Le 10 chitarre elettriche più iconiche della storia del rock [VIDEO]

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Credits: KEYMUSIC / YouTube
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Alla scoperta delle chitarre che più hanno segnato la storia e rappresentato stili e influenze nella musica rock

Chitarre elettriche: sono state baciate, leccate, lanciate, bruciate, spaccate sul palco, fatte roteare, usate come armi di difesa contro fans inferociti, chiamate con nomi femminili, vendute all’asta per milioni di dollari. Considerate vere e proprie icone della musica, hanno spesso alle spalle storie bizzarre, aneddoti così stravaganti da renderle leggendarie quasi quanto chi le suonava.

Le chitarre che hanno fatto la storia del rock sono tantissime, ma su tutte ne abbiamo selezionate dieci, quelle con le vite più interessanti e originali, e presentate in ordine casuale. Siamo certi che amerete conoscere alcuni dietro le quinte di questi leggendari strumenti.

1. Kurt Cobain – Jag-Stang

La storia di questa chitarra è scolpita nel suo nome. La Jag-Stag è un progetto originale di Kurt, nato dall’incrocio di due mitiche Fender elettriche: la Jaguar, appunto, e la Mustang. La leggenda racconta che il frontman dei Nirvana scattò alcune polaroid di entrambe e ritagliò poi le foto fino a comporre il modello che desiderava ottenere.

La chitarra – realizzata da Scott Zimmerman – fonde dunque componenti meccaniche ed estetiche di due modelli ben noti e, più particolarmente: una pratica e agevole scala corta, un pickup single coil al ponte e un humbucker al manico. Il risultato dell’esperimento fu un suono unico, perfetto per lo stile di Cobain e che marcò indelebilmente tutta la tournée di In Utero del 1993.

La Jag-Stang è stata commercializzata solo dopo la morte del suo ideatore, mentre il prototipo originale fu regalato da Courtney Love a Peter Buck, chitarrista dei R.E.M., che lo sfoggia in alcuni videoclip della band.

2. Eddie Van Halen – Frankenstrat

Anche nel caso della Frankenstrat, è stata la creatività del suo possessore ad averla resa una chitarra iconica. Eddie volle infatti unire in un unico strumento il suono di una Gibson e l’estetica di una Fender Stratocaster, e dare vita così ad un vero e proprio mostro appunto, come indicato dal nome stesso della sua creatura.

Inutile dire che il connubio fu perfetto, talmente perfetto che molte case produttrici non hanno mai smesso di tentare di replicarlo, da cui gli espedienti cercati da Van Halen negli anni per rendere sempre più complicata la riproduzione della sua incredibile Frankenstrat. Si racconta, per esempio, che arrivò perfino ad aggiungere alla chitarra un pick-up e un selettore non collegati (in pratica finti!), con l’intento, riuscito peraltro, di trarre in inganno gli emulatori.  

Nel corso del tempo Eddie ha modificato la sua creatura nelle maniere più svariate ed impensabili, aggiungendo ed eliminando componenti e trasformando, a volte impercettibilmente, colori e forme del body. L’ispirazione per l’estetica del corpo della chitarra gli venne dal da un gruppo punk olandese, The Dils, il cui frontman suonava una Gibson Les Paul bianca decorata con due larghe fasce nere di nastro isolante.

Nell’Aprile del 2019, il Metropolitan Museum of Art ha esposto la chitarra di Eddie Van Halen come parte della mostra “Play It Loud”: Instruments of rock and Roll”. Una copia della Frankie è esposta oggi al National Museum of America History.

3. Prince – Cloud

Che Prince amasse i look estremi è fatto ben noto. Così come tutti sanno quanto amasse applicare gli stessi standard estrosi anche ai suoi strumenti. Come dimenticare la Love Symbol o la Model C, la Stratocaster placcata in oro (battuta all’asta per 100.000 dollari) e quella leopardata? Tutte chitarre memorabili anche se, di certo, quella più iconica resterà la Cloud (nuvola).

Opera di un liutaio di Minneapolis, Dave Rusan, la Cloud divenne famosa grazie al film Purple Rain. Rusan ci mise un mese e mezzo solo per scolpirne il corpo, in acero massiccio, usando strumenti manuali adatti a quelle forme morbide e delicate. Inizialmente la chitarra sarebbe dovuta apparire solo nel film omonimo, ma presto divenne lo strumento principale di Prince dal 1983 al 2000 sia in studio che in live.

