alchimia degli Sleep e rafforzare lo status di band di culto che la band possiede.
Tra i migliori dell’anno, indubbiamente.

https://open.spotify.com/album/790MeSzafcgXNCoY2AagnP

Sleep
Genere: Doom
Anno pubblicazione: 2018