La Minaccia Fantasma: un film prima odiato e oggi amatissimo

A 25 anni dal debutto al cinema de "La Minaccia Fantasma" analizziamo i prequel, una volta odiati e oggi incredibilmente amati.

la minaccia fantasma
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Il 19 Maggio 1999 debuttava in sala per il grande pubblico “Star Wars: The Phantom Menace”, noto in italia come “La Minaccia Fantasma”.

Dire che fu un grande evento è riduttivo: la gente si recava in sala e pagava il prezzo pieno per vedere il trailer del film. Uno dei trailer di Austin Powers: the spy who shagged me (la spia che ci provava) diceva “se guarderete un solo film quest’anno, guardate Star Wars. Se ne vedrete due, guardate anche Austin Powers”.

Un impatto che ad oggi non si può neanche immaginare. Il primo nuovo film dopo il 1983. C’erano stati libri, videogiochi, fumetti, ma tornare al cinema era qualcosa di eccezionale. La Minaccia Fantasma incassò 924 milioni di dollari e, calcolando l’inflazione, è il secondo film di maggior successo dell’intera saga.

Il responso fu prima tiepido e poi violentemente negativo e solo il terzo capitolo della Trilogia Prequel (Revenge of the Sith) venne definito “sufficiente”. Ahmed Best (Jar Jar Binks) e Jake Lloyd (Anakin in Episodio I) vennero presi di mira da cosidetti fan, e il primo fu quasi spinto al suicidio.

Oggi i prequel sono visti, invece, con affetto. Come film che hanno dei difetti, ma che sono comunque preferibili a quello che la Disney ha prodotto dopo. “La Minaccia Fantasma”, “L’attacco dei Cloni” e “la vendetta dei sith” hanno un posto nel cuore di tutti i fan.

E’ difficile trovare un’oggettività nella discussione sui prequel: c’è chi è cresciuto con i prequel, una generazione intera per cui i prequel sono stati il primo contatto con Star Wars, che è cresciuta con i prequel, e c’è ancora chi sostiene che non esiste altro che la trilogia originale.

Personalmente, Guerre Stellari: La Minaccia Fantasma è il primo film che ricordo aver visto al cinema. Avevo 9 anni all’epoca, e fui ossessionato da Qui-Gon Jinn, Obi-Wan e Darth Maul.

Ma, facendo un passo indietro, come sono questi prequel? Sono così brutti come dicono i detrattori o così belli come dicono i sostenitori?

La verità sta nel mezzo.

Nessuno dei difetti che troviamo nei prequel è assente nella trilogia originale. La pochezza dei dialoghi, la recitazione altalenante, i retcon…tutto è presente nella trilogia originale. Ma lì la storia copriva questi difetti con una narrazione più svelta e un contesto di bene contro male immediatamente comprensibile.

Un altro rimprovero mosso ai prequel fu l’eccessivo uso di effetti speciali. Questo difetto viene spesso esagerato; J.J. Abrams, per esempio, sottolineò l’uso di “practical effects” nel suo Force Awakens come punto di forza del film, nonostante il suo film avesse meno effetti pratici e molto più CGI de “La Minaccia Fantasma”.

La differenza è che, ai tempi dei prequel, la tecnologia era ancora nuova e George Lucas la accolse con entusiasmo, forse pubblicizzandola più del dovuto. Star Wars, d’altra parte, è sempre stato sinonimo di innovazione.

Gli effetti CGI de “La Minaccia Fantasma” hanno fatto da apripista a molti film che sono venuti dopo ma, allo stesso tempo, non li ha fatti invecchiare bene.

L’eccesso di CGI ha portato poi all’uso massiccio del Green Screen, costringendo di fatto gli attori a recitare in un “vuoto verde” che finisce inevitabilmente per rovinare la performance degli attori.

Aggiungiamo a tutto questo come George Lucas non sia un grande scrittore di dialoghi. Sono numerosissime le interviste in cui gli attori della trilogia originale raccontavano come spesso dovettero convincere Lucas a cambiare (o tagliare) intere battute perché, semplicemente, erano troppo innaturali per avere senso.

George Lucas è un ottimo storyteller, ma ha bisogno di qualcuno che lo corregga, lo limiti, lo punti nella giusta direzione. I prequel hanno invece visto un George Lucas alla regia con autorità assoluta e i problemi si sono visti.

La differenza principale, però, con i prodotti Disney è che George Lucas non ha mai negato le sue responsabilità; è memorabile il video, tratto dal Making Of de “La minaccia Fantasma” in cui George Lucas, di fronte al prodotto finale e alle critiche dei suoi collaboratori disse

george lucas minaccia fantasma

E questo ha portato a correggere il tiro negli altri due film.

Ma se i prequel hanno tutti questi difetti, perché oggi sono visti con affetto?

