Only Murders in the Building, Analisi di una piccola perla

Only Murders in the Building è una delle serie comiche miglori degli ultimi anni. Ecco perchè dovreste correre a vederla

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Only Murders in the Building, piccolo gioiello disponibile da agosto 2021 su Disney Plus, è una delle serie TV più geniali degli ultimi anni. Ideata dalle menti di Steve Martin e John Hoffman si tratta di una comedy crime ambientata all’Arconia, esclusivo palazzo dell’Upper West Side a Manhattan in cui troviamo, come protagonisti, due veterani della commedia: lo stesso Martin nel ruolo di Charles e Martin Short in quello di Oliver. Con loro la talentuosa Selena Gomez, nei panni di Mabel.

La storia si concentra sui tre protagonisti, estranei tra di loro ma accomunati dalla passione per i podcast sul crimine, che scoprono di una violenta morte, quella del giovane Tim Kono, avvenuta nel palazzo. Credendo si tratti di un omicidio, cominciano ad indagare dando vita ad un podcast tutto loro dove raccontano segreti e ipotesi riguardo la tragedia e al palazzo nel quale vivono.

I Personaggi

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Il punto forte della serie sta sicuramente nei personaggi che uniscono generazioni differenti. Da una parte abbiamo infatti Charles, attore di un vecchio telefilm caduto nel dimenticatoio e Oliver, strampalato regista di teatro sull’orlo dello sfratto. Dall’altra troviamo la giovane e affascinante Mabel, un’artista disoccupata un po’ cinica e misteriosa. Questo improbabile trio funziona alla grande creando nello show situazioni di confronto tra le due generazioni in modo insolito e divertente.

Nel corso delle puntate scorgiamo tutte le sfumature dei protagonisti, sia dal punto di vista introspettivo che da quello comico. Questo è sicuramente il grande punto di forza di Only Murders in the Building, rendere i personaggi umani, divertenti ma anche pieni di dolore e controversi, così come ogni persona.

Charles

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Charles è un ex attore famoso di una vecchia serie TV poliziesca chiamata Brazzos. La sua vita non è stata facile, il suo passato travagliato lo ha reso una persona impacciata e sola. Gli autori ci fanno capire questo suo malessere attraverso scene mirate e ben ralizzate. Durante la prima stagione ad esempio lo vediamo preparare ogni giorno un’omelette per poi gettarlarla nella spazzatura.

Inizialmente non capiamo il motivo di questo gesto, ma poi scopriamo che Charles ha una figlia da cui si è separato tempo prima e ogni mattina le preparava le uova per colazione. Inizialmente partecipa al podcast con Oliver e Mabel solo per divertimento e per passare il tempo, ma poi comincia pian piano a credere in quel progetto che diventa per lui di importante, finalmente dopo tanto tempo si sente parte di qualcosa.

Oliver

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Oliver, coetaneo di Charles, è un regista teatrale che dopo svariati flop collezionati negli anni, cerca la svolta che stravolgerà la sua vita. E in un certo senso la trova. Lui è infatti è il più entusiasta per l’avvio del podcast e crede che questo possa essere per lui una grande possibilità di redenzione. Oliver è il personaggio a cui sono affidati i momenti più comici dello show, come la sua sfrenata passione per gli intingoli o la sua strabordante esuberanza.

Tuttavia, allo stesso tempo, mostra anche spesso la sua vulnerabilità e lo vediamo cadere in momenti di debolezza, come quando scopre che suo figlio Will non è davvero suo, ma è il figlio biologico di Teddy, altro personaggio presente nello show coinvolto nel tragico omicidio di Tim Kono.

Mabel

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Il trio si completa con Mabel, che si trova all’Arconia per ristrutturare l’appartamento della zia. Il suo è sicuramente il personaggio più complesso della compagnia. All’apparenza è una ragazza chiusa, diffidente che usa il sarcasmo come una maschera, ma sotto si nasconde una gran sofferenza e un forte senso di solitudine.

Mabel era legata a Tim Kono e indagare sul suo omicidio la porta a scavare nel suo passato tormentato, portando alla luce fatti misteriosi e svolte utili all’indagine. Grazie al rapporto con Oliver e Charles, in particolar modo con il secondo, riesce a far emergere il suo lato più umano. Al di là del suo guscio protettivo troviamo una persona molto fragile e piena di debolezze. Anche per lei questo podcast è un’occasione per redimersi, per andare avanti e chiudere con un passato che le ha causato traumi e sofferenze.

I personaggi secondari

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La genialità di Only murders in the building sta anche nei personaggi secondari, che giocano un ruolo fondamentale sia nella trama orizzontale che nelle varie interazioni con i protagonisti. Tra siparietti spassosi e dialoghi divertenti, tutti loro danno quel qualcosa alla serie che la rende il piccolo capolavoro che così tanto amiamo. Ognuno dei vari inquilini dell’Arconia, anche i più marginali, viene approfondito man mano che la serie avanza e ci troviamo davanti a personaggi veri, ben strutturati che rendono tutta la vicenda interessante nonostante sia ambientata esclusivamente all’interno del palazzo.

Nel corso delle puntate, vediamo la storia da punti di vista sempre differenti e questo escamotage rende la visione fresca e vivace. Uno degli episodi, ad esempio è realizzato tutto dal punto di vista di Theo, il figlio sordomuto di Teddy, in cui gli autori ci portano nel mondo senza rumori del ragazzo creando dialoghi basati sul linguaggio dei segni e dando sicuramente freschezza al format che riesce a non ripetersi mai.

In Only Murders in the Building compaiono anche guest star come Sting e Amy Shumer, che interpretano sè stessi senza prendersi troppo sul serio e donando alla serie gag super comiche nelle quali è evidente come anche loro si siano divertiti. Anche altri inquilini ci regalano momenti spassosi, come il buffo Howard Morris, un uomo solo con una passione per i gatti. Oppure Bunny, la scorbutica amministratrice dell’Arconia.

Un altro punto a favore della serie sta nell’aver concentrato tutta la vicenda in questo microcosmo che è l’Arconia. Una piccola realtà rispetto alla grandezza di New York che non annoia mai, coinvolge e sconvolge lo spettatore con una moltitudine di colpi di scena facendoci affezionare ad un piccolo gruppo di persone quasi fosse una storia ambientata in un piccolo borgo.

La parte investigativa infine, non è il massimo dell’originalità, ma grazie a tutti i vari elementi citati intrattiene al punto giusto. L’intento di Only murders in the building è molto chiaro: divertire lo spettatore facendolo giocare al detective e riesce perfettamente nell’intento grazie alla bravura degli attori e all’espediente narrativo del podcast che fa emergere tutti gli aspetti del caso senza risultare noioso o pesante. La serie risulta dunque ben equilibrata, alternando momenti di comicità ad altri più drammatici in modo armonioso e perfetto.

In conclusione, Only murders in the building è un ottimo progetto, scritto benissimo, girato con gusto e interpretato in modo spassoso. Correte a recuperarla se non l’avete ancora vista!

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