The Silent Sea: Recensione della nuova serie Netflix coreana [VIDEO]

The Silent Sea
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The Silent Sea è il nuovo thriller sci-fi coreano atteso da tempo

The Silent Sea è il titolo della nuova serie coreana che mira a conquistare il pubblico internazionale dopo il successo di Squid Game. Si tratta di un thriller d’ambientazione fantascientifica che gioca moltissimo su toni psicologici e misteriosi. La tensione è il fattore portante degli episodi, le cui vicende si ambientano in un’atmosfera claustrofobica e soffocante.

La trama: in un mondo post-apocalittico (non troppo distante e purtroppo non così improbabile) un evento noto come La Grande Siccità ha prosciugato le riserve acquifere mondiali, portando ad una grave carestia d’acqua. Fiumi e oceani sono quasi asciutti e la popolazione è in crisi, al punto da non potersi più permettere di mantenere nemmeno gli animali domestici.

L’acqua è l’elemento al centro della storia: è un bene preziosissimo, al punto che per accedervi oltre la norma bisogna avere dei permessi speciali. Ben presto è proprio questo elemento, in una forma tutta particolare, che si ritrovano ad affrontare gli astronauti di una spedizione spaziale inviati ad esplorare una stazione lunare, abbandonata cinque anni prima dopo un misterioso incidente.

I protagonisti si ritrovano di fronte a fatti inspiegabili ed inquietanti, il tutto sottoposti ad una pressione psicologica che ricorda i toni di film come Sunshine (2007) e Moon (2009). Questo è infatti il tipo di fantascienza di fronte al quale ci troviamo. Cioè tutta impostata su piccoli accenti e sfumature sottili, anziché diretta verso l’uso di CGI trionfale e azione esasperata.

Un tipo di prodotto, quindi, che sulle prime potrebbe deludere i fan della versione più “concitata” del genere. Anche gli stessi appassionati di Squid Game potrebbero, per certi versi, trovare la serie poco intrigante. In realtà si tratta di un lavoro intelligente quanto coinvolgente, adatto per chi sa andare oltre il concetto tanto abusato (e mal utilizzato) di serie “lenta”.

Una serie fatta per chi cerca tensione, suspence e mistero

The Silent Sea affronta indirettamente ma subliminalmente molte paure dell’era moderna: la paura del virus e delle infezioni; il riscaldamento globale e le sue conseguenze; la sfiducia reciproca tra gli esseri umani. E c’è molto di più: per esempio, nella storia, i criteri in base ai quali viene organizzata la distribuzione dell’acqua creano di fatto una divisione in classi sociali basata su di una meritocrazia quantomeno discutibile.

La futura crisi delle risorse è un altro spettro ben visibile e l’invivibilità di una società che debba affrontarla, come in Soylent Green (1973), viene indagata a più riprese. Infine, le agghiaccianti verità che i ricercatori scoprono sollevano molte riflessioni filosofiche su quanto si può o si dovrebbe arrivare a sacrificare per il bene comune.

I personaggi scoprono infatti che la salvezza per l’umanità potrebbe anche essere una minaccia terribile. E i mezzi con i quali la ricerca viene compiuta sono discutibili e chiamano in causa dubbi etici e morali. Insomma, The Silent Sea è una serie acuta e interessante, il perfetto commento per il tempo di crisi e paranoia che stiamo vivendo.

Altro punto a favore, specie per il pubblico occidentale, è la presenza di alcuni volti già noti della serialità coreana. Sia Gong Yoo che Heo Sung-tae si sono infatti già visti proprio in Squid Game (li riconoscerete subito); Bae Doona è famosa a livello internazionale per la serie Sense8 delle sorelle Wachowski e ha anche intepretato l’acclamata serie crime Stranger; infine Kim Sun-young è nota per un altro k-drama celebre, Crash Landing on You.

Nonostante tutte queste buone caratteristiche, è improbabile che la serie sarà apprezzata dal grande pubblico. Non possiede infatti i sufficienti elementi “pop” (come scene iconiche o personaggi memorabili) che potrebbero portarla al vero successo. Si tratta di un prodotto per gli amanti della serialità di qualità e della fantascienza impegnata, di certo da guardare con interesse e non solo “per distrarsi”. A chi cerca proprio questo, auguriamo decisamente una buona visione.