Da un punto di vista strutturale, i prequel sono una grande storia raccontata male. E’ la storia di Palpatine, di come è riuscito a sovvertire la Repubblica dal suo interno e di come l’arroganza dei Jedi e il loro terrore per le emozioni li hanno portati alla caduta.

Quello che i prequels hanno fatto bene è stato approfondire lo scenario di Guerre Stellari, la backstory appena accennata nella trilogia originale (la guerra dei cloni, la Repubblica) ed espandere la Galassia. Naboo in particolare ha l’onore di essere il primo pianeta che Guerre Stellari porta sul grande schermo non riducibile a un singolo elemento caratterizzante (Tatooine: deserto, Hoth: ghiaccio, Dagobah: palude, ecc…). E non solo, abbiamo anche un approccio, seppur superficiale, alle diverse culture che coesistono nella Galassia. La Minaccia Fantasma espande con abilità la Galassia, pur mantenendo un’indispensabile familiarità necessaria allo spettatore.

Da questo punto di vista i prequel fanno una cosa giusta: approfondiscono quello su cui la storia principale sorvolava.

Emerge poi nei prequel anche una sincerità che Guerre Stellari ha, ad oggi, perso. Tante cose si possono dire di Lucas, ma non che gli mancasse amore o passione per Guerre Stellari, tratti che emergono con chiarezza nei prequel e che difettano del tutto nei sequel.

Per esempio, Lucas ha avuto cura di evitare che i prequel potessero snaturare la storia originale e i suoi personaggi, assicurandosi di muoversi nei canoni di quello che è stato stabilito, e anche quello che non corrisponde esattamente è comunque irrilevante.

Anche nei momenti peggiori, quindi i prequel non hanno mai danneggiato la Trilogia originale.

Da non sottovalutare anche il fattore “meme”. Nel corso degli anni decine e decine di frasi e numerose scene sono state elevate e meme e parodie. “That’s where the fun begins”, “hello there – General Kenobi”, “but the … and the … too”.
Insomma, i prequel si sono rivelati terreno fertile per i meme. E questo ha contribuito a creare un certo affetto, che per i sequel non c’è mai stato.

In ultimo, Lucasfilm fu premiata per una scelta coraggiosa: “Clone Wars”. Invece di far finta di niente e mettere la testa sotto la sabbia, Lucasfilm ha deciso di approfondire ed esplorare la storia tra Ep.II ed Ep. III, creando una delle migliori serie animate degli ultimi tempi.

Ma nulla di tutto questo avrebbe funzionato se i prequel non fossero stati, di per sé, memorabili.

La musica è curata da un John Williams al massimo della forma, con “Duel of the Fates” sopra tutti, una composizione memorabile ed immediatamente identificabile. Senza Duel of the Fates, La Minaccia Fantasma non sarebbe lo stesso film.

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Le coreografie degli scontri con le spade laser sono incredibilmente migliorate, mostrando il potenziale dei Jedi e dei Sith che fino a quel momento potevamo solo immaginare. La Minaccia Fantasma portò per la prima volta ben tre combattenti sullo schermo.

E che dire dei design? Si riesce a creare l’idea di qualcosa di diverso ma che rientra nello stesso universo della trilogia originale e si può facilmente immaginare l’evoluzione che ha portato, per esempio, l’armatura dei cloni a diventare l’armatura delle truppe d’assalto imperiali. C’è una continuità che George Lucas non perde mai: se si parte da “La Minaccia Fantasma” e si arriva a “Il Ritorno dello Jedi”, la storia scorre verso la sua naturale conclusione e un glorioso finale.

Inoltre, per tutti i suoi difetti, George Lucas sa creare gravitas. Le scene senza dialogo, dove i personaggi parlano solo col loro portamento, sono eccellenti. Guardate Anakin nel terzo capitolo dei prequel, da solo nella sala del Consiglio dei Jedi, mentre deve decidere cosa fare. Come Hayden Christensen regge la scena, i suoi movimenti, i suoi sguardi.

La storia si lascia respirare. Forse, a volte, troppo a lungo, ma ci risparmia dall’orribile forzato umorismo degli ultimi tempi. La storia sa prendersi in giro quando serve e sa prendersi sul serio quando deve.

Parlando di design, Darth Maul rappresenta un successo assoluto. Un personaggio che dice 27 parole in un film, ma che è rimasto impresso a fuoco nelle menti dei fan grazie a un look come ancora non si era visto in Guerre Stellari, un’arma unica e il talento dell’uomo che lo ha portato sullo schermo, Ray Park.

In definitiva, perché i prequel sono stati riscoperti e i Sequel no?

Perché i prequel rispettano Guerre Stellari. I prequel sono Guerre Stellari. Sono pieni di difetti, ma memorabili.

Emozionano, intrattengono, divertono. Potevano fare di più?

Sicuramente. Ma, anni dopo, rivediamo ancora con piacere “La Minaccia Fantasma”. Un prodotto sincero, ma difettoso, che comunque vale molto più dei vuoti mistery boxes che gli sono succeduti.

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