Proprio così: nonostante scopra di essere un mago e vada a una scuola di magia, ne La Pietra Filosofale il nostro Harry Potter non viene visto lanciare un incantesimo nemmeno una volta
Una cosa alla quale non si fa troppo caso, dato che al di là della magia i film di Harry Potter – e le storie nei romanzi da cui sono tratti – sono strutturati come dei gialli, in cui a incantare non è tanto l’elemento fantasy quanto quello mystery. E nel primo film della saga quindi si è molto distratti dalla Pietra Filosofale: chi l’ha rubata? Perché? Dove è nascosta? Che poteri ha? C’entra Voldemort?
Le risposte le sappiamo, e quando le otteniamo non abbiamo l’impressione di aver visto un brutto film – di fatto, i primi due adattamenti di Chris Columbus rimangono anzi i migliori e i più fedeli al materiale originale – quindi non ci accorgiamo di come, di fatto, Harry non venga mai visto lanciare un vero e proprio incantesimo, con formula magica e tutto.
Sì, la magia in un certo qual modo la usa: quando libera il serpente da bambino, quando chiama a sé la scopa volante, o quando testa la nuova bacchetta magica da Olivander. Ma non pronuncia mai una formula con effetto, neanche in una scena. Hermione, in compenso, ne usa parecchie: Alohomora, Petrificus Totalus (contro Neville) e naturalmente Wingardium Leviosa.
Si potrebbe dire: d’accordo, ma Harry non è cresciuto in una famiglia di maghi, e ha bisogno di tempo per imparare. Va bene, ma lo stesso vale per Hermione, che è anzi babbana di nascita. E poi, in tutto il film, in un anno intero a Hogwarts, Harry non fa neppure una singola magia? Lo vediamo tentare con Wingardium Leviosa, ma non gli riesce.
La prima magia che lo vediamo lanciare, curiosamente, arriva solo nel secondo film ed è offensiva: “Rictumsempra”, contro Draco Malfoy, in occasione dello scontro al Club dei Duellanti istituito da Gilderoy Allock. Si obietterà: d’accordo, ma questo non vuol dire che Harry non diventi con il tempo un mago potente e capace di ogni tipo di incantesimo.
Ma è davvero così? Pensiamo a quante volte – nei libri soprattutto – sono Ron e soprattutto Hermione ad aiutarlo a padroneggiare la magia. Nel quarto, per esempio, Hermione si esercita tantissimo con lui per insegnargli l’incantesimo di appello (“Accio“). E riceve molto aiuto anche da altri: senza Remus Lupin, per esempio, non imparerebbe mai l’utile Incanto Patronus, da usare contro i Dissennatori.
In seguito come sappiamo la sua magia prediletta diventa Expelliarmus, al punto da usarla contro Voldemort stesso – due volte – e anche come sinonimo di una indole “pacifista”: ciò che lo distingue dal mago oscuro è proprio la volontà di non uccidere e non ferire, se può evitarlo, portando un rispetto per la vita che Voldemort non comprende.
Tuttavia, questo piccolo difetto nel primo film rimane, e si riallaccia alla “teoria” già diffusa che sostiene che, almeno ne La Pietra Filosofale, Harry da solo non “fa” nulla: è sempre guidato da altri, compresi Ron, Hermione, Hagrid e Silente, e quando alla fine se la cava al primo scontro con Voldemort è più per fortuna che per calcolo.