Siamo nel 2006, in pieno conflitto iracheno. I fantasmi dell’undici settembre di cinque anni prima aleggiano sugli americani, che sentono questa guerra quasi come un atto necessario per ristabilire l’ordine sulla Terra. Per smantellare una cellula terrorista, un gruppo di Navy Seal fa irruzione in una casa di una famiglia locale, causa posizione strategica. Da lì in poi, inizierà un vero e proprio incubo senza fine, trovandosi in balia di tragici eventi e nell’estenuante attesa che qualcuno li porti via da quell’inferno.
Dopo essersi posizionati, la telecamera comandata da Alex Garland e Ray Mendoza, ex militare protagonista nella realtà degli eventi che racconta il film, non si staccherà più da loro. In una casa piccola ma che sembra quasi un labirinto, i militari dovranno combattere una guerra dentro la guerra, quella della sopravvivenza. Non sembra esserci via di scampo, le paure iniziano a dominare la scena. Mendoza lo sa, conosce quelle sensazioni e fa di tutto per restituirle al pubblico in sala, riuscendoci a pieno.
Dopo essersi posizionato ad osservare i jihadisti, Mendoza e Garland entrano nel mirino del cecchino, ci mostrano ciò che egli stesso vede. La tensione è palpabile secondo dopo secondo, anche se alla fine non sta accadendo nulla. Vediamo solo gente che parla, che cammina. E noi, che non siamo lì con loro, che non siamo esperti della materia, proviamo sensazioni di spaesamento.
Mendoza e Garland ci raccontano quindi una storia che per certi aspetti ricorda molto quella del Dunkirk di Nolan, sebbene con uno stile diametralmente opposto. Warfare – Tempo Di Guerra ci parla infatti di una resa, della nobiltà della sconfitta, di come si è eroi anche quando si torna a casa senza trofei. Ma poi, quali trofei? Mors tua vita mea, dicevano gli antichi romani. E in guerra, questo è quello che di fatto conta. Non c’è però spazio per la retorica, quello che ci viene mostrato è solamente pura realtà , filtrata solamente dal linguaggio cinematografico, che probabilmente avrà avallato qualche licenza poetica funzionale al racconto.
L’idea dietro Warfare – Tempo Di Guerra appare quindi molto brillante, tanto nel contenuto quanto nella forma. Non c’è una colonna sonora incalzante a dettare i ritmi e ad esaltare le terribili sequenze. Il film vuole portarci dentro la realtà nella sua accezione più pura e vicina a quello che viviamo, quasi come un cinema verità . Ed è proprio questo il suo punto di forza, ossia quella di cogliere il reale nel suo momento più disperato. Cosa facile, direte voi, se parla di una guerra. Il che è anche vero.