Nel suo ultimo libro, uscito il 21 ottobre per Mondadori, Fedez torna a raccontarsi in modo diretto e senza filtri. “L’acqua è più profonda di come sembra da sopra” è molto più di un’autobiografia: è un viaggio tra le fragilità, le paure e le contraddizioni di un artista che ha vissuto la ribalta mediatica, l’amore, la malattia e la separazione da una delle figure più esposte del panorama italiano, Chiara Ferragni. Ma, tra le pagine dedicate alla crescita personale e alla lotta contro il tumore, emergono anche riflessioni taglienti sul mondo patinato che circondava l’imprenditrice digitale.
Nel libro, il rapper non si limita a parlare di sé: punta lo sguardo anche sull’ambiente che per anni lo ha circondato durante il matrimonio con la Ferragni. L’artista descrive con ironia e amarezza la cerchia di conoscenze milanesi legate alla moda e alla comunicazione, ammettendo di aver sempre faticato ad accettarle.
Le nostre differenze emergevano come iceberg pronte a far affondare la nave – scrive Fedez. Ho subito, per osmosi, le frequentazioni di mia moglie. Avevo accettato passivamente di stare a quel tipo di pensiero lì, di accettare l’architetto superfancy di Milano, quello della moda iperinserito e un’altra serie di figure insopportabili
Nel suo racconto, Fedez approfondisce il disagio provato nel frequentare quel tipo di realtà, fatta di cene, eventi e convenzioni sociali che sentiva lontane dal proprio modo di essere.
Una confezione bellissima. Ma dentro, per me, puzzavano tutti. Preferisco frequentare uno che vedi subito quanto fa schifo, piuttosto che un pacchetto stupendo di cui però a poco a poco ti accorgi che puzza di marcio. Meglio chi si presenta per quello che è, piuttosto che per quello che dovrebbe essere.
Con queste parole, il rapper esprime la distanza emotiva e valoriale da quel contesto, descrivendo una sensazione di estraneità e falsità che lo avrebbe accompagnato a lungo.
In un altro passaggio, Fedez racconta le serate trascorse accanto ai collaboratori di Chiara Ferragni, definendo quel mondo come una realtà chiusa e autoreferenziale.
L’azienda di mia moglie io la vedevo come il Rotary Club e di conseguenza trattavo tutti come tratto gli snob. Ovvero peggio di come loro trattano gli altri. Trovavo tante cose patetiche. Oggi, se mi invitano a una cena parlo con la gente: sono una persona più o meno normale. All’epoca stavo tutto il tempo a fissare il cellulare. Non li guardavo nemmeno in faccia
E conclude con un’ammissione che non lascia dubbi:
Li trovavo insopportabilmente noiosi, convintissimi in modo immotivato. Dopo sette anni di pettegolezzi del mondo della moda – chi va a letto con chi, il designer che viene licenziato… – alla fine davvero non ne potevo più