The Killer, la Recensione del film Netflix di David Fincher

Disponibile su Netflix, l'attesissimo film diretto da David Fincher con Michael Fassbender protagonista: The Killer. Ecco la nostra recensione

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Disponibile finalmente su Netflix, dopo un passaggio in quel del Lido di Venezia, ecco The Killer, l’ultimo film targato David Fincher con un Michael Fassbender a dir poco perfetto. Una storia che vede vita e morte intrecciarsi in un paradossale unicum, un film quantomai intimo che trova un sottile fil rogue con Fight Club.

Adattato liberamente dall’omonima graphic novel (edita in Italia da poco), The Killer segna la seconda collaborazione tra il regista di The Social Network e la piattaforma in rosso del tu-dum, dopo il meraviglioso Mank. Due film molto diversi tra loro che trovano il punto comune nel fatto che Fincher, in certo senso, riesce a restituire una propria visione, del cinema e del mondo.

The Killer, la Trama

Michael Fassbender è un killer con tantissimi nomi, tutti falsi. Il suo lavoro è quello del sicario: uccidere gente previo pagamento. Un lavoro a Parigi non va per il verso giusto però. Tornando a casa sua, in Repubblica Dominicana, troverà una bruttissima sorpresa che traccerà inevitabilmente la strada per la sua inesorabile vendetta.

The Killer, la Recensione

Sono passati ben ventiquattro anni dall’ultima apparizione di Fincher in quel del festival di Venezia. E ben ventiquattro anni fa, veniva proiettato un certo Fight Club, subissato di critiche più che negative e divenuto poi in seguito un cult assoluto. Oggi il celeberrimo regista torna a calcare il tappeto rosso veneziano a braccetto con Netflix, portando sul grande (e piccolo poi) schermo un altro film d’ideali e attori, tanto simile quanto opposto, come se fosse un’arresa.

Entrambi adattamenti da un’opera cartacea, The Killer ci racconta lo sguardo sul mondo di Fincher, facendo parlare il protagonista senza nome e con molti nomi, tutti falsi. Fassbender è un killer silenzioso dalle molte identità. Parla poco, pensa tantissimo. Il voice over è una costante del film che ci trascina con violenza dentro la mente cinica e rassegnata di un portatore di morte, che esegue ordini senza empatia. Perché l’empatia è debolezza, come ripete più volte.

Non c’è una lacrima che riesca a fermarlo. Forse vacilla, forse fa finta. L’unica cosa che conta è la volontà di portare a termine un lavoro, riscuotere i soldi, tornare alla propria vita. Una vita solamente accennata, scalfita da una tragedia che suscita in lui un sentimento di vendetta e rabbia. A suo modo, un sentimento generato dall’empatia che prova osservando un volto tumefatto dalla violenza.

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The Killer, netflix

Quasi come una legge del contrappasso, tutto ciò che viene raccontato dal killer protagonista nella prima parte parigina, si scatena nella sua vita, suscitando reazioni contraddittorie e quantomai coerenti, paradossalmente. La violenza scatenata da Fassbender come se fosse la cosa più normale del mondo, diventa scandalo quando  colpisce egli stesso, toccando anche la sua visione.

Dunque, ecco che Fassbender diventa corpo e voce del regista, restituendo una personalissima visione del mondo contemporaneo. Un tema affrontato già in Fight Club, dopo una parentesi nel mezzo in cui il concetto di genesi (non nell’accezione biblica) veniva posto sotto la lente di ingrandimento di Fincher. Cos’è il mondo oggi? Cos’è il mondo ventiquattro anni dopo Fight Club?

Non sembra essere un caso il fatto che David Fincher abbia proposto a Netflix questa sceneggiatura, tenuta in un cassetto negli anni di produzione di Benjamin Button. Arriviamo a un quarto di secolo circa da tratto dall’omonimo romanzo di Palahniuk, e iniziamo a tirare le somme dell’impatto di un film che racchiudeva in sé una visione rivoluzionaria e anti-sistema. La globalizzazione ha vinto, Fight Club ha perso.

The Killer ci racconta di fatto il mondo post Tyler Durden. Un storia classica, capace di arrivare a tutti e di catturare l’attenzione anche dello spettatore più pigro. La regia maestosa di Fincher regala momenti di altissima tensione sin dalle primissime inquadrature. Una descrizione fedele e accurata della routine “lavorativa” che viaggia di pari passo con il nichilismo del protagonista. Il tutto condito da una dose dalla buona musica dei The Smiths.

Sono pochissimi i movimenti di macchina di Fincher, tutti funzionali a restituire una sensazione straniante allo spettatore che assume un ruolo di onniscienza e al tempo stesso di completa passività degli eventi. Noi che guardiamo siamo quindi ascoltatori di un pensiero ma al tempo stesso principali protagonisti. Un espediente tecnico che ci permette di entrare nel film e di goderne a pieno della sua essenza comunicativa.

Con The Killer quindi, Fincher si rivolge al mondo, usando uno strumento contemporaneo come lo streaming per proporre un film che è di fatto il controcampo del sopracitato Fight Club. Il filo rosso che di fatto connette (e allontana) questi due film è proprio il voler osservare ciò che era un tempo, alle porte della globalizzazione vista come nemico del mondo, e ciò che è oggigiorno, dove la globalizzazione ha ampiamente sconfitto l’ideale di Tyler Durden.

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Ecco dunque che anche il product placement assume un contorno che va ben oltre la gag di Boris. FedEx, McDonald’s, e così via diventano parte integrante del mondo contemporaneo. E, senza cadere in noiosi spoiler, è proprio grazie ad Amazon, suo malgrado, che il protagonista scioglie l’intreccio.

Ciò che oltre vent’anni fa si stava lentamente insidiando nella società, e che era di fatto un’eccezione sporadica vista con una certa e curiosa diffidenza, ora è regola e prassi del quotidiano. Un quotidiano fatto di quella folle routine che accomuna tanto l’uomo medio quanto il killer fincheriano, dove quei grattacieli simbolo del potere economico crollati sotto la musica dei Pixies, ora sono più tornati in piedi più forti che mai.

Inutile parlare del cast pressoché perfetto in tutto e per tutto. Da una Tilda Swinton bellissima e spietata ad un Michael Fassbender la cui interpretazione lo porta ai fasti che un attore del genere merita, e che forse meriterebbe sempre, sperando di vederlo in titoli di questo calibro più spesso. Suggeriamo in tal senso di vivere a pieno l’esperienza di The Killer in lingua originale, soprattutto per poter apprezzare a pieno la voce del protagonista i suoi silenzi, i suoi sospiri.

Michael Fassbender assume quindi i connotati grotteschi dell’intera società contemporanea, un personaggio senza identità, qualificato dalla professione e non da un nome proprio. La spersonalizzazione, l’omologazione tra la massa è arrivata quindi a suo pieno compimento. È questo che The Killer ci vuole raccontare, tra le righe, ed è così che si trova il punto di connessione con il film del 1994. Un punto forse scomodo, che costringe suo malgrado a guardarsi dentro, trovando risposte che forse potrebbero non piacere.

Cast

  • Michael Fassbender: il Killer
  • Arliss Howard: Claybourne
  • Tilda Swinton: l’Esperta
  • Sophie Charlotte: Magdala

Trailer