Si racconta che ne furono realizzate tre copie e che tutte venissero regolarmente portate in manutenzione a causa dei frequenti lanci che Prince faceva verso il pubblico. La Cloud oggi è in mostra al museo di storia nazionale americana dello Smithsonian.

4. Jimmy Page – Gibson doppio manico

Si ritiene che fu un liutaio francese, Nicolas Alexandre Voboam, ad aprire la strada nel 1690 a una delle prime versioni di uno strumento a doppio manico. La sua invenzione rassomigliava in tutto e per tutto ad un liuto con due manici a sei corde ciascuno, e dal taglio simile alle moderne chitarre acustiche.

Furono le evoluzioni meccaniche ed elettroniche del più famoso degli strumenti a corda, a dar vita nel 1963 alla nascita della straordinaria Gibson EDS-1275 Doubleneck Cherry Red. Sebbene molti chitarristi abbiano suonato questo gioiello, anche in tempi recenti, è senz’altro a quello dei Led Zeppelin, Jimmy Page, che è maggiormente legata la storia di quella che è una delle chitarre più iconiche della musica rock.

Il doppio manico gli permetteva di eseguire Stairway to Heaven dal vivo senza necessità di dover cambiare strumento tra la parte iniziale del brano, acustica e suonata con una dodici corde, e finale, elettrica e a sei corde. Pesantissima e ben poco agevole, la EDS-1275 fu soprannominata ‘the aerial”, l’antenna, per via della fastidiosa tendenza dei suoi quattro humbucker a captare tutti i segnali di fondo e i rumori delle sale registrazione e delle arene. Costruita per essere usata principalmente in live venne suonata raramente in studio. Nel libro Led Zeppelin – A Cebration (Omnibus Press 1991), si racconta che per il brano Carouselambra venne adoperata la Doubleneck Cherry Red per la parte degli arpeggi.

5. Jimi Hendrix – Monterey Stratocaster

Essere una chitarra di Hendrix non doveva essere facile, si correvano rischi molto grossi. La fine di questa Stratocaster bianca e decorata a mano lo dimostra chiaramente. Era il 1967 e la Experience stava suonando al Monterey Pop Festival, da cui il nome di questo sfortunato quanto mitologico strumento.

Il concerto fu fantastico e si concluse con un’esecuzione memorabile di Wild Thing. Sul finale, dopo un assolo di due minuti, Hendrix inscenò quella che era ormai divenuta una sua consuetudine: lanciò la sua Stratocaster sul palcoscenico e simulò un rapporto sessuale con lei… ma non solo! La cosparse di benzina e le lanciò un cerino sopra, e poi rimase sorridente a guardarla bruciare. Se i suoi fossero semplici gesti spettacolari o veri atti di protesta verso qualcosa o qualcuno non fu mai molto chiaro. 

Fortunatamente (anche se le opinioni sono contrastanti sull’accaduto), sembra che la cosiddetta Fender Monterey Stratocaster quel giorno venne recuperata da un rodie che la fece poi restaurare niente meno che da Frank Zappa. La chitarra fu venduta all’asta nel 2012 per 237.000 sterline. Secondo altre fonti, invece, della Monterey furono realizzate solo copie che riproducevano anche gli stessi disegni fatti a mano da Hendrix sul body.

6. Brian May – Red Special (The Old Lady o Fireplace)

Quasi tutti gli appassionati del mondo a sei corde sanno che Bryan May costruì la Red Special con le sue mani, con materiali di recupero e l’aiuto del padre, ingegnere elettrico e costruttore. Già questo basta per renderla una delle chitarre più iconiche di tutti i tempi… Non tutti però sanno quali materiali e tecniche usarono i May per la realizzazione della Old Lady.

Ebbene, il manico fu costruito usando la parte in legno di un camino che aveva più di cento anni; gli intarsi furono fatti con bottoni e ago; il corpo ricavato da un tavolo; le componenti del ponte dalle molle della sella di una vecchia motocicletta. La Red Special è una delle rarissime chitarre con ben sei selettori di pickup, opera della meticolosa ricerca di Brian May del cablaggio perfetto.

Non sorprende che per registrare Bohemian Rhapsody usò tutte le combinazioni da lui stesso create. Le particolarità del suo strumento, unite alla sua incredibile bravura e al fatto che, come plettro, usasse una moneta limata, hanno contribuito a creare il suono inconfondibile dei Queen. Praticamente tutte le loro canzoni, fatta eccezione per Crazy Little Thing Call Love, sono state registrate con la Red Special.

