Cos’è Neuralink, il sogno cibernetico di Elon Musk

Neuralink
Elon Musk. Credits: Heisenberg Media / Flickr
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Quello di Neuralink è uno dei progetti più ambiziosi di Elon Musk: un impianto neurale che colleghi l’uomo alle macchine e risolva ogni tipo di disabilità. Un’utopia che sa di futuro avveniristico ma prossimo

Neuralink: il futuro è qui?

Con l’annuncio del primo impianto Neuralink all’interno del cranio di un soggetto umano, nel gennaio 2024 Elon Musk si è (ancora una volta) conquistato immediatamente tutti i titoli sul web. Una delle sue più mirabolanti imprese (l’altra famosa è quella che guarda verso Marte) sembra a un passo dal suo compimento.

Naturalmente c’è ancora molto da fare, da testare e da provare. Questo futuro quasi fantascientifico che sembra ormai prossimo non è ancora arrivato. Nel frattempo, senza farci trascinare da entusiasmi ma nemmeno da scetticismi, cerchiamo di capire meglio di cosa parliamo quando usiamo il termine Neuralink.

L’azienda e la tecnologia

Innanzitutto, Neuralink Corp. è il nome della compagnia di neuro-tecnologia fondata da Musk nel 2016 con un team di scienziati e ingegneri che nel frattempo si è allargato fino a comprendere un personale di circa 300 impiegati. Quando le ricerche ivi compiute sono state svelate, la parola Neuralink s’è iniziata ad utilizzare come sinonimo per l’impianto stesso che è oggetto della ricerca.

Ossia: non proprio un “chip” come viene sovente definito, ma più una micro-sonda che viene inserita chirurgicamente all’interno del cervello di pazienti diversamente abili o menomati, in modo da creare un ponte neurale tra il cervello stesso e gli arti sostitutivi, artificiali, e risolvere così disabilità di sorta.

Esperimenti, obiettivi e polemiche

Questa la mira iniziale ma secondo Musk il Neuralink, che nella sua prima versione dovrebbe chiamarsi a quanto pare (significativamente) Telepathy, consentirà anche il controllo di dispositivi come il telefono o il computer “solo con la forza del pensiero“. Incredibile da immaginare, e forse infatti è ancora presto.

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In effetti per arrivare al primo esperimento umano ci sono voluti anni, segnati anche da numerose polemiche circa il trattamento delle cavie animali, specialmente scimmie e primati, nei laboratori della compagnia in California. Secondo un report, tra il 2017 e il 2020 ben quindici scimmie hanno subito effetti gravemente nefasti per via degli impianti, e in diversi casi s’è dovuti ricorrere ad eutanasia.

Come funziona Neuralink?

Nel 2023 Neuralink ha ricevuto il via libera per i test sugli umani. A quanto pare, l’impianto viene eseguito da un chirurgo robot che provvede ad inserire le sonde, della grandezza di 4 micron, all’interno del cranio; queste sono composte da fili sottilissimi, in grado di localizzare ed amplificare i segnali elettrici del cervello.

L’idea è quella di tradurre le informazioni acquisite con l’analisi di questi segnali in codice binario, sì da renderle compatibili con la tecnologia digitale pur partendo da una realtà analogica (quella dei neuroni e del cervello, appunto). Risultati? Per ora, nel 2021, una scimmia che è stata in grado di giocare a Pong grazie all’impianto; qualcosa, in realtà, già sperimentato da altri anni prima.

Critiche e scetticismi

La maggior parte delle critiche rivolte a Neuralink riguardano appunto il fatto che non si tratta di tecnologia rivoluzionaria e che le prime ricerche in questo campo risalgono perlomeno agli anni ’70; allo stesso modo, per esempio nel caso di SpaceX, Elon Musk non è certo stato il primo a compiere esperimenti per voli interplanetari fino a Marte.

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C’è però il fatto che l’enorme capitale di cui Musk dispone, e considerando anche il grande supporto popolare (che vacilla un po’, a dire il vero, dall’acquisizione di Twitter), potrebbe portarlo più avanti e più in fretta rispetto alla ricerca universitaria o di altri enti minori. Che lui sia il “poster boy” della rivoluzione hi-tech nel nuovo millennio è indubbio: ma riuscirà a portarla a termine?

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