I 10 film più filosofici di sempre

Un viaggio metafisico, che ci condurrà all'interno delle menti dei più grandi registi del secolo. Ecco i film più filosofici di sempre

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7. Manhattan di Woody Allen, 1979.

“Capitolo primo. Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre”. No, aspetta, ci sono: “New York era la sua città e lo sarebbe sempre stata”.

Film più Filosofici

Isaac (Woody Allen) è un commediografo televisivo di 42 anni alle prese con la stesura di un libro su New York. Lasciato dalla sua ex moglie Jill (Meryl Streep) per una donna, Isaac si diverte con la diciassettenne Tracy. Incontrerà per caso Mary (Diane Keaton), l’amante del suo migliore amico Yale, e lascerà il suo giovane amore.

Grazie alla splendida fotografia in bianco e nero di Gordon Willis, all’impeccabile regia del regista di culto e alle magiche musiche di George Gershwin, Manhattan è una delicata dichiarazione d’amore verso la New York contemporanea dei negozi e dei ristoranti.

In questa perfetta cornice si intravede un universo di rapporti umani soffocato dal materialismo, di maschere auto-compiaciute che sbandierano la propria cultura durante le esibizioni mondane: Manhattan è un’elegante poesia flaubertiana densa di filosofia esistenzialista che si muove fra le vite inconsistenti di una generazione in bilico fra divorzi e psicoanalisti. E in questo quadro di corpi svuotati il cui unico scopo è realizzarsi e farsi un nome in una città in cui i nomi vanno e vengono, Allen infine ci ricorda quanto l’amore disinteressato e le scelte irrazionali siano quelle cose per cui vale davvero la pena vivere.

“Dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Bhe, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Per me… Io direi… Il buon vecchio Groucho Marx, tanto per dirne una. E Joe DiMaggio e.. il secondo movimento della sinfonia Jupiter. Louis Armstrong, l’incisione Potato Head Blues, i film svedesi naturalmente. L’educazione sentimentale di Flaubert, Marlon Brando, Frank Sinatra. quelle incredibili mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo. E il viso di Tracy.” Questa frase si inserisce di buon grado tra i film più filosofici di sempre.

A cura di: Elisa Pala

8. Pi greco di Darren Aronofsky, 1998. 

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Max Cohen (Sean Gullette) è un genio della matematica. Nel suo piccolo appartamento di Chinatown ha a che fare esclusivamente con un enorme computer e una grave forma di emicrania, che prova a curare imbottendosi di farmaci. Quando sembra prossimo alla scoperta di una legge numerica in grado di prevedere gli sviluppi della Borsa, una società di Wall Street e un ebreo ortodosso cercano di entrare nella sua vita.

C’è tanto dentro Pi greco, opera prima di Darren Aronofsky (Requiem for a dream, Il cigno nero), il regista contemporaneo che meglio rappresenta l’angoscia e il degrado della mente umana. Cosa succederebbe se venisse realmente scoperta una legge matematica in grado di capire in anticipo dove va il denaro? E se con la matematica avesse a che fare anche con la religione ebraica? Quanti – e quali – ebrei proverebbero ad accaparrarsi la serie di numeri? Che fine farebbe chi questa serie di numeri l’ha scoperta (Max)? E se Max non volesse consegnare a nessuno la sua serie di numeri, perché conscio di essere l’unico in grado di scoprirne tutti i segreti? Tante domande, altrettante risposte, per una delle pellicole più libere e sperimentali della sua epoca, capace di impressionare dalla prima all’ultima scena grazie alle numerose scene di violenza (fisica e psicologica). Resterete a bocca aperta.

A cura di: Francesco Nardini