7. B.B. King – Lucille

Nel 1949 la leggenda del blues, B.B. King, stava suonando in un locale in Arkansas quando ad un tratto scoppiò una lite fra il pubblico. Accidentalmente fu colpito un bidone di cherosene e le fiamme divamparono ovunque. I clienti, il personale e la band furono così fatti evacuare e B.B. corse fuori lasciando sul palcoscenico la sua amata Gibson.

Nonostante le fiamme, si racconta che tornò all’interno del locale nel bel mezzo dell’incendio e riuscì miracolosamente a strapparla al fuoco. Il giorno dopo indagò per scoprire il motivo della rissa: tutto era nato per una ragazza che lavorava nel locale. Il suo nome? Lucille, appunto. Da quel giorno, la chitarra del Re si chiamò come lei (così come un album e una canzone).

King dichiarò più tardi che lo fece come promemoria per ricordarsi di non fare mai nella vita cose stupide, come correre in un edificio in fiamme o picchiarsi per una ragazza. Nel corso del tempo sono state realizzate molte versioni di Lucille, come la Super Lucille per esempio, costruita per il suo ottantesimo compleanno; chitarra che poi gli fu rubata nel 2009 e ritrovata qualche mese dopo negli scaffali di un banco dei pegni di Las Vegas.

8. Matt Bellamy – Black Kaos Manson

Venendo un po’ più vicino a noi nel tempo, troviamo la Black Kaos Manson di Matt Bellamy, frontman dei Muse e musicista all’avanguardia. La sua è una chitarra iconica e futuristica che integra un touch pad collegato ad un controller midi da cui Matt gestisce tutti gli effetti al tatto in tempo reale.

Una vera sfida per i costruttori, che hanno dovuto creare l’equilibrio perfetto fra tutti i circuiti per evitare disturbi e interferenze. La Black Kaos Manson è anche conosciuta per le sue luci colorate che le conferiscono un look spaziale. Da Black Holes and Revelations fino a Drones, la Black Kaos è stata la chitarra principale dei Muse. Dopo la collaborazione con la Manson Guitar Works, Matt Bellamy è diventato azionista e co-proprietario con Adrian Ashton della nota azienda.

9. Eric Clapton – Blackie

La leggenda vuole che nel 1970 Eric si recò in un negozio di strumenti musicali di Nashville e acquistò non una, ma ben sei Stratocaster. Decise poi di regalarne tre ai suoi amici più fedeli, ovvero: Steve Winwood, Pete Townshend a George Harrison. Dalle tre rimaste, Eric prese le componenti migliori e assemblò la sua Blackie. Con lei tra le sue mani, incise Cocaine e Wonderful Tonight.

Nel 2004 Blackie andò all’asta per ben 959,500 dollari, denaro che fu devoluto in beneficenza ad un centro di riabilitazione per tossicodipendenti fondato dallo stesso Clapton. Per diversi anni, quella Stratocaster mantenne il record di chitarra più costosa al mondo. Altra particolarità della Blackie, dovuta allo stile di Clapton, è il fatto che essa non possiede la leva del tremolo per il vibrato. Fu la sua compagna fedele per oltre dodici album e per quasi tutta la sua carriera.

10. Bruce Springsteen – Telecaster “The Mutt”

Nel 1970 un liutaio del New Jersey, Phil Petillo, assemblò un paio di Telecaster vintage rotte che custodiva nella sua bottega. Dalla loro unione nacque The Mutt, ovvero la Fender che sarebbe diventata iconica almeno quanto il suo padrone. Petillo la configurò in un modo davvero ingegnoso, con quattro pickup ognuno con il proprio jack in uscita; ciò che permetteva ai chitarristi di registrare quattro diverse tracce con quattro diversi pickup in una sola ripresa.

Oltre a questo, la chitarra aveva un corpo leggero e maneggevole. Nel 1973 la Telecaster fu venduta ad un ragazzotto di poco più di vent’anni: il suo nome era Bruce Springsteen e l’acquistò per 185 dollari. The Mutt comparirà due anni più tardi sulla copertina di uno dei suoi primi album, Born to Run, ed è da allora la sua compagna più fedele.  

Una delle caratteristiche più originali dei pickup di questa mitica Telecaster è che sono stati tutti sigillati e impermeabilizzati con titanio e acciaio inossidabile per poter resistere alle performance più lunghe: i concerti di quattro ore di Bruce, con sollecitazioni e bagni di sudore, avrebbero rovinato e fatto arrugginire anche la chitarra più pregiata. Petillo nel 1984 disse che la sua Telecaster poteva essere suonata anche sott’acqua.

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A Cura di Alice Corleto