Wonder Woman – La recensione in Anteprima

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Un antico proverbio latino recita “si vis pacem para bellum” che tradotto sarebbe “se vuoi la pace, preparati alla guerra”. Questo è quello che accade, riassunto in una massima in Wonder Woman, ennesimo blockbuster targato DC che va a delineare i personaggi del crossover Justice League, in uscita a breve.

Diana è la principessa dell’isola di Themyscira, un isola protetta dal mondo situata in un’altra dimensione. Il suo sogno è quello di diventare un’amazzone combattente nonostante la riluttanza di sua madre, la regina Hyppolita.

Uno schianto improvviso attira l’attenzione di Diana che salva il pilota britannico Steve Trevor da morte certa. Steve le racconterà di una terribile guerra in atto, suscitando in Diana la ferma volontà di aiutare il mondo degli uomini dalla possibile minaccia di Ares, il Dio della guerra.

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Dopo aver diretto Charlize Theron in Monster, film con il quale vinse un meritatissimo premio Oscar, Patty Jenkins torna sul set del grande schermo dopo aver passato molto tempo dietro la serie cult The Killing, raccontando di nuovo una storia al femminile ma dalle tinte molto diverse rispetto al suo primo film.

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Ma stavolta non siamo di fronte a nessun killer in fuga, quanto più ad una meravigliosa Gal Gadot che riesce a sfoggiare una fantastica interpretazione in un film che si lascia guardare, un po’ a fatica, fino al finale ma non fino alla sua forzata conclusione.

La struttura del film è molto semplice, quasi stereotipata, così come i suoi dialoghi che danno sempre l’impressione di guardare un film già visto. I tempi sono scanditi egregiamente così come la spettacolarità visiva dei combattimenti.

Ma il finale è un problema non di poco conto e che rovina definitivamente un film che già a stenti arrivava alla sufficienza. L’arrivo di Ares è gestito nel peggiore dei modi e le scene del combattimento, seppur degne di nota, non riescono a colmare né la sua grossolana introduzione né tantomeno i dialoghi al limite della decenza.

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Che la componente visiva sia fondamentale nei cinecomics è cosa risaputa e magari anche giusta se vediamo il cinema sotto un’ottica legata al semplice intrattenimento ma ormai sembra che la suddetta componente visiva sia quasi funzionale a coprire goffamente le tante mancanze ed i problemi di sceneggiatura che caratterizzano questo neonato genere.

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Un’occasione persa per la DC, l’ennesima, che tenta di mantenere il suo vecchio profilo tra il dark ed il riflessivo da un lato ed avvicinarsi alla spettacolarizzazione estrema in stile Marvel dall’altro, creando di fatto un ibrido che fa storcere non poco il naso.

Anche la tanto decantata componente femminista del film (che caratterizza storicamente il personaggio creato da Marston nel 1941) è appena accennata ed anche in maniera tale che risulta essere grottesca considerato il contesto nel quale si crea, oltre che per battute allusive di bassissima lega.

Più che un senso di emancipazione, ci troviamo davanti ad un’esclusione, un po’ cercata da Diana, che subisce nonostante la sua voglia di uguaglianza. Wonder Woman è vista come un aliena nel mondo umano, portatrice di idee strane e ridicole.

Nonostante tutto non riesce mai a farsi spazio in quella società novecentesca e fortemente maschilista, se non grazie a pochi volti che le credono ma non per  un senso etico legato alla volontà di uguaglianza sociale. Solamente perché sanno che lei viene da un altro mondo, parallelo al nostro.