Il codice Hays ed il cinema classico americano

Il codice Hays ed il cinema classico americano - Agli albori della più grande industria cinematografica e dello star system Hollywood dovette imporsi delle regole per evitare la censura esterna.

codice Hays
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Sin dai primi anni ’20 Hollywood ed il cinema americano cominciavano ad imporsi in tutto il mondo, costruendo una grossa macchina industriale.

Nel dopoguerra, nei famosi “roaring twenties“, gli anni ruggenti del jazz e di Francis Scott Fitzgerald, si ponevano le basi per la nascita del codice Hays. Il cinema d’oltreoceano si imponeva anche in Europa, esportato così come beni e fondi per la ricostruzione degli Stati martoriati dal più grande conflitto mai avvenuto.

C’era dunque bisogno di una grossa industria che sapesse soddisfare la grande domanda in un periodo di benessere economico.

Punto forte del cinema americano è stato da subito la nascita dei divi, così come l’immediata riconoscibilità dei film rispetto a produzioni di altri paesi. Le case di produzione che nascono in quegli anni costruiranno un sistema verticale, controllando l’intero ciclo vitale di una pellicola. Arrivarono addirittura a costruire dei propri cinema per avere in mano tutti i passaggi del processo. È chiaro che in un’industria così grossa e con capitali investiti così alti ci fosse però bisogno di un controllo etico. La dimensione di massa che andava assumendo il cinema imponeva un attento controllo dei temi trattati, per evitare di offendere le varie fasce di popolazione.

Primi scandali e le costrizioni etiche

Mentre cominciavano ad affiorare vari scandali, tra cui il divorzio tra Mary Pickford e Douglas Fairbanks o l’accusa di stupro ed omicidio rivolta a Roscoe “Fatty” Arbuckle, le grandi case di produzione presero una decisione importante. Costituirono infatti la Motion Picture Producers and Distributors of America (MPPDA) con il dichiarato intento di porsi dei paletti. La MPPDA, con a capo il repubblicano William Hays, doveva infatti stabilire cosa era eticamente giusto e cosa sbagliato mostrare nei film.

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La versione originale di Tarzan e la compagna (a sinistra) contro quella censurata, 1934.

L’industria sperava così di poter evitare una censura esterna molto più rigida, oltre a tentare di correggere l’idea di una Hollywood degenerata.

L’organo nasce già nel 1922 nel tentativo di arginare gli scandali dei divi, ma fino al 1930 non ha un grande potere e si limita a fornire una lista di divieti e cautele spesso tralasciate dai registi. Nel 1930 si ha la costituzione di un primo codice, che però non verrà mai effettivamente applicato e gli studios continuano nel loro lavoro come prima. Sarà soltanto nel 1934 che entrerà in vigore il vero e proprio codice Hays. Punto centrale è quello della formazione del Production Code Administration. Da qui in avanti, le pellicole avranno bisogno dell’approvazione di questo ente per approdare in sala.

I principi del codice Hays

Cosa comportava, nello specifico, questo codice? Molto schematicamente, prevedeva tre grandi principi generali. In primis, i film prodotti non potevano abbassare gli standard morali degli spettatori, vale a dire che il pubblico non doveva finire per simpatizzare con i criminali ed i loro comportamenti deviati. Il secondo punto dettava la presenza di standard di vita corretti, con leggere eccezioni per il dramma e l’intrattenimento. Infine, la legge naturale, divina ed umana non doveva essere messa in discussione. Una serie di restrizioni che oggi suonano decisamente eccessive e poco adatte all’arte cinematografica, che però segneranno, nel bene e nel male, la produzione dei successivi 20/30 anni.

Assieme a questi tre grandi dettami si articolarono istruzioni precise fin nei dettagli.

Ad esempio, non era permesso mostrare corpi nudi o danze sensuali, droga e dettagli di un assassinio ed operazioni criminali. Non si poteva andare contro il buon senso dettato dalla società. I rapporti interraziali erano proibiti, così come il linguaggio colorito. L’omosessualità era bandita e le coppie sposate non venivano nemmeno mostrate nello stesso letto. Infine, la bandiera americana andava sempre trattata con rispetto.

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La prima vittima del codice e la sua fine negli anni ’60

Storicamente parlando, il primo film a subire un’azione del Production Code Administration fu Tarzan e la compagna, del 1934, da cui fu eliminata una scena di nudo. In altri casi decisamente più estremi non fu concessa l’autorizzazione ed i film vennero letteralmente accantonati. È il caso di Il mio corpo ti scalderà di Howard Hughes. Pronto nel 1941, venne distribuito in poche sale solamente due anni dopo a causa del forte erotismo evocato dal personaggio interpretato da Jane Russell. Il potere del Production Code Administration resta ampissimo fino al secondo dopoguerra.

L’eccessiva rigidità e la pressante presenza del codice comincia ad andare stretta a molti registi.

Soltanto negli anni ’50 si hanno i primi casi di rottura. Otto Preminger e la United Artist aprono una nuova stagione decidendo di sfidare il codice. Nonostante non venga concessa l’autorizzazione per La vergine sotto il tetto, si decide di pubblicare comunque la pellicola. In alcuni stati americani il film non verrà proiettato, ma ne seguiranno cause spesso vinte dal regista austriaco.

È il primo segnale di indebolimento del sistema censorio che negli anni a seguire verrà messo sempre più in discussione.

Ormai sempre più marginale ed aggirato dalle produzioni straniere importante in America, il codice Hays verrà definitivamente abbandonato nel corso degli anni ’60, pochi anni prima della rivoluzione culturale. La nascita degli studi indipendenti facilitò inoltre questo processo, che portò alla naturale nascita della Nuova Hollywood.