The Witch: la spiegazione del finale

The Witch segna la nascita di un nuovo genere del cinema horror, principalmente psicologico e meno esplicito nelle immagini orrorifiche. Leggete con noi la spiegazione del finale del film.

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The Witch è stato distribuito nel Febbraio del 2016 negli Stati Uniti. Opera prima del regista Robert Eggers, ha ottenuto un enorme successo, lanciando il regista nel panorama del cinema horror d’autore.

The Witch: la trama.

The Witch racconta la storia di una famiglia puritana del New England (USA), allontanata nel 1630 dal loro villaggio per l’estremismo religioso del capofamiglia William (Ralph Ineson). William, sua moglie Katherine, la figlia Thomasin (Anya Taylor-Joy), il figlio Caleb, i gemelli Mercy e Jonas e il neonato Samuel, si trasferiscono in una casa adiacente ad una foresta dove, si dice, vivano delle streghe.

Proprio dalle prime scene intuiamo che una strega ha rapito il piccolo Samuel, uccidendolo per pratiche di magia nera, proprio sotto gli occhi di Thomasin, che da qui in avanti sentirà il peso della sua famiglia per aver perso il fratellino.

Il clima nella famiglia è tetro e pesante: i gemellini accusano Thomasin di stregoneria; Caleb sparisce nel bosco, ancora una volta sotto gli occhi di Thomasin, e incappa nella trappola della strega; Katherine non riesce a superare la scomparsa di Samuel; William dubita della sua fede e sospetta la presenza del male nella sua famiglia.

Caleb riesce a tornare a casa, ma per lui non c’è più niente da fare: la maledizione della strega è già in circolo nel suo corpo e, presto, abbandona questa terra. Vani sono i tentativi di preghiera della famiglia, resi vani dalla maledizione, che fa dimenticare le parole del Padre Nostro ai gemellini. Dio, ormai, li ha abbandonati.

Nel frattempo il raccolto inizia a marcire, le capre a produrre sangue dalle loro mammelle. Il clima di sospetto nella famiglia aumenta pericolosamente.

“Personaggio” misterioso di The Witch della vicenda è il caprone della famiglia, Black Phillip, con i quali i bambini sembrano parlare quando non visti dal resto della famiglia. Thomasin inizia a sospettare che possa essere il Diavolo in persona.

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credits: ArtsLife.com

William comincia a credere che Thomasin sia una strega, influenzato dai gemelli, e rinchiude tutti i figli nella stalla delle capre. Qui compare ancora una volta la strega che, intuiamo, rapisce i gemellini, ad eccezione di Thomasin, che rimane unica superstite della progenie di William e Katherine.

Ormai convinto della stregoneria della famiglia, il padre tenta di uccidere la figlia, ma viene incornato e ucciso da Black Phillip. Katherine muore per mano di Thomasin, che la uccide per legittima difesa, in quanto aggredita selvaggiamente dalla madre.

Al termine di The Witch, la ragazza tenta di scoprire la verità dietro Black Phillip, provando a parlarci. Ricevuta risposta dal caprone, quindi dal Diavolo, Thomasin si lascia sedurre dal tentatore, seguendolo verso un sabba nel mezzo della foresta.

The Witch, Caprone

The Witch: influenze storiche e spiegazione del finale.

Robert Eggers ha da subito dichiarato come, sin da giovane, fosse stato attratto dalla storicità della caccia alle streghe.

Nonostante quello che comunemente si pensi, la caccia alle streghe è un fenomeno sviluppatosi maggiormente in età moderna, e non nel medio evo. Basti pensare che l’ultimo processo per stregoneria, se così vogliamo chiamarlo, è avvenuto nel 1727, quindi un evento non così lontano nel tempo, per parametri storici.

Una delle pagine più tristi della storia recente del mondo, in quanto si stima che più di centomila persone, in maggioranza donne, furono processate e condannate per stregoneria tra la metà del 1400 e il 1700. Fenomeno che stagna nella cultura patriarcale dell’epoca, dichiaratamente avversa alla presenza della donna nella società ed ampiamente condannato dagli storici.

