The Watcher: Recensione della serie Netflix

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The Watcher è la serie Netflix basata sulla storia vera di una casa “stregata”

The Watcher è la nuova serie Netflix creata da Ryan Murphy (Dahmer, American Horror Stories) e basata su una storia vera. Sarebbe a dire, vera per come viene percepita dai protagonisti, perseguitati da un misterioso stalker e immersi in una serie di eventi che sembrano parodistici e sovrannaturali al tempo stesso.

Tutto inizia quando la famiglia Brannock (marito, moglie, figlia femmina e figlio maschio) si trasferisce in una ridente località del New Jersey, acquistando una nuova casa. Una premessa che negli horror abbiamo visto mille volte, da The Amityville Horror a The Conjuring e anche, se non parliamo di trasferimento ma solo di vacanze da trascorrere, nello stesso La Casa (Evil Dead).

Fin da quando la famiglia si trasferisce iniziano i problemi: alcuni inquietanti vicini insistono perché alla casa non venga apportato alcun cambiamento, sconfinando e mettendo a dura prova la pazienza di Dean (Cannavale), l’irascibile capo-famiglia. Ma c’è ben di peggio: i quattro iniziano a ricevere lettere firmate da un misterioso “The Watcher”, che asserisce di guardarli sempre.

Si verificano alcuni eventi ben più tremendi, come l’uccisione misteriosa in piena notte del furetto del figlio, ritrovato morto in corridoio. Figure misteriose si aggirano per la casa, entrando non si sa come e sparendo poi nel nulla. E l’installazione di telecamere e di un sistema d’allarme non sembra avere alcun effetto nel migliorare la situazione.

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Nel contempo, emergono crescenti crepe nella facciata di felicità e abbienza della famiglia: problemi economici ma anche coniugali, ed incomprensioni familiari, minano la loro felicità. Dean e Nora (Watts) si affidano ad una investigatrice privata, mentre cercano anche di scoprire la verità sui passati proprietari della casa, che sembra essere il fulcro di uno strano interesse morboso da parte di molti.

I fatti che emergono sono molteplici e sfaccettati, e in ultima analisi è impossibile scoprire chi sia veramente questo The Watcher o fino a che punto sia disposto a spingersi; nè, del resto, se si tratti di una sola persona. E qui casca l’asino, il motivo cioè per il quale in molti (anche tra i critici) non sembrano aver capito la serie o ciò che vuole comunicare.

Il fulcro della narrativa è infatti rappresentato dalla casa, che simboleggia il benessere della classe media americana e allo stesso tempo uno status symbol che fa gola a tutti. In un certo senso quindi chiunque si trasforma in The Watcher, qualcuno che guarda e osserva, aspettando il suo momento per mettere le mani su quel benessere anche a costo di toglierlo a qualcun altro.

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La stessa sorte, come vediamo, che alla fine tocca ad entrambi i coniugi Brannock; i quali, pur avendo infine venduto la casa, ne rimangono ossessionati non avendo mai risolto il mistero e sentendosi “sconfitti” nell’aver rinunciato a ciò che era loro. E i due tornano quindi entrambi (separatamente) ad “osservare” regolarmente la vecchia casa e i nuovi proprietari.

Vero è che The Watcher funziona poco come serie thriller: non è da guardare in cerca di spaventi o di scene racappriccianti, chi cerca questo è proprio nel posto sbagliato. Si tratta invece di una grande allegoria, sviluppata da Murphy a partire da un articolo e da un caso di per sé mai risolto. Come tale va letta.

E detto questo, l’intreccio di significati e dei diversi punti di vista non può in effetti che portare ad una verità relativa, letta diversamente da ciascuno. The Watcher sono i vicini tradizionalisti? C’è dietro veramente un culto religioso sanguinario? Uno dei passati proprietari ha ucciso tutta la sua famiglia? La casa è stregata e attira magicamente solo chi pecca di particolare avidità? Così è, se vi pare.

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