I peggiori album musicali di sempre, Parte 2 [ASCOLTA]

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Credits: Red Dog / YouTube
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Quali sono i peggiori album musicali mai pubblicati? Facciamo una lista: ce n’è per tutti

Sì, esistono album musicali belli e brutti. Tanti sono i criteri in base ai quali giudicarli: quali sono i peggiori album mai pubblicati? Come stabilirlo? Possiamo parlare di dischi mediocri, pubblicazioni non all’altezza degli artisti che le propongono, o tracklist dal contenuto inessenziale e poco convincente.

La scorsa volta abbiamo parlato di dischi sparsi nel tempo e che pubblico e critica considerano, per svariate ragioni, tra gli album musicali da tenere meno in considerazione. Stavolta ci concentriamo su altri cinque titoli ma fermandoci nel nuovo millennio, per dimostrare che di musica “di dubbio gusto” ce n’è stata e ce n’è anche oggigiorno. A voi l’ascolto, e fateci sapere che ne pensate.

Phil Collins – Testify, 2002

Forse uno degli album più noiosi mai pubblicati, più che uno dei più brutti. E sia detto senza offesa per il nostro buon vecchio Phil Collins, roccia prima del prog rock e poi del blue-eyed soul, genere nel quale si è sempre trovato più a suo agio. Ed è più o meno quello che sentiamo qui, non troppo distanti dai suoi migliori lavori da solista, risalenti agli anni ’80.

Il problema è che a questo punto della carriera del cantante tutta l’ispirazione gli è venuta meno, o quasi. In altre parole non ha più niente da dimostrare: è già una leggenda, amatissimo e tra gli artisti più venduti al mondo. Cosa fare, quindi? Un disco di mediocri canzoni d’amore che a malapena si trascina fino alla fine. Non brutto, quindi, ma piuttosto pallido, inessenziale: dimenticabile.

Nickelback – All the Right Reasons, 2005

Ed eccoli qui, i buoni vecchi Nickelback. Di certo, più di qualcuno di voi se li aspettava. Che siano o non siano la peggiore band del mondo, incarnazione di tutti i cliché negativi del gruppo rock medio e senza nulla davvero da dire, è questo album a deciderlo. Il genere è… rock, essenziale, regolare.

Il motivo per cui molti (tutti?) odiano i Nickelback sta proprio nella loro formula musicale da mercato, che non lascia spazio ad alcuna originalità e propone un suono tanto energico quanto privo di caratteristiche intriganti. Insomma, se c’è un disco che rappresenta l’apice di questa mancanza di personalità dei poveri Nickelback, è certamente All the Right Reasons.

Kevin Federline – Playing with Fire, 2006

Un esempio caratteristico di un disco pubblicato da una personalità del mondo dello spettacolo solo perché poteva permettersi di farlo. In altre parole, ciò che verrebbe fuori se chiunque di noi avesse la libertà, all’improvviso, di registrare un disco hip-hop con equipaggiamento professionale, fondi adeguati e collaboratori d’eccezione.

Insomma, verrebbe una schifezza. E una schifezza è più o meno questo unico (per fortuna) lavoro del criticatissimo Kevin Federline, ballerino divenuto famoso esclusivamente in virtù di una relazione (pure clandestina all’inizio) con Britney Spears. Un rapporto durato lo spazio di tre anni e che ha prodotto, oltre a un figlio, questo disco. Giudicate voi.

Chris Cornell – Scream, 2009

L’anno è il 2009: in tempi completamente non sospetti Chris Cornell, cantante storico dei Soundgarden e all’epoca appena reduce dal progetto Audioslave con i membri dei Rage Against the Machine, decide di darsi… all’R&B. E allora? direte voi. In realtà all’epoca che un cantante rock e icona del grunge da vent’anni decida di cambiare completamente genere in questo modo è a dir poco inconcepibile.

E infatti l’esperimento, condotto con la guida del super-produttore pop e R&B Timbaland, non viene capito e non va a buon fine. Il disco rimane una bizzarria unica nella discografia del cantante, che quasi subito dopo (e forse non per caso) si affretta a rimettere insieme i suoi Soundgarden. Ma risentitelo adesso: non è poi così malaccio.

Scott Weiland – The Most Wonderful Time of the Year, 2011

Probabilmente non se lo ricorda quasi nessuno, ma dieci anni fa Scott Weiland ha pubblicato un disco di… canzoni natalizie. Sì, parliamo dello stesso Scott Weiland icona del grunge, frontman e cantante degli Stone Temple Pilots e dei Velvet Revolver, simbolo del rock per più di una generazione.

Proprio quello Scott Weiland lì, che poi, come tutti sappiamo, verrà tragicamente a mancare nel 2015 a causa di un’overdose di eroina. Ancora è difficile dire cosa lo abbia spinto a produrre un lavoro del genere nel bel mezzo delle sue attività in ambito rock. Di certo (e per fortuna) non è per questo disco che sarà ricordato.

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