Odio il Natale 2: recensione della serie con Pilar Fogliati

Ecco la nostra recensione della seconda stagione di Odio il Natale, serie Netflix con Pilar Fogliati

odio il natale 2
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La prima stagione di Odio il Natale ci aveva deliziati grazie all’atmosfera natalizia e al personaggio di Pilar Fogliati, che porta sullo schermo una sua versione di Bridget Jones all’italiana, simpatica, dolce e convincente. La serie Netflix, come scorre molto velocemente nei titoli di coda, è un remake di una serie norvegese. Certo, è sempre meglio quando copiano noi (vedi: Perfetti Sconosciuti) e non il contrario, ma comunque andava più che bene. Anche se nulla di rivoluzionario, sembrava un piccolo gioiellino italiano e ci eravamo quasi gasati. Che ci siano speranze per le rom-com italiane a puntate? E invece, eccoci qui a parlare della stagione due di Odio il Natale, che, pur con le dovute eccezioni, ci ha lasciato con l’amaro in bocca.

Tutto è bene quel comincia male

La seconda stagione di Odio il Natale si apre svelandoci frettolosamente chi è la misteriosa persona che aveva bussato alla porta in Natale precedente, conquistando il cuore di Gianna. Una rivelazione che dovrebbe coinvolgerci intensamente, no? In fondo, nell’idea degli autori, questo era il cliffhanger della scorsa stagione. E invece non capiamo cosa stiamo vedendo, non ci ricordiamo. La prima serie si era chiusa con la maggior parte dei personaggi che trovavano il loro lieto fine, in pieno stile British rom-com. Era stata una serie piuttosto riuscita e commovente, soprattutto nel finale, che pur con questo mistero lasciava un senso di compiuto, di concluso. Senza nemmeno un recap di Netflix, è stato un po’ difficile ripartire dal giusto stato mentale e ritrovare il focus e l’interesse per la storia.

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Gianna, sfondando la solita quarta parete che intermezza la narrazione ci racconta che si è fidanzata, e con chi e perché. Ma subito dopo, eccola di nuovo single. Neanche il tempo di abituarsi che gli autori, chiaramente non trovando altro modo per far funzionare la trama, rimettono la protagonista in una condizione simile a quella del precedente anno, ma per evitare che fosse proprio tutto uguale, la fanno comportare in modo anomalo rispetto al personaggio che ricordavamo. La Gianna di Odio Il Natale 2 è molto più “matta” e imprevedibile. Eccola che se le inventa tutte: fa ingelosire la persona che lei stessa ha deluso, simula un incidente domestico per riaverla…Questa scelta, di trama e di personaggio, dispiace per due motivi: prima di tutto perché è un escamotage che si tradisce immediatamente e poi perché rende tutto più inverosimile. Un’occasione sprecata, insomma, di trovare un modo originale per far girare le cose.

Oltre a Gianna, anche lo status quo degli altri personaggi di Odio Il Natale cambia, si stravolge. E così che ci ritroviamo (di nuovo) dietro i problemi di coppia dei suoi genitori, oltre che quelli delle sue sorelle, che però, per quanto sempre non originalissimi, funzionano un po’ meglio.

Tanta carne sul fuoco, ma sempre gli stessi sapori

Era un problema anche della prima stagione, sebbene superabile perché, come detto, la serie era tutto sommato molto carina. In Odio il Natale 2 la smania di arricchimento della trama sfugge ancora piu di mano. Troppe cose, tutte insieme. Gianna deve sistemare i genitori, le sue sorelle, nel mentre conosce un nuovo vicino (interpretato dall’ottimo Pier Paolo Spollon), ci stringe una fortissima amicizia in 20 giorni…ah, poi ci sono i pazienti con i loro problemi. Come l’anno scorso, uno tra i pazienti anziani si rivela un punto di riferimento per la protagonista, tanto da includerlo nei suoi preparativi natalizi. Poi c’è la questione di riconquistare l’ex. Nel mentre la sorella Margherita è in crisi col marito, e Titti capisce qualcosa di se stesse tramite una nuova relazione, reggendo una delle poche sotto trame interessanti (anche se già vista), con valore, oseremmo dire, quasi socio-culturale.

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Però, troppo. Una sfida difficile per chiunque, quella di cercare di condensare tutti gli elementi de la rom com British (con il controverso Love Actually ancora in prima linea) a Harry Ti Presento Sally e Grey’s Anatomy in sei episodi.

Ma sto Natale, lo si odia veramente?

Anche questo, esattamente come nella prima stagione di Odio Il Natale. Gianna ama questa festa, crede nel preoccupante mito che la cena di Natale risolva tutti i problemi del mondo o, perlomeno, della sua famiglia. Forse crede pure a Babbo Natale, non si è capito ma non ci soffermiamoci troppo. E poi quando la sua vita personale va a rotoli, e lei dice di odiarlo. Ma non è vero, Gianna dice di ordiarlo perché non le dà quello che cerca e c’è sempre il momento rivelatore in cui lo capisce. Peccato che sia la stessa rivelazione dell’anno scorso. La stessa tiritera. E poi, ovviamente, va tutto bene, e il Natale conferma la sua magia. Almeno fino alla prossima stagione.

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Il lati positivi: il cast, la musica, il finale

Malgrado tutto, Pilar Fogliati è sempre una garanzia. Anche se forse non è la sua migliore interpretazione, la Fogliati è sempre azzeccata, dolce e divertente. In più, quest’anno le si affianca Pierpaolo Spollon, che interpreta Filippo, il nuovo vicino, creando un duo efficace, tenero e divertente in cui scorre molta chimica. Filippo, come Gianna, è un perfetto personaggio da Rom-com, e Spollon lo interpreta in modo naturale (cosa non diffusa su tutti i membri del cast, ma ahi-noi, la scuola italiana).

Si conferma riuscita la colonna sonora e funziona anche (per fortuna) il finale di Odio Il Natale 2. Senza spoilerarlo, basti dire che le lacrimucce non faticano a scendere, e la bellezza del Natale ti arriva forte e chiara. Che poi è un po’ quello che cerchiamo da questa serie, no? Certo, l’amaro in bocca resta: è un peccato per queste produzioni italiane non eccellere quando si ha in mano un’ottima protagonista, buone possibilità di casting, una città stupenda come setting e un pubblico già pronto a guardarti.

Odio il Natale 2: il Trailer

Che ne pensate? Avete apprezzato Odio il Natale 2?

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RECENSIONE
VOTO:
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Valeria Spinelli
Appassionata di serie TV e musical, a 30 anni le mie storie preferite sono ancora quelle che parlano di diventare grandi.
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