Attraverso questa tragica storicità si inserisce la trama di The Witch, rispolverando antiche storie e leggende dei villaggi del New England, del Maine e del Massachusetts, dove la caccia alle streghe fu particolarmente attiva e spietata. Evidenti sono i riferimenti al processo delle streghe di Salem, uno dei più famosi avvenuti in quell’epoca, ampiamente raccontato e preso come spunto nella cinematografia.

Per essere accusati di stregoneria bastavano pochi indizi: raccogliere piante officinali; non essere sposate; circondarsi di animali domestici. Se accadeva un evento inspiegabile e tragico nella città o nel villaggio, la spiegazione più ovvia era la presenza di una strega tra i cittadini. Ben presto la voce, spargendosi, portava alla gogna pubblica e alla morte sul rogo. Basti pensare che la superstizione relativa al gatto nero nasca proprio dal fatto che molte donne furono viste circondarsi i gatti randagi dal manto nero, animale notturno associato al maligno, e per tale motivo accusate di stregoneria.

Simbolo di questa cultura misogina è William, il padre di Thomasin. L’uomo non impiega molto tempo a convincersi che dietro gli eventi tragici accaduti alla sua famiglia possa esserci proprio la figlia. La distruzione del suo nucleo familiare è la tragedia della mentalità puritana dell’epoca, incentrata sulla propria progenie e stirpe.

I gemelli sono la metafora della mentalità gretta e sospettosa, dove sguazzavano sospetto e paura, portando alla pubblica accusa. Anche la paura stessa di essere accusati portava a puntare il dito contro il proprio vicino o parente, meccanismo che si innesca anche nei due bambini quando vengono accusati di interloquire con il caprone.

Il personaggio di Anya Taylor-Joy (alla sua prima apparizione sul grande schermo) rappresenta la ragazza che sta sbocciando verso l’età matura, che ha due strade di fronte a sé: il matrimonio o la vita da nubile, inconcepibile e vista di cattivo occhio all’epoca. Il matrimonio è di difficile realizzazione a causa della lontananza della famiglia dal resto della comunità, e questo non fa che aumentare il sospetto su di lei.

Fino alla fine della pellicola anche nello spettatore permane questo dubbio sull’innocenza di Thomasin, proprio perché non vediamo mai lei e la strega nella stessa scena contemporaneamente, ma solo accostate nel proseguo degli eventi, come alter-ego. Qui sta tutta la maestria di Eggers, che ci trasforma in accusatori latenti senza che noi ce ne accorgiamo.

La strega stessa, altra protagonista del film, appare solo all’inizio e alla fine. Quasi ci dimentichiamo della sua esistenza, ma siamo persuasi che qualcuno tra i personaggi possa esserlo. Il regista di The Witch ci trasporta in una favola horror senza grandi jump scare, ma tenendoci in perenne tensione per tutta la durata del racconto.

Discorso simile vale per il caprone Black Phillip, ennesimo simbolo demoniaco ma non solo. L’atto dell’uccisione di William da parte dell’animale è un simbolo del trionfo della natura sul tentativo dell’uomo di domarla. Ci da, inoltre, un altro spunto di riflessione: il parallelismo tra il panismo e la stregoneria, il culto del dio pagano Pan e la sua trasformazione in chiave cristiana del demonio.

Pan è dio greco della vita di campagna, amante della musica e della danza, circondato spesso da ninfe. Il sabba che vediamo al termine di The Witch, può essere tranquillamente accostato a questa visione mitologica, appartenente ad un antico passato dell’uomo, evolutasi verso una interpretazione sacrilega e malvagia della vita nei boschi, influenzata dalla chiesa.

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credits: ScreenWorld.it

Thomasin, ormai spogliatasi delle sue vesti, cede alle tentazioni del diavolo, prendendo parte al sabba e trasformandosi in quello che la famiglia (intesa come società) l’aveva etichettata e accusata di essere: una strega. Conclusione di come le streghe non nascano altro che dalle nostre paure e dai nostri preconcetti.

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