La zona d’interesse: la vera storia dietro il film di Glazer

La zona d'interesse, per la sua minuziosa rappresentazione di dettagli, può essere considerato un documentario sulla quotidianità degli Hoss.

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Conscete la vera storia che ha ispirato La zona d’interesse?

Può un film essere così fedele alla realtà, tanto da sembrare un documentario? Questo è quello che sta accadendo con il film La zona d’interesse (qui la nostra spiegazione del finale) che, per i suoi dettagli e rudezza, assume le sembianze di un reportage su una delle situazioni più contrastanti della storia contemporanea: una famiglia felice, di fianco ad uno dei luoghi peggiori della terra.

Il lavoro di Glazer sta tutto nel non farci concentrare o empatizzare con i protagonisti della pellicola, ma nel farci fondere con gli arredi, le piante, i fiori, che costituiscono la struttura portante della villa voluta da Rudolf e Hedwig. Ma quanto di tutto quello che vediamo nel film è vero? Spoiler: tutto, fin nei minimi dettagli. Scoprite con noi la vera storia dietro La zona d’interesse. Buona lettura.

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La zona d’interesse: la vera storia di Rudolf Hoss

Hoss non era certo quello che si può definire “un tipo raccomandabile”. Sin da ragazzo si è calato in situazioni violente e bellicose, partecipando a soli quattordici anni alla prima guerra mondiale, fregiandosi di diverse onorificenze e sancendo l’inizio della sua carriera militare.

Ne La zona d’interesse, vediamo il comandante già nel massimo livello del suo grado, dopo essere stato incaricato da Himmler di mettere in pratica la, purtroppo, famigerata soluzione finale: sterminare il più alto numero di ebrei possibile. Senza mai battere ciglio, esegue e da i terribili ordini che porteranno all’eliminazione di circa un milione di ebrei, presso il campo di sterminio di Auschwitz.

È opportuno effettuare una precisazione storica: il campo di Auschwitz era una caserma militare in disuso, scelta dalle S.S. per la realizzazione di un campo di prigionia, inizialmente, per i nemici politici del Partito Nazista, che qui venivano torturati e uccisi. Hoss ne diventa comandante sin dalla sua istituzione, con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Successivamente, proprio Himmler gli consegna il progetto della realizzazione delle pratiche di sterminio del campo, che Hoss perfeziona con la tecnica della gassificazione.

Al termine della guerra, cosa che non ci viene mostrata ne La zona d’interesse, Rudolf fugge verso il Nord Europa, provando a camuffare la sua identità con quella di semplice contadino, perché ricercato per crimini di guerra. Una volta rintracciato dai cacciatori di nazisti, inizialmente negherà la sua identità, per poi confessare. Confermò le sue colpe ai suoi inquisitori, divenendo testimone fondamentale nel Processo di Norimberga, tirando in ballo altri comandanti che non avevano confessato le loro colpe. Fu processato a Varsavia davanti al Tribunale nazionale supremo polacco e venne impiccato, simbolicamente, ad Auschwitz, nei pressi della sua villa.

Ma chi rivelò il luogo dove si era nascosto Rudolf? Incredibilmente, fu proprio sua moglie Hedwig Hoss.

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La zona d’interesse: la vera storia di Hedwig Hoss

Hedwig Hoss, che apparentemente nel film sembra ignorare l’orrore di cui è circondata, sapeva tutto. Gli storici confermano questa versione in quanto, anche non vedendo con i propri occhi quello che avveniva dietro il muro della sua villa, era impossibile ignorare il terribile odore proveniente dai camini. Anche il loro figlio maggiore, Klaus, era consapevole di quanto accadesse intorno alla sua famiglia. Non a caso, nel finale del film, rinchiude il fratello minore nella serra del giardino, ideologico forno crematorio.

È accurato come la donna, a più riprese mostrateci nel film, indossa e utilizza gli oggetti trafugati alle donne del campo. Ci sono conferme che il suo armadio fosse pieno di pellicce, secondo anche le ricerche di Glazer e il suo staff.

Alla fine della guerra, lei e Rudolf sono costretti e separarsi. La donna diventa la fonte di informazioni per coloro che danno la caccia al marito. In principio Hedwig affermò che il marito era morto o scomparso. Dopo ore e ore di interrogatori, messa sotto torchio dagli investigatori, la moglie confessò l’esatta ubicazione del marito.

Trasferitasi negli Stati Uniti con i figli e risposatasi, Hedwig morì nel 1989, ad 81 anni. Anche Klaus perì, tre anni prima della madre, a causa dell’abuso di alcool. I principali protagonisti de La zona d’interesse non ci sono più, come le loro vittime.

La zona d’interesse: la villa

Glazer e la sua troupe hanno lavorato cinquanta giorni per ricostruire nei minimi dettagli la villa della famiglia Hoss, sia per gli interni che per il giardino, basandosi sulle foto contenute nell’archivio del museo di Auschwitz. Quello che si può vedere è una fedelissima ricostruzione di come si presentava il luogo negli anni ’40. Tra l’altro, tutt’ora abitato.

La “zona d’interesse” è il perimetro, comprensivo della villa, che si estende per ettari ed ettari intorno al campo di Auschwitz e che serviva al comandante e ai suoi sottoposti per le loro attività lavorative e non. Nella pellicola, il titolo assume un significato più metaforico.

Essendo un ambiente non adatto a delle telecamere, a causa degli spazi stretti della casa, il regista ha optato per piazzare delle microcamere all’interno della villa, tra i mobili e le mura, per far sì che gli attori non subissero l’ingombro e l’influenza della troupe, avendo così la libertà di compiere i loro gesti quotidiani, metodici e noiosi, come quelli di qualsiasi famiglia. In pieno stile Grande Fratello di Orwell. Tecnica che ha contribuito alla geometricità delle inquadrature, richiamo all’efficienza e perfezione di cui si lodavano i nazisti.

Le medesime inservienti della casa, che appaiono come un mero suppellettile, sono persone realmente vissute in quel luogo. Erano delle sarte polacche (come ci viene detto nel film) che, per pura pietà, sono state risparmiate dai lavori pesanti e accolte in casa da Hedwig, come sue aiutanti. Ne La zona di’interesse, la donna non risparmia insulti e minacce nei confronti delle donne, alludendo a quanto realmente successo, rinfacciando loro la carità donatagli.

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La zona d’interesse continua, e continuerà a far parlare molto di sé, mostrando sempre nuovi particolari e sottoponendo nuovi spunti per riflessioni e approfondimenti. Indubbiamente, un vero capolavoro.

Conoscevate la vera storia dietro La zona d’interesse? Fatecelo sapere nei commenti!

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