10 album storici usciti nel 2002, vent’anni fa [ASCOLTA]

2002
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Dal 2002 al 2022: dieci album musicali ascoltati di nuovo a vent’anni di distanza

Siamo nel 2022. E questo significa una sola cosa: sono passati vent’anni dal 2002. Un’era in cui molti di noi hanno vissuto infanzia e giovinezza, e alla quale si legano perciò molti ricordi di un tempo passato, colmo di ingenuità e, diciamolo, di speranza. Come sia andata poi, certo, lo può dire solo ciascuno di voi per sé. Ma quell’era resterà sempre per certi versi magica e irripetibile.

Ecco perché ci piace tanto rivisitare con nostalgia un passato perduto ma ancora saldo e ben presente nei nostri ricordi. Quando poi, come nel caso della musica, in quei ricordi ci possiamo mettere le mani e possiamo risentirli con le orecchie, le vecchie emozioni si presentano sempre pronte per essere rivissute.

Partiamo quindi alla riscoperta di dieci fondamentali album musicali usciti nel lontano 2002. Sono passati vent’anni, ma vedrete che vi ricorderete molto bene di molti di questi lavori, se non di tutti. Magari avete ancora le vostre copie in casa, in CD o addirittura in vinile. Se così non fosse, potete subito risentire qui queste belle (e datate) canzoni. Iniziamo.

1. Norah Jones – Come Away with Me (26 febbraio 2002)

Norah Jones si impone prepotentemente sulla scena jazz internazionale con quest’album d’esordio miracoloso, soavemente poetico e incredibilmente elegante. Un talento chiaramente ereditato dal padre, Ravi Shankar, ma qui piegato all’interpretazione di un genere ben lontano dalla tradizione musicale indiana, in una collezione di canzoni intense e intelligenti.

2. Eminem – The Eminem Show (26 maggio 2002)

Dopo il successo di The Marshall Mathers LP (2000), Eminem seguita a cavalcare la cresta dell’onda con un album altrettanto acuto e provocatorio. Se Without Me rimane il singolo di punta e brano più famoso della tracklist, il resto dei pezzi di certo non giocano un ruolo minore nella costruzione (in questa fase ancora in corso d’opera) di una delle figure artistiche più imponenti del panorama rap.

3. Avril Lavigne – Let Go (4 giugno 2002)

Il primo disco di Avril Lavigne viene pubblicato quando la giovanissima popstar canadese ha solo 15 anni. Ma è più che sufficiente: Avril incarna da subito un modello di popstar “alternativa”, fino a quel momento mai visto, che accarezza la cultura skate, ascolta punk rock ma suona (e canta) post-grunge. All’epoca ancora non lo si sa, ma negli anni questo disco sarà estremamente influente per una intera generazione di artiste femminili.

4. Red Hot Chili Peppers – By the Way (9 luglio 2002)

Il famoso album della svolta melodica dei RHCP, da molti ancora oggi non compresa né perdonata. Eppure il successo è enorme e i quattro entrano nel nuovo millennio mostrando di saper uscire da una comfort zone (quella del funk rock) che francamente iniziava a stargli troppo stretta. Il disco tradisce fragilità emotiva, introspezione e onestà come mai prima alcun lavoro della band. E i risultati di un grande lavoro su questo si sentono e si apprezzano.

5. The Vines – Highly Evolved (14 luglio 2002)

Gli australiani Vines vengono frettolosamente infilati dalla stampa dell’epoca nel calderone della “New Rock Revolution”: i nuovi gruppi che riscoprono l’autenticità del rock chitarristico semplice e immediato. Che sia o meno il loro posto, la re-invenzione del genere c’è, la grinta pure e le chitarre… bé, giudicate da voi.

6. The Flaming Lips – Yoshimi Battles the Pink Robots (16 luglio 2002)

Il lavoro più idiosincratico e fantasioso nella già caleidoscopica discografia dei Flaming Lips potrebbe essere la colonna sonora di un anime ambientato in un futuro paradossale. C’è molta nerdaggine in questo disco, in un’era nella quale essere nerd era ancora anticonformismo. Ma non solo: c’è anche tanta bella musica psichedelica, onirica ed imprevedibile. I Flaming Lips e Wayne Coyne all’ennesima potenza, in pratica.

7. Interpol – Turn on the Bright Lights (20 agosto 2002)

Se c’è un capitolo fondamentale da ripassare del post-punk revival di inizio millennio, è sicuramente questo. Gli Interpol vestono i panni, l’importanza e la solennità dei nuovi Joy Division in una riscoperta delle sfumature più cupe ma anche più brutali del genere. Poco altro da dire: Paul Banks e i compagni realizzano un capolavoro leggendario, immancabile nel catalogo di qualunque musicofilo.

8. Coldplay – A Rush of Blood to the Head (26 agosto 2002)

Ovvero: i Coldplay quando ancora facevano “buona musica”. Così li ricordano in tantissimi, specie prima della svolta indie pop della band inglese, quando ancora Chris Martin e compagni esibivano un gusto post-britpop onesto e semplice in una serie di brani opulenti ma anche umili. I Coldplay migliori? Forse. Quelli che ricordiamo con maggior affetto? Certamente.

9. Queens of the Stone Age – Songs for the Deaf (27 agosto 2002)

La potenza e l’inflessibilità della storica band guidata da Josh Homme trascina nel nuovo millennio la tradizione stoner anni ’90 con una serie di canzoni che sembrano colpi di mitragliatrice. Contiamo questo e l’eccezionale presenza in formazione di Dave Grohl, ed ecco che abbiamo il disco fondamentale del genere: una pietra miliare del rock chitarristico e del rock alternativo, che a inizio millennio sconvolge (e coinvolge) proprio tutti.

10. Beck – Sea Change (24 settembre 2002)

Beck Hansen come, a questo punto, nessuno l’ha mai sentito. L’autore abbandona bizzarrie e ironia per immergersi in un universo di auto-contemplazione (e, bisogna dirlo, auto-commiserazione) d’ispirazione acustica ed intimista. Nessuno se l’aspetta ed è anche per questo che Sea Change rappresenta la definitiva affermazione del cantante americano in quanto artista “serio” e adulto. Oggi lo conosciamo bene, e possiamo stabilire come molto di ciò che apprezziamo di lui parta proprio da questo album.