Chet Faker: Hotel Surrender | RECENSIONE

Chet
Credits: Chet Faker / YouTube
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Chet Faker più ispirato che mai con il suo neo-soul inimista e scanzonato

In occasione dell’uscita del suo nuovo album, Nick Murphy riprende il nome con il quale tutti lo abbiamo inizialmente conosciuto e apprezzato: Chet Faker. Di pari passo, le musicalità proposte dal cantante australiano sembrano improvvisamente ritrovare la vivacità e le felici intuizioni di quell’album, Built on Glass (2014) che tra le sue produzioni è di già leggendario.

Non che in questi anni Murphy si sia seduto sugli allori: rimane tuttora uno degli artisti della scena neo-soul internazionale assolutamente da riscorprire. In questo nuovo lavoro, Hotel Surrender, lo conferma una volta di più. La sua voce calda e graffiante non viene lasciata da sola, ma viene decorata da suoni provenienti da territori funk, R&B, elettronici e jazz, persino.

Questo il carattere che lo contraddistingue e lo separa da colleghi come per esempio Sam Smith. La consapevolezza dell’importanza di una buona voce, ma anche di ciò che le sta attorno: ritmo, melodia e liriche (qui particolarmente incentrate su solitudine ed empowerment), in primis.

Hotel Surrender è, con queste formule di base, un disco godibilissimo, autenticamente sentito, accuratamente composto e straordinariamente fresco. Suoni vivaci, colorati ed eclettici fanno da contorno all’umile trionfo della personalità artistica di Murphy, che emerge nel nuovo decennio più intrigante e folgorante che mai.

Chet Faker – Hotel Surrender / Anno di pubblicazione: 2021 / Genere: Neo-Soul