Negli ultimi anni, la figura di Fedez è diventata sempre più complessa e divisiva, non solo per la sua musica o per la sua attività di imprenditore, ma anche per le posizioni politiche e sociali che spesso espone senza filtri. Il rapper milanese, cresciuto in un contesto vicino ai centri sociali della sua città, ha più volte rivendicato quel tipo di appartenenza. Tuttavia, nel tempo, il suo giudizio su quel mondo sembra essersi evoluto — o, per alcuni, contraddetto — fino ad arrivare a dichiarazioni che oggi fanno discutere.
Durante una recente puntata del suo Pulp Podcast, con ospite Ilaria Salis, Fedez ha espresso un punto di vista piuttosto critico sul movimento dei centri sociali, pur riconoscendone l’importanza nella sua formazione.
Ci sono sempre stati dei centri sociali che sono sempre stati di facciata, ricordo il Leoncavallo, che già quando ero piccolo io era un luogo per fare eventi che un luogo di attività vera e propria. Quando cresci tiri le somme di quel che hai visto e vedi anche delle cose non propriamente giuste, atti di squadrismo vero e proprio e atti di violenza gratuita fine a se stessa, che poco c’entra con i valori che portano avanti
Parole che, a pochi giorni di distanza, sembrano in netto contrasto con quelle pronunciate nell’episodio successivo del podcast, in cui l’ospite era un’attivista del movimento Ultima Generazione. Il dibattito tra i due è stato acceso e, a tratti, provocatorio.
In più momenti della conversazione, Fedez ha fatto riferimento al concetto di “bombe” e, quando l’attivista ha rivendicato la non violenza come valore fondante del suo gruppo, il rapper ha replicato con toni duri, raccontando un episodio legato alla sua giovinezza:
Un movimento per cambiare le cose deve essere violento. Le bombe. Io quando andavo nei centri sociali gli davamo fuoco. Prima a un centro sociale di destra, gli davamo fuoco, quando ha aperto Cuore Nero, siamo andati a dargli fuoco. Risultato ottenuto? Abbiamo chiuso Cuore Nero. Almeno quello – ha rivendicato Fedez.
L’episodio a cui si riferisce risale all’aprile del 2007, quando la sede del centro sociale di destra Cuore Nero, a Milano, fu colpita da un incendio nelle ore notturne. L’attacco, definito all’epoca dalle autorità un attentato di “chiara matrice comunista” e “ad alto potenziale”, non provocò feriti ma rimase avvolto dal mistero: i responsabili non furono mai individuati.
Non è possibile stabilire se il racconto del cantante corrisponda a un fatto vissuto in prima persona o sia piuttosto una narrazione enfatizzata per sottolineare un punto di vista politico. In ogni caso, considerato il tempo trascorso, eventuali responsabilità sarebbero oggi prescritte.
Le dichiarazioni hanno suscitato un acceso dibattito sui social e nei media. Alcuni hanno interpretato le parole di Fedez come una provocazione o una riflessione sul passato dei movimenti antagonisti; altri, invece, le hanno ritenute inopportune e pericolose, soprattutto in un momento storico in cui la tensione sociale è alta e la legittimazione della violenza può avere conseguenze concrete.